Nel contributo si esaminano i volgarismi grafico-fonetici, morfosintattici, lessicali e semantici affioranti nel latino delle iscrizioni censite nel Corpus dell'Epigrafia Medievale padovana, significativa spia di una situazione di contatto, diglossia e reciproca ma asimmetrica osmosi tra la varietà locale, tendenzialmente unitaria ma non standardizzata e assai poco ricettiva nei confronti del latino (con elementi soprattutto formulari e liturgici), e la lingua veicolare di registro superiore, altamente standardizzata ma compiutamente dominata solo da pochi e massicciamente 'contaminata' dal volgare locale. Il latino epigrafico padovano può quindi essere sensatamente considerato una 'forma del dialetto', documentando dall'interno del sistema uno snodo fondamentale della storia linguistica locale (e forse non solo), in cui la veste latina dei testi era un automatismo dettato dal medium epigrafico, ma la varietà dominante (e quindi la sostanza linguistica) che -favorita anche dalla politica culturale e linguistica della signoria carrarese- pervadeva anche le forme della comunicazione di registro 'alto' era quella a priori considerata 'bassa', in una situazione più confrontabile a quella della diglossia italiano-dialetti del XIX e primo XX sec. che all'attuale. Se quindi nel '300 l'uso del volgare si era già affermato tanto da affiorare sotto la veste latina delle epigrafi, una nuova fase si stava allora aprendo nell'eterna diglossia italiana, con la competizione tra i diversi volgari per la conquista dello status di mezzo di comunicazione ampia e di livello alto: anche i testi epigrafici considerati ne mostrano alcuni significativi indizi con l'affiorare, accanto ai numerosissimi tratti padovani, di alcuni venezianismi e di possibili o conclamati toscanismi.

Latino e volgare nelle iscrizioni medievali padovane

BENUCCI, FRANCO
2009

Abstract

Nel contributo si esaminano i volgarismi grafico-fonetici, morfosintattici, lessicali e semantici affioranti nel latino delle iscrizioni censite nel Corpus dell'Epigrafia Medievale padovana, significativa spia di una situazione di contatto, diglossia e reciproca ma asimmetrica osmosi tra la varietà locale, tendenzialmente unitaria ma non standardizzata e assai poco ricettiva nei confronti del latino (con elementi soprattutto formulari e liturgici), e la lingua veicolare di registro superiore, altamente standardizzata ma compiutamente dominata solo da pochi e massicciamente 'contaminata' dal volgare locale. Il latino epigrafico padovano può quindi essere sensatamente considerato una 'forma del dialetto', documentando dall'interno del sistema uno snodo fondamentale della storia linguistica locale (e forse non solo), in cui la veste latina dei testi era un automatismo dettato dal medium epigrafico, ma la varietà dominante (e quindi la sostanza linguistica) che -favorita anche dalla politica culturale e linguistica della signoria carrarese- pervadeva anche le forme della comunicazione di registro 'alto' era quella a priori considerata 'bassa', in una situazione più confrontabile a quella della diglossia italiano-dialetti del XIX e primo XX sec. che all'attuale. Se quindi nel '300 l'uso del volgare si era già affermato tanto da affiorare sotto la veste latina delle epigrafi, una nuova fase si stava allora aprendo nell'eterna diglossia italiana, con la competizione tra i diversi volgari per la conquista dello status di mezzo di comunicazione ampia e di livello alto: anche i testi epigrafici considerati ne mostrano alcuni significativi indizi con l'affiorare, accanto ai numerosissimi tratti padovani, di alcuni venezianismi e di possibili o conclamati toscanismi.
2009
Dialetto.Usi, funzioni, forma
9788880982579
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