Questo saggio lungo rappresenta il contributo della curatrice a un volume a più mani sulla politica europea di cooperazione allo sviluppo. Esso affronta un tema di ricerca portato avanti da tempo dall’autrice, che sintetizza nella prima metà del saggio ricerche d’archivio condotte in base a un approccio storiografico ‘sovranazionale’, che include cioè sia le basi documentarie degli stati membri, sia quelle delle istituzioni comunitarie per dare conto della specificità della politica comunitaria che nel settore delle relazioni esterne sembra avere speciale capacità esplicativa; nella parte relativa agli anni ’80 e ’90, per la quale la ricerca storiografica non può fondarsi su fonti primarie, riconsidera i primi seri, ma solo in parte riusciti, tentativi di politica regionale. Il saggio dà conto di come una politica percepita fin dalle origini come ‘naturale’ e necessaria per ragioni storiche, economiche e politico-strategiche si sia concretizzata in rapporti soprattutto bilaterali, passando attraverso fasi assai diverse senza mai varcare una soglia critica per efficacia e chiarezza di intenti. Esso dimostra come le preoccupazioni politiche e di sicurezza abbiano motivato la politica europea verso quest’area che non si è mai data prioritariamente l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dei paesi della regione. Dimostra inoltre che l’approccio regionale, sul quale la Cee tende a costruire le relazioni con le aree in via di sviluppo abbia coperto a lungo sostanziali disuguaglianze di approccio e interesse, e abbia cambiato significato dopo l’ingresso di Grecia, Spagna e Portogallo, poi di Malta e Cipro. Le istituzioni comuni hanno solo episodicamente avuto un ruolo di iniziativa significativo. Così il saggio ricostruisce come in una prima fase la Cee abbia risposto positivamente solo alle sollecitazioni che venivano dai paesi, Grecia e Turchia, che già facevano parte della sfera di sicurezza occidentale, stipulando con i due paesi accordi di associazione; mentre alle richieste di assistenza economica degli altri paesi per ragioni diverse nessuna seria risposta venne data fino ai primi anni Settanta. Un’iniziativa politica regionale venne avviata su impulso italo-francese all’inizio degli anni ’70, per arenarsi rapidamente per contrasti politici fra i Nove e per effetto della crisi economica, magnificati dall’ostilità statunitense all’iniziativa europea nella regione. Con la conferenza di Barcellona si volle dare concretezza alla nuova capacità dell’UE di agire sui diversi piani politico, economico, di sicurezza e culturale. Ma le risorse finanziarie limitate e una realtà regionale sempre conflittuale , unita a un’attenzione altalenante, hanno prodotto risultati limitati, con il ritorno all’inizio del nuovo secolo a approcci bilaterali. Poco frequentati dalla storiografia italiana e internazionale, i temi relativi alle relazioni esterne della CEE/UE raccolgono oggi crescente interesse alla luce dell’allargamento di prospettiva della storia della guerra fredda, dell’interesse per i rapporti nord-sud, e della crisi di identità internazionale della UE e della persistente volatilità dell’area mediterranea. Mettendo in luce i conflitti di interessi nazionali degli stati membri e le difficoltà economiche, giuridiche e politiche incontrate dalla CEE il contributo intende rendere ragione dei molti limiti della politica europea anche attraverso la comparazione con gli studi paralleli dedicati all’Africa-Caraibi-Pacifico, e all’America latina.

L'eterna incompiuta. La politica mediterranea fra sviluppo e sicurezza

CALANDRI, ELENA
2009

Abstract

Questo saggio lungo rappresenta il contributo della curatrice a un volume a più mani sulla politica europea di cooperazione allo sviluppo. Esso affronta un tema di ricerca portato avanti da tempo dall’autrice, che sintetizza nella prima metà del saggio ricerche d’archivio condotte in base a un approccio storiografico ‘sovranazionale’, che include cioè sia le basi documentarie degli stati membri, sia quelle delle istituzioni comunitarie per dare conto della specificità della politica comunitaria che nel settore delle relazioni esterne sembra avere speciale capacità esplicativa; nella parte relativa agli anni ’80 e ’90, per la quale la ricerca storiografica non può fondarsi su fonti primarie, riconsidera i primi seri, ma solo in parte riusciti, tentativi di politica regionale. Il saggio dà conto di come una politica percepita fin dalle origini come ‘naturale’ e necessaria per ragioni storiche, economiche e politico-strategiche si sia concretizzata in rapporti soprattutto bilaterali, passando attraverso fasi assai diverse senza mai varcare una soglia critica per efficacia e chiarezza di intenti. Esso dimostra come le preoccupazioni politiche e di sicurezza abbiano motivato la politica europea verso quest’area che non si è mai data prioritariamente l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dei paesi della regione. Dimostra inoltre che l’approccio regionale, sul quale la Cee tende a costruire le relazioni con le aree in via di sviluppo abbia coperto a lungo sostanziali disuguaglianze di approccio e interesse, e abbia cambiato significato dopo l’ingresso di Grecia, Spagna e Portogallo, poi di Malta e Cipro. Le istituzioni comuni hanno solo episodicamente avuto un ruolo di iniziativa significativo. Così il saggio ricostruisce come in una prima fase la Cee abbia risposto positivamente solo alle sollecitazioni che venivano dai paesi, Grecia e Turchia, che già facevano parte della sfera di sicurezza occidentale, stipulando con i due paesi accordi di associazione; mentre alle richieste di assistenza economica degli altri paesi per ragioni diverse nessuna seria risposta venne data fino ai primi anni Settanta. Un’iniziativa politica regionale venne avviata su impulso italo-francese all’inizio degli anni ’70, per arenarsi rapidamente per contrasti politici fra i Nove e per effetto della crisi economica, magnificati dall’ostilità statunitense all’iniziativa europea nella regione. Con la conferenza di Barcellona si volle dare concretezza alla nuova capacità dell’UE di agire sui diversi piani politico, economico, di sicurezza e culturale. Ma le risorse finanziarie limitate e una realtà regionale sempre conflittuale , unita a un’attenzione altalenante, hanno prodotto risultati limitati, con il ritorno all’inizio del nuovo secolo a approcci bilaterali. Poco frequentati dalla storiografia italiana e internazionale, i temi relativi alle relazioni esterne della CEE/UE raccolgono oggi crescente interesse alla luce dell’allargamento di prospettiva della storia della guerra fredda, dell’interesse per i rapporti nord-sud, e della crisi di identità internazionale della UE e della persistente volatilità dell’area mediterranea. Mettendo in luce i conflitti di interessi nazionali degli stati membri e le difficoltà economiche, giuridiche e politiche incontrate dalla CEE il contributo intende rendere ragione dei molti limiti della politica europea anche attraverso la comparazione con gli studi paralleli dedicati all’Africa-Caraibi-Pacifico, e all’America latina.
2009
Il primato sfuggente. L'Europa e l'intervento per lo sviluppo 1957-2007
9788856814347
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