Il saggio analizza il dibattito sulla Resistenza in Italia nell’ambito del processo di costruzione di una nuova memoria pubblica nazionale, nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. L’esame prende avvio dalla critica al cosiddetto “paradigma antifascista” mossa sul piano storiografico da Renzo De Felice, seguita dall’ondata di revisionismo diffusosi negli anni ottanta sui mass-media che metteva sotto accusa in particolare il ruolo svolto dal partito comunista. In questa cornice viene inquadrata la nuova fase che si apre nel 1994 con la vittoria elettorale del centro-destra guidato da Silvio Berlusconi. Caduti dopo Tangentopoli i partiti di matrice ciellenistica che avevano dato vita all’arco costituzionale, la nuova destra di sistema tentava di sostituire il precedente asse di legittimazione politica fondato sull’antifascismo con un nuovo asse fondato sulla contrapposizone totalitarismo/antitotalitarismo. In prima linea nella “guerra della memoria” che si accendeva nel paese figurava Alleanza Nazionale, la formazione post-fascista che aveva le sue radici nel Movimento sociale italiano. AN invocava una riconciliazione nazionale in nome dei comuni valori patriottici dei combattenti delle due parti contrapposte nella guerra civile, intepretata come primo passo verso la costruzione di una “memoria condivisa”. Il confronto per la memoria si svolgeva su più livelli, non solo attraverso le pagine dei giornali o le aule parlamentari, ma anche attraverso i programmi televisivi, il cinema e la toponomastica, dove apparivano segnali di vera e propria riabilitazione del fascismo. Come hanno reagito gli uomini e le culture politiche della sinistra? Il saggio mette in evidenza tre tipi di reazione: la mobilitazione e il contrasto della destra in nome di un “antifascismo di garanzia” (evidenziato dalle grandi manifestazioni popolari in occasione della festa del 25 aprile); la ricerca di un compromesso in nome della “memoria condivisa” (vedi l’apertura sui “ragazzi di Salò” dell’ex-Presidente della Camera Luciano Violante o il voto parlamentare dei Ds a favore dell’istituzione del Giorno del ricordo per le vittime delle foibe e dell’esodo istriano-dalmata); infine, il vero e proprio “passaggio di campo” testimoniato da molti casi personali, fra cui da segnalare per rilevanza quello del giornalista Gianpaolo Pansa, diventato strenuo fustigatore della narrazione antifascista della Resistenza. Il saggio analizza anche il ruolo fondamentale svolto dal Quirinale, in particolare durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi, artefice di un intenso sforzo politico-culturale per rilanciare la memoria della Resistenza in chiave nazionale ed europea. Oggetto di attenzione è infine la ridefinizione del caledario delle solennità civili operato dal Parlamento, che ha introdotto nuove giornate commemorative a cominciare dalla Giornata della memoria per la Shoah e dal summenzionato Giorno del ricordo. Questi hanno affiancato la festa della Liberazione con effetti di concorrenza memoriale. Ne risulta una situazione ancora non stabilizzata di competizione fra diverse memorie. Ad una lunga fase di transizione politica interna corrisponde così una fase di passaggio anche per quanto riguarda la definizione della memoria pubblica nazionale.

El debate sobre la resistencia en Italia: legitimaciòn politica y memoria historica de la Primera a la Segunda Republica

FOCARDI, FILIPPO
2009

Abstract

Il saggio analizza il dibattito sulla Resistenza in Italia nell’ambito del processo di costruzione di una nuova memoria pubblica nazionale, nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. L’esame prende avvio dalla critica al cosiddetto “paradigma antifascista” mossa sul piano storiografico da Renzo De Felice, seguita dall’ondata di revisionismo diffusosi negli anni ottanta sui mass-media che metteva sotto accusa in particolare il ruolo svolto dal partito comunista. In questa cornice viene inquadrata la nuova fase che si apre nel 1994 con la vittoria elettorale del centro-destra guidato da Silvio Berlusconi. Caduti dopo Tangentopoli i partiti di matrice ciellenistica che avevano dato vita all’arco costituzionale, la nuova destra di sistema tentava di sostituire il precedente asse di legittimazione politica fondato sull’antifascismo con un nuovo asse fondato sulla contrapposizone totalitarismo/antitotalitarismo. In prima linea nella “guerra della memoria” che si accendeva nel paese figurava Alleanza Nazionale, la formazione post-fascista che aveva le sue radici nel Movimento sociale italiano. AN invocava una riconciliazione nazionale in nome dei comuni valori patriottici dei combattenti delle due parti contrapposte nella guerra civile, intepretata come primo passo verso la costruzione di una “memoria condivisa”. Il confronto per la memoria si svolgeva su più livelli, non solo attraverso le pagine dei giornali o le aule parlamentari, ma anche attraverso i programmi televisivi, il cinema e la toponomastica, dove apparivano segnali di vera e propria riabilitazione del fascismo. Come hanno reagito gli uomini e le culture politiche della sinistra? Il saggio mette in evidenza tre tipi di reazione: la mobilitazione e il contrasto della destra in nome di un “antifascismo di garanzia” (evidenziato dalle grandi manifestazioni popolari in occasione della festa del 25 aprile); la ricerca di un compromesso in nome della “memoria condivisa” (vedi l’apertura sui “ragazzi di Salò” dell’ex-Presidente della Camera Luciano Violante o il voto parlamentare dei Ds a favore dell’istituzione del Giorno del ricordo per le vittime delle foibe e dell’esodo istriano-dalmata); infine, il vero e proprio “passaggio di campo” testimoniato da molti casi personali, fra cui da segnalare per rilevanza quello del giornalista Gianpaolo Pansa, diventato strenuo fustigatore della narrazione antifascista della Resistenza. Il saggio analizza anche il ruolo fondamentale svolto dal Quirinale, in particolare durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi, artefice di un intenso sforzo politico-culturale per rilanciare la memoria della Resistenza in chiave nazionale ed europea. Oggetto di attenzione è infine la ridefinizione del caledario delle solennità civili operato dal Parlamento, che ha introdotto nuove giornate commemorative a cominciare dalla Giornata della memoria per la Shoah e dal summenzionato Giorno del ricordo. Questi hanno affiancato la festa della Liberazione con effetti di concorrenza memoriale. Ne risulta una situazione ancora non stabilizzata di competizione fra diverse memorie. Ad una lunga fase di transizione politica interna corrisponde così una fase di passaggio anche per quanto riguarda la definizione della memoria pubblica nazionale.
2009
EL Estado y la Memoria. Gobiernos y ciudadanos frente a los traumas de la historia
9788498675757
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2374922
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