Nei contesti organizzativi, le pratiche formative si realizzano prevalentemente secondo un modello di eteroeducazione: un formatore competente viene incaricato di elaborare un programma formativo rivolto ai lavoratori impiegati in azienda, sviluppando, secondo un approccio metodologico appropriato, contenuti definiti. L’autoformazione sembra perciò trovare un riscontro molto limitato poiché appare come un’idea negativa, che declina la libertà e l’autonomia dei soggetti in formazione come una componente improduttiva rispetto alle esigenze collettive di un riscontro in termini lavorativi, poiché forza la logica dell’impresa verso desideri estemporanei e volontà individualistiche. Queste considerazioni sembrano valere anche, e soprattutto, per il territorio della provincia di Vicenza, il cui modello di sviluppo industriale tipico è quello delle piccole e medie industrie, caratterizzate da un’alta specializzazione. L’ipotesi di questo lavoro, collocandosi all’interno di questo scenario, interpreta la vivacità della realtà aziendale vicentina, connotata da relazioni industriali altamente dinamiche e competitive, incentrate sul protagonismo dei singoli imprenditori, come una propensione verso l’autoformazione. Attraverso l’utilizzo di uno strumento di ricerca quale l’intervista qualitativa semi-strutturata, si è potuto cogliere il parere di 12 testimoni privilegiati operanti in strutture formative del territorio vicentino, con la finalità di pervenire ad una “visione dal di dentro” della questione. I risultati confermano in parte l’ipotesi iniziale, sottolineando la crucialità assegnata al dialogo tra formazione e autoformazione, con una valorizzazione delle dimensioni della consapevolezza, della complessità delle emozioni e dei vissuti personali su cui si innesta il significato e il valore attribuito all’autoformazione.

L'autoformazione in azienda. Ricerca nel territorio economico-produttivo vicentino

BIASIN, CHIARA;
2009

Abstract

Nei contesti organizzativi, le pratiche formative si realizzano prevalentemente secondo un modello di eteroeducazione: un formatore competente viene incaricato di elaborare un programma formativo rivolto ai lavoratori impiegati in azienda, sviluppando, secondo un approccio metodologico appropriato, contenuti definiti. L’autoformazione sembra perciò trovare un riscontro molto limitato poiché appare come un’idea negativa, che declina la libertà e l’autonomia dei soggetti in formazione come una componente improduttiva rispetto alle esigenze collettive di un riscontro in termini lavorativi, poiché forza la logica dell’impresa verso desideri estemporanei e volontà individualistiche. Queste considerazioni sembrano valere anche, e soprattutto, per il territorio della provincia di Vicenza, il cui modello di sviluppo industriale tipico è quello delle piccole e medie industrie, caratterizzate da un’alta specializzazione. L’ipotesi di questo lavoro, collocandosi all’interno di questo scenario, interpreta la vivacità della realtà aziendale vicentina, connotata da relazioni industriali altamente dinamiche e competitive, incentrate sul protagonismo dei singoli imprenditori, come una propensione verso l’autoformazione. Attraverso l’utilizzo di uno strumento di ricerca quale l’intervista qualitativa semi-strutturata, si è potuto cogliere il parere di 12 testimoni privilegiati operanti in strutture formative del territorio vicentino, con la finalità di pervenire ad una “visione dal di dentro” della questione. I risultati confermano in parte l’ipotesi iniziale, sottolineando la crucialità assegnata al dialogo tra formazione e autoformazione, con una valorizzazione delle dimensioni della consapevolezza, della complessità delle emozioni e dei vissuti personali su cui si innesta il significato e il valore attribuito all’autoformazione.
2009
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