Nella commedia Pygmalion (1913) George Bernard Shaw racconta la storia di Henry Higgins, professore di fonetica (ispirato dalla figura del fonetista Henry Sweet), che scommette con l'amico colonnello Pickering di poter trasformare la fioraia Eliza Doolittle in una raffinata donna della buona società, innanzitutto modificando il suo accento Cockney e insegnandole a parlare nella varietà diastratica delle classi sociali più elevate. Tale era l’importanza della pronuncia e della variazione lingusitca quali strumenti di identificazione sociale da diventare di fatto il tema portante di un opera che nel tempo ha avuto adattamenti e traduzioni in moltissime lingue. Tutti coloro che abbiano non solo studiato una lingua, ma abbiano anche avuto la possibilità di confrontarsi con parlanti nativi di quelle lingue, si sono in qualche misura resi conto della frequente lontananza che esite tra i modelli che ci offre la scuola o comunque un corso di lingua, e la realtà in cui essa è parlata. Ciò, come è noto, è dovuto alla dimensione sociolinguistica delle lingue ed è a partire da questa consapevolezza che il presente inserto mira a offrire agli insegnati di inglese, spagnolo, tedesco e francese alcuni spunti di riflessione teorica e operativa su un tema di grande importanza ma che, almeno così ci pare, ancora oggi stenta a entrare in classe. Prima di trattare nello specifico ciascuna delle lingue citate, con il primo contributo, che serve da sfondo filosofico a tutti gli altri, dopo avere tracciato un sintetico profilo storico dei rapporti tra sociolinguistica e didattica delle lingue e avere definito l’approccio socio-glottodidattico, ne vengono individuate e descritte le mete e gli obiettivi. Viene quindi dapprima proposta una rivalutazione della didattica contrastiva e comparativa in prospettiva sociolinguistica e quindi si riflette sull’importanza dell’impiego di materiali autentici nell’approccio socio-glottodidattico evidenziandone i pro e i contro. Il contributo si chiude con l’introduzione del concetto di varietà didattica della lingua, sottolineandone i vantaggi che ne derivano in termini di utilità e usabilità sociolinguistica. Nel secondo contributo Verusca Costenaro (Università di Padova) partendo dal concetto-chiave di “didattica della variazione” e dalla sua applicazione al particolare contesto della lingua inglese, proporne alcune attività didattiche da sperimentare nella classe di lingua inglese di istituti italiani secondari di secondo grado. In special modo, le attività qui elaborate fanno riferimento alla varietà di inglese usata in India, e si riallacciano quindi al concetto di variazione della lingua inglese nello spazio (variazione diatopica). Traendo spunto da alcuni suggerimenti letterari, ci si propone innanzitutto di guidare i discenti alla scoperta di alcune differenze di pronuncia tra l’inglese britannico standard e l’inglese indiano. L’attenzione viene in seguito spostata su alcune variazioni a livello lessicale. Il genere di cui si serve è quello della ricetta, in particolare la ricetta di una specialità indiana. Vengono suggeriti alcuni compiti tesi a far sì che i discenti giungano a cogliere in autonomia alcune particolarità lessicali legate al mondo socio-culturale indiano. Tutte le attività qui presentate sono state pensate e create con l’intento di far lavorare i discenti in modo induttivo e cooperativo, sotto la guida attenta dell’insegnante. Tale proposta didattica ha come obiettivo la sola competenza ricettiva della varietà d’inglese indiana, finalizzata ad avvicinare gli apprendenti al concetto di variazione della lingua inglese in particolare e di una lingua in generale. Nel terzo contributo Annalisa Giolo (Università di Barcellona) osserva come nell'insegnamento dello spagnolo come L2 o LS sia fondamentale non trascurare le differenze geolinguistiche, sociolinguistiche e stilistiche che lo caratterizzano, dato che, come tutte le lingue, lo spagnolo non rappresenta un "blocco" unitario, ma un insieme di varianti con cui gli studenti possono venire a contatto, diversi accenti ed usi che si possono imparare, riconoscere ed utilizzare ai fini di una maggiore efficacia comunicativa. La variazione linguistica è una realtà e non rappresenta un ostacolo per l'insegnamento: la didattica della variazione può essere un fattore di arricchimento non solamente dal punto di vista linguistico, ma anche sociale e culturale, un modo di insegnare il relativismo culturale e il rispetto della diversità attraverso la didattica della lingua. Con queste premesse l’articolo presenta la lingua spagnola nella sua unità e diversità, riflettendo su quale tipo di spagnolo insegnare e perché, oltre a sostenere l'importanza della "consapevolezza variazionale" come parte integrante della competenza comunicativa. Isabella Ferron (LMU-Universität, München), nel quarto saggio offre un contributo allo studio e alla didattica delle varietà del tedesco standard, che acquistano un ruolo nell’apprendimento linguistico. Dopo una breve introduzione sulla particolarità del tedesco, come una lingua priva di una certa omogeneità, e piuttosto composta dalla molteplici varietà linguistiche regionali, nazionali ecc., si pone l’attenzione su due progetti didattici, uno avviato in Tirolo e l’altro nel Badenwüttenberg. Nel caso del Tirolo si tratta della creazione di una grammatica per studenti tedescofoni che apprendono l’italiano come L2, basata su un’analisi contrastiva tra l’italiano, il tedesco standard eil dialetto bavarese. Nel caso del Badenwüttenberg si tratta di progetto linguistico, realizzato in un classe elementare, in cui gli alunni si sono confrontati, come dei veri e propri linguisti con il dialetto del luogo, cercando di capire l’evoluzione ed il ruolo del dialetto nel loro processo d apprendimento. L’ultimo contributo, dedicato al francese e dovuto a Marie-Christine Jamet (Università Ca’ Foscari Venezia), si apre con un profilo storico delle vicende che hanno portato allo sviluppo della lingua standard a partire dal XVII secolo. Viene però subito chiarito che tanto in Francia, quanto nelle francofonia d’oltre confine, la variazione, specie diatopica, è ovviamente assai vasta e se ne descrivono quindi le imprescindibili implicazioni glottodidattiche. Non meno significative anche in ambito francofono sono pure le variazioni diastratica e diafasica, di cui, dopo una descrizione supportata da diversi esempi, si passa ad analizzare ancora una volta le implicazioni per l’insegnamento del francese come L2 e LS. Pur con le ovvie differenze legate alla storia, alla struttura sociolinguistica e politica e al ruolo che svolgono sulla scena nazionale e internazionale, ciascuna delle quattro lingue qui analizzate sembra condividere la necessità di una insegnamento che non si focalizzi esclusivamente sulle varietà standard, ma che tenga piuttosto conto dell’enorme ricchezza, anche culturale, rappresentata dalla variazione sociolinguistica.

Didattica della variazione linguistica. Più modelli per una migliore efficacia comunicativa

SANTIPOLO, MATTEO
2010

Abstract

Nella commedia Pygmalion (1913) George Bernard Shaw racconta la storia di Henry Higgins, professore di fonetica (ispirato dalla figura del fonetista Henry Sweet), che scommette con l'amico colonnello Pickering di poter trasformare la fioraia Eliza Doolittle in una raffinata donna della buona società, innanzitutto modificando il suo accento Cockney e insegnandole a parlare nella varietà diastratica delle classi sociali più elevate. Tale era l’importanza della pronuncia e della variazione lingusitca quali strumenti di identificazione sociale da diventare di fatto il tema portante di un opera che nel tempo ha avuto adattamenti e traduzioni in moltissime lingue. Tutti coloro che abbiano non solo studiato una lingua, ma abbiano anche avuto la possibilità di confrontarsi con parlanti nativi di quelle lingue, si sono in qualche misura resi conto della frequente lontananza che esite tra i modelli che ci offre la scuola o comunque un corso di lingua, e la realtà in cui essa è parlata. Ciò, come è noto, è dovuto alla dimensione sociolinguistica delle lingue ed è a partire da questa consapevolezza che il presente inserto mira a offrire agli insegnati di inglese, spagnolo, tedesco e francese alcuni spunti di riflessione teorica e operativa su un tema di grande importanza ma che, almeno così ci pare, ancora oggi stenta a entrare in classe. Prima di trattare nello specifico ciascuna delle lingue citate, con il primo contributo, che serve da sfondo filosofico a tutti gli altri, dopo avere tracciato un sintetico profilo storico dei rapporti tra sociolinguistica e didattica delle lingue e avere definito l’approccio socio-glottodidattico, ne vengono individuate e descritte le mete e gli obiettivi. Viene quindi dapprima proposta una rivalutazione della didattica contrastiva e comparativa in prospettiva sociolinguistica e quindi si riflette sull’importanza dell’impiego di materiali autentici nell’approccio socio-glottodidattico evidenziandone i pro e i contro. Il contributo si chiude con l’introduzione del concetto di varietà didattica della lingua, sottolineandone i vantaggi che ne derivano in termini di utilità e usabilità sociolinguistica. Nel secondo contributo Verusca Costenaro (Università di Padova) partendo dal concetto-chiave di “didattica della variazione” e dalla sua applicazione al particolare contesto della lingua inglese, proporne alcune attività didattiche da sperimentare nella classe di lingua inglese di istituti italiani secondari di secondo grado. In special modo, le attività qui elaborate fanno riferimento alla varietà di inglese usata in India, e si riallacciano quindi al concetto di variazione della lingua inglese nello spazio (variazione diatopica). Traendo spunto da alcuni suggerimenti letterari, ci si propone innanzitutto di guidare i discenti alla scoperta di alcune differenze di pronuncia tra l’inglese britannico standard e l’inglese indiano. L’attenzione viene in seguito spostata su alcune variazioni a livello lessicale. Il genere di cui si serve è quello della ricetta, in particolare la ricetta di una specialità indiana. Vengono suggeriti alcuni compiti tesi a far sì che i discenti giungano a cogliere in autonomia alcune particolarità lessicali legate al mondo socio-culturale indiano. Tutte le attività qui presentate sono state pensate e create con l’intento di far lavorare i discenti in modo induttivo e cooperativo, sotto la guida attenta dell’insegnante. Tale proposta didattica ha come obiettivo la sola competenza ricettiva della varietà d’inglese indiana, finalizzata ad avvicinare gli apprendenti al concetto di variazione della lingua inglese in particolare e di una lingua in generale. Nel terzo contributo Annalisa Giolo (Università di Barcellona) osserva come nell'insegnamento dello spagnolo come L2 o LS sia fondamentale non trascurare le differenze geolinguistiche, sociolinguistiche e stilistiche che lo caratterizzano, dato che, come tutte le lingue, lo spagnolo non rappresenta un "blocco" unitario, ma un insieme di varianti con cui gli studenti possono venire a contatto, diversi accenti ed usi che si possono imparare, riconoscere ed utilizzare ai fini di una maggiore efficacia comunicativa. La variazione linguistica è una realtà e non rappresenta un ostacolo per l'insegnamento: la didattica della variazione può essere un fattore di arricchimento non solamente dal punto di vista linguistico, ma anche sociale e culturale, un modo di insegnare il relativismo culturale e il rispetto della diversità attraverso la didattica della lingua. Con queste premesse l’articolo presenta la lingua spagnola nella sua unità e diversità, riflettendo su quale tipo di spagnolo insegnare e perché, oltre a sostenere l'importanza della "consapevolezza variazionale" come parte integrante della competenza comunicativa. Isabella Ferron (LMU-Universität, München), nel quarto saggio offre un contributo allo studio e alla didattica delle varietà del tedesco standard, che acquistano un ruolo nell’apprendimento linguistico. Dopo una breve introduzione sulla particolarità del tedesco, come una lingua priva di una certa omogeneità, e piuttosto composta dalla molteplici varietà linguistiche regionali, nazionali ecc., si pone l’attenzione su due progetti didattici, uno avviato in Tirolo e l’altro nel Badenwüttenberg. Nel caso del Tirolo si tratta della creazione di una grammatica per studenti tedescofoni che apprendono l’italiano come L2, basata su un’analisi contrastiva tra l’italiano, il tedesco standard eil dialetto bavarese. Nel caso del Badenwüttenberg si tratta di progetto linguistico, realizzato in un classe elementare, in cui gli alunni si sono confrontati, come dei veri e propri linguisti con il dialetto del luogo, cercando di capire l’evoluzione ed il ruolo del dialetto nel loro processo d apprendimento. L’ultimo contributo, dedicato al francese e dovuto a Marie-Christine Jamet (Università Ca’ Foscari Venezia), si apre con un profilo storico delle vicende che hanno portato allo sviluppo della lingua standard a partire dal XVII secolo. Viene però subito chiarito che tanto in Francia, quanto nelle francofonia d’oltre confine, la variazione, specie diatopica, è ovviamente assai vasta e se ne descrivono quindi le imprescindibili implicazioni glottodidattiche. Non meno significative anche in ambito francofono sono pure le variazioni diastratica e diafasica, di cui, dopo una descrizione supportata da diversi esempi, si passa ad analizzare ancora una volta le implicazioni per l’insegnamento del francese come L2 e LS. Pur con le ovvie differenze legate alla storia, alla struttura sociolinguistica e politica e al ruolo che svolgono sulla scena nazionale e internazionale, ciascuna delle quattro lingue qui analizzate sembra condividere la necessità di una insegnamento che non si focalizzi esclusivamente sulle varietà standard, ma che tenga piuttosto conto dell’enorme ricchezza, anche culturale, rappresentata dalla variazione sociolinguistica.
2010
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2418690
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact