Tra Otto e Novecento, per mano di un grandissimo proprietario terriero, sorge a Piazzola sul Brenta, nel Padovano, una fervida «città ideale»: un misero borgo rurale, disordinatamente raccolto attorno ai resti fastosi di una principesca villa d’impronta palladiana, rapidamente si ndustrializza, trasformando il suo volto urbano e sociale, e offrendo uno dei più significativi e originali esempi di model company town che il panorama europeo sappia offrire. A progettarne lo sviluppo e a reggerne le sorti è Paolo Camerini, erede di una famiglia di recente nobilitazione, alacre proprietario di uno dei più cospicui patrimoni terrieri del Veneto, giovane ambiziosissimo e colto, che saprà coniugare la cura della sua «città del lavoro e dell’armonia» sia con le battaglie politiche condotte in qualità di deputato radicale in età giolittiana, sia con le battaglie economiche combattute in favore della creazione, ad esempio, di un grande consorzio nazionale dell’industria chimica. La storia dei Camerini e del villaggio modello di Piazzola è infatti fortemente centrifuga. Ognuno degli elementi che la compongono sembra condurre altrove: la nascita e la crescita della dinastia imprenditoriale dei Camerini rimanda ai processi di nobilitazione di una borghesia «plutocratica» e ai circuiti dell’accumulazione fondiaria e finanziaria che risultarono strategici nella formazione dell’Italia industriale; al tempo stesso il caso di Piazzola, più che riecheggiare i noti casi veneti di Alvisopoli, Schio o Valdagno, sembra dialogare con il grande movimento coevo di progettazione e costruzione di città industriali modello, in Europa e negli Stati Uniti, figlie di un capitalismo «benevolente» e occhiuto, desideroso di cementare la crescita economica con la pace sociale. Costruito sulla base di un esemplare archivio di famiglia e di azienda, questo libro racconta l’ascesa, il declino e la riconversione di una «città privata», le fabbriche e i campi, i progetti e le realizzazioni di una complessa utopia sociale, fondata su un’originale incrocio tra agricoltura e industria. Pubblicato per la prima volta nel 1990, appare ora profondamente rinnovato e ampliato in una nuova edizione, frutto di supplementari ricerche d’archivio e indagini sull’esperienza internazionale delle company towns condotte principalmente negli Stati Uniti.

La città  del lavoro. Un'utopia agroindustriale nel Veneto contemporaneo, nuova edizione rivista e ampliata

FUMIAN, CARLO
2010

Abstract

Tra Otto e Novecento, per mano di un grandissimo proprietario terriero, sorge a Piazzola sul Brenta, nel Padovano, una fervida «città ideale»: un misero borgo rurale, disordinatamente raccolto attorno ai resti fastosi di una principesca villa d’impronta palladiana, rapidamente si ndustrializza, trasformando il suo volto urbano e sociale, e offrendo uno dei più significativi e originali esempi di model company town che il panorama europeo sappia offrire. A progettarne lo sviluppo e a reggerne le sorti è Paolo Camerini, erede di una famiglia di recente nobilitazione, alacre proprietario di uno dei più cospicui patrimoni terrieri del Veneto, giovane ambiziosissimo e colto, che saprà coniugare la cura della sua «città del lavoro e dell’armonia» sia con le battaglie politiche condotte in qualità di deputato radicale in età giolittiana, sia con le battaglie economiche combattute in favore della creazione, ad esempio, di un grande consorzio nazionale dell’industria chimica. La storia dei Camerini e del villaggio modello di Piazzola è infatti fortemente centrifuga. Ognuno degli elementi che la compongono sembra condurre altrove: la nascita e la crescita della dinastia imprenditoriale dei Camerini rimanda ai processi di nobilitazione di una borghesia «plutocratica» e ai circuiti dell’accumulazione fondiaria e finanziaria che risultarono strategici nella formazione dell’Italia industriale; al tempo stesso il caso di Piazzola, più che riecheggiare i noti casi veneti di Alvisopoli, Schio o Valdagno, sembra dialogare con il grande movimento coevo di progettazione e costruzione di città industriali modello, in Europa e negli Stati Uniti, figlie di un capitalismo «benevolente» e occhiuto, desideroso di cementare la crescita economica con la pace sociale. Costruito sulla base di un esemplare archivio di famiglia e di azienda, questo libro racconta l’ascesa, il declino e la riconversione di una «città privata», le fabbriche e i campi, i progetti e le realizzazioni di una complessa utopia sociale, fondata su un’originale incrocio tra agricoltura e industria. Pubblicato per la prima volta nel 1990, appare ora profondamente rinnovato e ampliato in una nuova edizione, frutto di supplementari ricerche d’archivio e indagini sull’esperienza internazionale delle company towns condotte principalmente negli Stati Uniti.
2010
9788831799447
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