Nel libro si interroga la storia occidentale alla ricerca dei fondamenti che sono stati via via posti – dichiaratamente o meno – alla radice del potere e delle sue articolazioni normative; fondamenti che hanno retto (o reggono tuttora) la dinamica del comando e dell’obbedienza all’interno delle comunità organizzate e, all’esterno, delle relazioni, paritarie o di supremazia, tra i diversi Stati. Il primo paradigma ad affacciarsi nello scenario di un Occidente ancora (esclusivamente) mediterraneo è quello – violento – dell’espansionismo del più forte in danno del più debole. E’ un diritto dominato dall’idea del confine, da custodire o, anche, da conquistare; regola e confine possono atteggiarsi secondo moduli relazionali vari, in funzione o dell’identificazione dell’ethos del popolo stanziato sul territorio o della tipologia della conquista che può importare l’eradicazione delle istituzioni preesistenti oppure la loro conservazione nel rispetto della supremazia del vincitore. Il secondo paradigma si presenta come alternativa al diritto imposto con la forza, e unilateralmente, da parte del signore del territorio. E’ un’alternativa che scaturisce, scriverà Grozio, da quella capacità che ogni uomo di buona volontà reca in sé, la capacità di impegnarsi, verso il prossimo o verso la comunità generale, a serbare una certa condotta e a mantenere poi l’impegno eseguendo quel che gli altri si attendono da lui avendolo riconosciuto degno di fiducia: il consenso, non la forza, fonda e legittima ogni istituzione sociale, ivi compreso lo Stato o le federazioni fra Stati. I moduli formali di questa strategia di cooperazione, almeno in thesi, paritaria sono il contratto e il trattato; la misura, e il limite, è quello della reciprocità; la virtù è quella dell’onore e della fedeltà al decisum concorde. I gravi conflitti religiosi che insanguinarono l’Europa tra Cinque e Seicento introdussero, quale ulteriore paradigma, il valore supremo del rispetto della vita, dell’integrità fisica e morale, dell’umanità di chi è altro da noi, del diverso. Il diritto ormai tendenzialmente pattizio viene così a perseguire, accanto al bene (più o meno) comune, il benessere dei singoli, tramite l’attribuzione di una pluralità di diritti individuali. Ci si domanda, in fine, a che punto si sia ora giunti in questa storia del mondo vista sotto il profilo dell’evolversi della giuridicità occidentale; e quale sorte ci potrà serbare il diritto del futuro. Se il primo paradigma appare fortunatamente in regressione, è proprio agli altri due paradigmi, al loro virtuoso incrociarsi, a cui sembra affidato il progresso civile dell’umanità. Ma questo programma suppone la difficile rifondazione morale dell’uomo contemporaneo, attraverso l’assunzione di un abito di lealtà rispetto alle promesse date e alle funzioni assunte e, dall’altra parte, la dismissione dell’orizzonte egoista e consumista che la prevalenza dei diritti sui doveri ha fatalmente imposto ad uomini poco propensi – al di là della retorica delle parole – a cooperare e a soccorrere i più bisognosi.

I fondamenti del diritto occidentale

VINCENTI, UMBERTO
2010

Abstract

Nel libro si interroga la storia occidentale alla ricerca dei fondamenti che sono stati via via posti – dichiaratamente o meno – alla radice del potere e delle sue articolazioni normative; fondamenti che hanno retto (o reggono tuttora) la dinamica del comando e dell’obbedienza all’interno delle comunità organizzate e, all’esterno, delle relazioni, paritarie o di supremazia, tra i diversi Stati. Il primo paradigma ad affacciarsi nello scenario di un Occidente ancora (esclusivamente) mediterraneo è quello – violento – dell’espansionismo del più forte in danno del più debole. E’ un diritto dominato dall’idea del confine, da custodire o, anche, da conquistare; regola e confine possono atteggiarsi secondo moduli relazionali vari, in funzione o dell’identificazione dell’ethos del popolo stanziato sul territorio o della tipologia della conquista che può importare l’eradicazione delle istituzioni preesistenti oppure la loro conservazione nel rispetto della supremazia del vincitore. Il secondo paradigma si presenta come alternativa al diritto imposto con la forza, e unilateralmente, da parte del signore del territorio. E’ un’alternativa che scaturisce, scriverà Grozio, da quella capacità che ogni uomo di buona volontà reca in sé, la capacità di impegnarsi, verso il prossimo o verso la comunità generale, a serbare una certa condotta e a mantenere poi l’impegno eseguendo quel che gli altri si attendono da lui avendolo riconosciuto degno di fiducia: il consenso, non la forza, fonda e legittima ogni istituzione sociale, ivi compreso lo Stato o le federazioni fra Stati. I moduli formali di questa strategia di cooperazione, almeno in thesi, paritaria sono il contratto e il trattato; la misura, e il limite, è quello della reciprocità; la virtù è quella dell’onore e della fedeltà al decisum concorde. I gravi conflitti religiosi che insanguinarono l’Europa tra Cinque e Seicento introdussero, quale ulteriore paradigma, il valore supremo del rispetto della vita, dell’integrità fisica e morale, dell’umanità di chi è altro da noi, del diverso. Il diritto ormai tendenzialmente pattizio viene così a perseguire, accanto al bene (più o meno) comune, il benessere dei singoli, tramite l’attribuzione di una pluralità di diritti individuali. Ci si domanda, in fine, a che punto si sia ora giunti in questa storia del mondo vista sotto il profilo dell’evolversi della giuridicità occidentale; e quale sorte ci potrà serbare il diritto del futuro. Se il primo paradigma appare fortunatamente in regressione, è proprio agli altri due paradigmi, al loro virtuoso incrociarsi, a cui sembra affidato il progresso civile dell’umanità. Ma questo programma suppone la difficile rifondazione morale dell’uomo contemporaneo, attraverso l’assunzione di un abito di lealtà rispetto alle promesse date e alle funzioni assunte e, dall’altra parte, la dismissione dell’orizzonte egoista e consumista che la prevalenza dei diritti sui doveri ha fatalmente imposto ad uomini poco propensi – al di là della retorica delle parole – a cooperare e a soccorrere i più bisognosi.
2010
9788842093961
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