Nei lunghi anni settanta, in un contesto interno e internazionale segnato da gravi instabilità e scosso dalla rinnovata aggressività dei protagonisti vecchi e nuovi della Guerra Fredda, le ideologie e le strategie della «guerra rivoluzionaria» e della «controrivoluzione» si diffusero e radicarono pressoché in ogni continente, con tragiche impennate in America Latina, Medio Oriente ed Europa. Il tumultuoso sviluppo di movimenti e gruppi decisi ad impugnare l’arma del terrorismo e a resuscitare la «propaganda dei fatti» per rovesciare governi, combattere gli «oppressori», trasformare cruentemente e radicalmente la società, si sposò con gli «interessi», le preoccupazioni e gli obiettivi dei servizi segreti e dei loro più o meno occulti referenti politici nei paesi coinvolti nella grande «partita» del secondo dopoguerra: garantire la stabilità politica della propria area di riferimento e infliggere i maggiori danni possibili all’avversario e ai suoi alleati, scardinandone gli assetti. In quegli anni il terrorismo, l’eversione e la violenza politica di destra e di sinistra furono protagonisti assoluti della vita degli italiani, in una forma che, per durata, intensità e pericolosità per gli equilibri democratici non ha eguali in Europa. Gli attentati, le bombe, gli omicidi e i ferimenti divennero parte della quotidianità, e in molti ricordano con quanta trepidazione si accendesse la radio o si sfogliasse il giornale del mattino, per sapere «a chi era toccato». In questo libro storia, testimonianza e cronaca (fondata peraltro sul «giudicato» delle sentenze pronunciate dall’autorità giudiziaria) s’intrecciano per dar conto di una pagina, tanto fondamentale quanto finora poco ricostruita, della storia dell’eversione in Italia. Una pagina scritta prevalentemente a Padova e nel Veneto, trasformati in carismatico laboratorio prima della teorizzazione, poi anche della pratica di violenza organizzata, illegalità di massa e terrorismo, e dove trovarono sede le più importanti centrali operative delle organizzazioni eversive di destra e di sinistra. Negli anni settanta, sintetizza Richard Drake, attento studioso del fenomeno, «i neo-fascisti violenti – che da tempo occupavano Padova – e i neo-marxisti rivoluzionari trasformarono la città in uno dei principali terreni fertili del terrorismo italiano». Un trentennio è trascorso, ma non si è certamente spento l’interesse per una conoscenza approfondita di quel tragico passato, lontano dai silenzi, dalle mistificazioni e dalle letture di comodo. Soprattutto per chi non li ha conosciuti, non sarà forse inutile tornare a quegli anni settanta per rendere, contro ogni opportunismo e ipocrisia, un «servizio alla verità», chiamando le cose con il loro nome, documenti alla mano, e guardando al fenomeno anche da una prospettiva internazionale. Potere operaio, Autonomia operaia organizzata, gli arresti del 7 aprile 1979, i processi e le sentenze che ne seguirono, la contiguità e la complicità fra distinte organizzazioni del terrorismo, fra cui la stessa Autonomia e le Brigate rosse, il Partito armato sono inevitabilmente gli argomenti portanti di questo libro e delle sue separate, anche se convergenti, ricostruzioni. Agli storici non spetta certamente di vestire i panni dei giudici. Tuttavia, a chi voglia controllare quanto acute fossero le intuizioni investigative e quanto solidi gli impianti accusatori, basterà sfogliare le sentenze definitive emesse contro Potere operaio, Autonomia operaia e i Collettivi politici veneti, opportunamente pubblicate di recente da Alessandro Naccarato. I reduci di oggi cercano di convincerci che per un decennio hanno solo «parlato» di rivoluzione, se si vuole nel più puro stile del massimalismo italiano, focoso e ciarliero, ma inconcludente. Un innocuo chiacchiericcio teorico, con qualche perdonabile eccesso. I fatti, i nudi fatti drammaticamente documentati dalla cronaca, dai processi e dalle ricostruzioni storiche smentiscono il loro assunto. Il lettore giudicherà da sé, giunto alla fine di queste pagine, se il fanatismo rivoluzionario di cui sono intessuti quegli anni possa essere davvero consegnato alla storia senza rimozioni.

Alle armi

FUMIAN, CARLO
2010

Abstract

Nei lunghi anni settanta, in un contesto interno e internazionale segnato da gravi instabilità e scosso dalla rinnovata aggressività dei protagonisti vecchi e nuovi della Guerra Fredda, le ideologie e le strategie della «guerra rivoluzionaria» e della «controrivoluzione» si diffusero e radicarono pressoché in ogni continente, con tragiche impennate in America Latina, Medio Oriente ed Europa. Il tumultuoso sviluppo di movimenti e gruppi decisi ad impugnare l’arma del terrorismo e a resuscitare la «propaganda dei fatti» per rovesciare governi, combattere gli «oppressori», trasformare cruentemente e radicalmente la società, si sposò con gli «interessi», le preoccupazioni e gli obiettivi dei servizi segreti e dei loro più o meno occulti referenti politici nei paesi coinvolti nella grande «partita» del secondo dopoguerra: garantire la stabilità politica della propria area di riferimento e infliggere i maggiori danni possibili all’avversario e ai suoi alleati, scardinandone gli assetti. In quegli anni il terrorismo, l’eversione e la violenza politica di destra e di sinistra furono protagonisti assoluti della vita degli italiani, in una forma che, per durata, intensità e pericolosità per gli equilibri democratici non ha eguali in Europa. Gli attentati, le bombe, gli omicidi e i ferimenti divennero parte della quotidianità, e in molti ricordano con quanta trepidazione si accendesse la radio o si sfogliasse il giornale del mattino, per sapere «a chi era toccato». In questo libro storia, testimonianza e cronaca (fondata peraltro sul «giudicato» delle sentenze pronunciate dall’autorità giudiziaria) s’intrecciano per dar conto di una pagina, tanto fondamentale quanto finora poco ricostruita, della storia dell’eversione in Italia. Una pagina scritta prevalentemente a Padova e nel Veneto, trasformati in carismatico laboratorio prima della teorizzazione, poi anche della pratica di violenza organizzata, illegalità di massa e terrorismo, e dove trovarono sede le più importanti centrali operative delle organizzazioni eversive di destra e di sinistra. Negli anni settanta, sintetizza Richard Drake, attento studioso del fenomeno, «i neo-fascisti violenti – che da tempo occupavano Padova – e i neo-marxisti rivoluzionari trasformarono la città in uno dei principali terreni fertili del terrorismo italiano». Un trentennio è trascorso, ma non si è certamente spento l’interesse per una conoscenza approfondita di quel tragico passato, lontano dai silenzi, dalle mistificazioni e dalle letture di comodo. Soprattutto per chi non li ha conosciuti, non sarà forse inutile tornare a quegli anni settanta per rendere, contro ogni opportunismo e ipocrisia, un «servizio alla verità», chiamando le cose con il loro nome, documenti alla mano, e guardando al fenomeno anche da una prospettiva internazionale. Potere operaio, Autonomia operaia organizzata, gli arresti del 7 aprile 1979, i processi e le sentenze che ne seguirono, la contiguità e la complicità fra distinte organizzazioni del terrorismo, fra cui la stessa Autonomia e le Brigate rosse, il Partito armato sono inevitabilmente gli argomenti portanti di questo libro e delle sue separate, anche se convergenti, ricostruzioni. Agli storici non spetta certamente di vestire i panni dei giudici. Tuttavia, a chi voglia controllare quanto acute fossero le intuizioni investigative e quanto solidi gli impianti accusatori, basterà sfogliare le sentenze definitive emesse contro Potere operaio, Autonomia operaia e i Collettivi politici veneti, opportunamente pubblicate di recente da Alessandro Naccarato. I reduci di oggi cercano di convincerci che per un decennio hanno solo «parlato» di rivoluzione, se si vuole nel più puro stile del massimalismo italiano, focoso e ciarliero, ma inconcludente. Un innocuo chiacchiericcio teorico, con qualche perdonabile eccesso. I fatti, i nudi fatti drammaticamente documentati dalla cronaca, dai processi e dalle ricostruzioni storiche smentiscono il loro assunto. Il lettore giudicherà da sé, giunto alla fine di queste pagine, se il fanatismo rivoluzionario di cui sono intessuti quegli anni possa essere davvero consegnato alla storia senza rimozioni.
2010
Terrore rosso. Dall'Autonomia al Partito armato
9788842093848
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2421529
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