Seguendo un’ottica psicoanalitica al tema della disperazione, gli Autori mettono in luce la perdita come dimensione costitutiva dell’essere umano e matrice vitale dell’esperienza psichica. La perdita aiuta a vivere, a patto di essere riconosciuta e accettata. Nel corso della trattazione, gli Autori danno rilievo alla distinzione tra perdita oggettuale e perdita narcisistica, sottolineandone le differenze, la complementarietà e le implicazioni cliniche. Viene proposta una visione della disperazione come effetto di svelamento, di rivelazione della dimensione reale della perdita, impossibile da sopportare, che confronta il soggetto con la difficoltà a reperire una dimensione di senso capace di arginare questo dolore insostenibile. Gli Autori, partendo da un’ interrogativo posto dalla lettura del mito del vaso di Pandora, si chiedono se la speranza davvero si contrappone alla disperazione o se invece sta sullo stesso lato. Da qui, la disperazione intesa come caduta della speranza, ovvero caduta di un’illusione che però sorregge la vita dell’individuo e lo preserva dal soffio gelido e terribilmente lucido che spesso contraddistingue la depressione grave ( melanconia). Addentrandosi nei meandri dell’impossibile elaborazione della perdita, gli Autori sottolineano alcuni aspetti clinici dell’economia psichica delle patologie melanconiche e alcuni tratti che sembrano caratterizzare le patologie contemporanee, soprattutto la dimensione di vuoto psichico come “troppo pieno”, eccedenza di insignificanza, saturazione di spazi mancanti. Citando l’orazione funebre che Grossmann dedica al proprio figlio recentemente scomparso, valida operazione di elaborazione della perdita, viene dunque proposta l’importanza cruciale di ricreare, attraverso una significazione affettiva della perdita, il legame emotivo con l’oggetto perduto. Gli Autori, ricordando Freud , concludono il loro intervento sottolineando l’importanza del recupero del piacere della bellezza di ciò che non è per sempre.

La disperazione della perdita.

NICOLINI, CHIARA;
2010

Abstract

Seguendo un’ottica psicoanalitica al tema della disperazione, gli Autori mettono in luce la perdita come dimensione costitutiva dell’essere umano e matrice vitale dell’esperienza psichica. La perdita aiuta a vivere, a patto di essere riconosciuta e accettata. Nel corso della trattazione, gli Autori danno rilievo alla distinzione tra perdita oggettuale e perdita narcisistica, sottolineandone le differenze, la complementarietà e le implicazioni cliniche. Viene proposta una visione della disperazione come effetto di svelamento, di rivelazione della dimensione reale della perdita, impossibile da sopportare, che confronta il soggetto con la difficoltà a reperire una dimensione di senso capace di arginare questo dolore insostenibile. Gli Autori, partendo da un’ interrogativo posto dalla lettura del mito del vaso di Pandora, si chiedono se la speranza davvero si contrappone alla disperazione o se invece sta sullo stesso lato. Da qui, la disperazione intesa come caduta della speranza, ovvero caduta di un’illusione che però sorregge la vita dell’individuo e lo preserva dal soffio gelido e terribilmente lucido che spesso contraddistingue la depressione grave ( melanconia). Addentrandosi nei meandri dell’impossibile elaborazione della perdita, gli Autori sottolineano alcuni aspetti clinici dell’economia psichica delle patologie melanconiche e alcuni tratti che sembrano caratterizzare le patologie contemporanee, soprattutto la dimensione di vuoto psichico come “troppo pieno”, eccedenza di insignificanza, saturazione di spazi mancanti. Citando l’orazione funebre che Grossmann dedica al proprio figlio recentemente scomparso, valida operazione di elaborazione della perdita, viene dunque proposta l’importanza cruciale di ricreare, attraverso una significazione affettiva della perdita, il legame emotivo con l’oggetto perduto. Gli Autori, ricordando Freud , concludono il loro intervento sottolineando l’importanza del recupero del piacere della bellezza di ciò che non è per sempre.
2010
SAGGI SULLA CONDIZIONE UMANA TRA FILOSOFIA, SCIENZA E ARTE.
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