Il saggio è dedicato all’estetica kantiana della natura. La bellezza naturale sembra rappresentare il caso paradigmatico per la concezione kantiana del gusto quale è formulata nella prima parte della Critica della capacità di giudizio (1790). La critica della capacità di giudizio estetica si occupa infatti del principio della capacità di giudizio riflettente e dunque di una finalità che deve essere considerata come non intenzionale e può quindi spettare solo alla natura. La priorità teorica del giudizio della bellezza naturale non comporta una priorità della bellezza naturale su quella artistica. Kant propone, di fatto, una concezione unitaria della bellezza; inoltre, la stessa valutazione della bellezza naturale contiene un elemento essenziale della bellezza artistica e cioè il riferimento alla creatività dell’immaginazione. Il saggio è diviso in due parti. La prima parte fornisce almeno un’idea dello sfondo sistematico e dei concetti fondamentali dell’estetica kantiana. In essa si mostra che la prospettiva particolare da cui il filosofo trascendentale guarda al gusto è una prospettiva interessata alle peculiarità logiche dei giudizi di gusto. Per Kant non c’è esperienza del bello se non nel giudizio di gusto. Perciò la sua concezione dell’esperienza estetica fa tutt’uno con la teoria della valutazione estetica. Riflettendo sulle peculiarità dei giudizi di gusto, Kant arriva a scoprire un principio a priori di grande portata per la sua filosofia, cioè il principio della finalità formale della natura. Tale principio gli apre una prospettiva nuova sulla conoscenza delle forme particolari della natura. Inoltre, gli consente di intravedere la possibilità di integrare in un tutto unitario il dominio del concetto della natura (la filosofia teoretica) e quello del concetto della libertà (la filosofia pratica) ovvero il sensibile e il soprasensibile. Nel saggio si mostra come sia importante tener presente questo sfondo sistematico perché è a partire da esso che il tema della bellezza della natura acquista rilievo. Alla bellezza della natura è dedicata la seconda parte del saggio. In essa, riprendendo alcuni elementi della concezione del gusto delineata nella prima parte, è presentata prima di tutto la distinzione formulata da Kant tra bellezza libera e bellezza aderente, si affronta la questione del ruolo della conoscenza nella valutazione estetica della natura e si discute la tesi di Kant che la natura è bella quando appare come arte. Riguardo a quest’ultima tesi, si cerca di mostrare che la concezione di Kant non comporta che la natura sia apprezzata per ciò che essa non è; al contrario, per Kant la natura è oggetto del puro giudizio di gusto solo in quanto è colta come ambito di oggetti o fenomeni prodotti da processi causali e secondo la prospettiva suggerita da quello che il filosofo chiama “idealismo della finalità”. Si accenna poi al tentativo kantiano di presentare una concezione unitaria della bellezza come espressione di idee estetiche e alle ragioni per cui il discorso del filosofo verte per lo più su oggetti particolari come i fiori o gli uccelli. Infine, nel paragrafo conclusivo del saggio si torna sul significato che Kant attribuisce all’esperienza della bellezza della natura.

Estetica

TOMASI, GABRIELE
2010

Abstract

Il saggio è dedicato all’estetica kantiana della natura. La bellezza naturale sembra rappresentare il caso paradigmatico per la concezione kantiana del gusto quale è formulata nella prima parte della Critica della capacità di giudizio (1790). La critica della capacità di giudizio estetica si occupa infatti del principio della capacità di giudizio riflettente e dunque di una finalità che deve essere considerata come non intenzionale e può quindi spettare solo alla natura. La priorità teorica del giudizio della bellezza naturale non comporta una priorità della bellezza naturale su quella artistica. Kant propone, di fatto, una concezione unitaria della bellezza; inoltre, la stessa valutazione della bellezza naturale contiene un elemento essenziale della bellezza artistica e cioè il riferimento alla creatività dell’immaginazione. Il saggio è diviso in due parti. La prima parte fornisce almeno un’idea dello sfondo sistematico e dei concetti fondamentali dell’estetica kantiana. In essa si mostra che la prospettiva particolare da cui il filosofo trascendentale guarda al gusto è una prospettiva interessata alle peculiarità logiche dei giudizi di gusto. Per Kant non c’è esperienza del bello se non nel giudizio di gusto. Perciò la sua concezione dell’esperienza estetica fa tutt’uno con la teoria della valutazione estetica. Riflettendo sulle peculiarità dei giudizi di gusto, Kant arriva a scoprire un principio a priori di grande portata per la sua filosofia, cioè il principio della finalità formale della natura. Tale principio gli apre una prospettiva nuova sulla conoscenza delle forme particolari della natura. Inoltre, gli consente di intravedere la possibilità di integrare in un tutto unitario il dominio del concetto della natura (la filosofia teoretica) e quello del concetto della libertà (la filosofia pratica) ovvero il sensibile e il soprasensibile. Nel saggio si mostra come sia importante tener presente questo sfondo sistematico perché è a partire da esso che il tema della bellezza della natura acquista rilievo. Alla bellezza della natura è dedicata la seconda parte del saggio. In essa, riprendendo alcuni elementi della concezione del gusto delineata nella prima parte, è presentata prima di tutto la distinzione formulata da Kant tra bellezza libera e bellezza aderente, si affronta la questione del ruolo della conoscenza nella valutazione estetica della natura e si discute la tesi di Kant che la natura è bella quando appare come arte. Riguardo a quest’ultima tesi, si cerca di mostrare che la concezione di Kant non comporta che la natura sia apprezzata per ciò che essa non è; al contrario, per Kant la natura è oggetto del puro giudizio di gusto solo in quanto è colta come ambito di oggetti o fenomeni prodotti da processi causali e secondo la prospettiva suggerita da quello che il filosofo chiama “idealismo della finalità”. Si accenna poi al tentativo kantiano di presentare una concezione unitaria della bellezza come espressione di idee estetiche e alle ragioni per cui il discorso del filosofo verte per lo più su oggetti particolari come i fiori o gli uccelli. Infine, nel paragrafo conclusivo del saggio si torna sul significato che Kant attribuisce all’esperienza della bellezza della natura.
2010
L'universo kantiano. Filosofia, scienze, sapere
9788874623280
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