La terapia delle patologie umane legate all’accumulo da metalli in generale prevede la somministrazione di idonei agenti chelanti in grado di rimuovere, con un certo grado di selettività, il metallo dall’organismo. I farmaci attualmente in uso per la terapia delle patologie prodotte da un eccessivo assorbimento di alluminio (o di ferro), desferal e deferiprone, non sono pienamente soddisfacenti; la ricerca internazionale è pertanto molto attiva nello studio di molecole alternative [1,2], tra cui quelle amministrabili oralmente risultano nettamente preferibili [3-5] sia per un maggiore comfort da parte dei pazienti, sia per i costi inferiori di terapia. Il contributo chimico alla ricerca di nuovi farmaci chelanti consiste nella sintesi di nuove molecole (quasi sempre non disponibili commercialmente) e nello studio delle proprietà dei leganti liberi e dei loro complessi metallici (si veda ad esempio [6-7]). Tali studi sono basati principalmente sull’uso di tecniche all’equilibrio (potenziometria, UV-Vis, NMR) finalizzate all’ottenimento di dati termodinamici riguardanti il numero, la stechiometria e le costanti di formazione dei complessi presenti in soluzione; le misure termodinamiche possono essere utilmente affiancate da misure “in vitro”, aventi lo scopo di ottenere dei dati direttamente applicabili alle condizioni fisiologiche in vivo (efficienza chelante, coefficiente di ripartizione acqua-ottanolo, potenziali di riduzione). In tale contesto, vengono qui riportati la sintesi degli acidi N-metil-3-idrossi-4-piridincarbossilico (1M3H4P) e N-metil-4-idrossi-3-piridincarbossilico (1M4H3P), molecole che presentano proprietà molto promettenti per un loro potenziale utilizzo come farmaci chelanti ([8] e riferimenti ivi citati), e i risultati potenziometrici, UV-Vis, NMR ed “in vitro” dello studio delle loro interazioni con Al(III). La forza complessante di 1M3H4P e 1M4H3P è incoraggiante e suggerisce la strategia per ulteriori sintesi di nuovi derivati. Riferimenti bibliografici [1] G. Faa, G. Crisponi, Coord. Chem. Rev. 1999, 184, 291-310. [2] Z.D. Liu, R.C. Hider, Med. Res. Rew. 2002, 22, 26-64. [3] A.V. Hoffbrand, J. Lab. Clin. Med. 1998, 131, 290-291. [4] M.J. Pippard, D.J. Weatherall, Brit. J. Haematol. 2000, 111, 2-5. [5] R.C. Hider, R. Choudhury, B.L. Rai, L.S. Dehkordi, S. Singh, Acta Haematol. 1996, 95, 6-12. [6] B.L. Rai, H. Khodr, R.C. Hider, Tetrahedron 1999, 55, 1129-1142. [7] C. Bazzicalupi, A. Bencini, A. Bianchi, F. Vieri, C. Giorgi, L. Messori, M. Migliorini, P. Paoletti, B. Valtancoli, J. Chem. Soc. Dalton Trans. 1998, 359-367. [8] V.B. Di Marco, R.A. Yokel, M.G. Ferlin, A. Tapparo, G.G. Bombi, Eur. J. Inorg. Chem. 2002, 2648-2655.

Nuovi potenziali farmaci per Al(III): studio termodinamico

DI MARCO, VALERIO;FERLIN, MARIA GRAZIA;DEAN, ANNALISA;TAPPARO, ANDREA;BOMBI, GIUSEPPE GIORGIO
2004

Abstract

La terapia delle patologie umane legate all’accumulo da metalli in generale prevede la somministrazione di idonei agenti chelanti in grado di rimuovere, con un certo grado di selettività, il metallo dall’organismo. I farmaci attualmente in uso per la terapia delle patologie prodotte da un eccessivo assorbimento di alluminio (o di ferro), desferal e deferiprone, non sono pienamente soddisfacenti; la ricerca internazionale è pertanto molto attiva nello studio di molecole alternative [1,2], tra cui quelle amministrabili oralmente risultano nettamente preferibili [3-5] sia per un maggiore comfort da parte dei pazienti, sia per i costi inferiori di terapia. Il contributo chimico alla ricerca di nuovi farmaci chelanti consiste nella sintesi di nuove molecole (quasi sempre non disponibili commercialmente) e nello studio delle proprietà dei leganti liberi e dei loro complessi metallici (si veda ad esempio [6-7]). Tali studi sono basati principalmente sull’uso di tecniche all’equilibrio (potenziometria, UV-Vis, NMR) finalizzate all’ottenimento di dati termodinamici riguardanti il numero, la stechiometria e le costanti di formazione dei complessi presenti in soluzione; le misure termodinamiche possono essere utilmente affiancate da misure “in vitro”, aventi lo scopo di ottenere dei dati direttamente applicabili alle condizioni fisiologiche in vivo (efficienza chelante, coefficiente di ripartizione acqua-ottanolo, potenziali di riduzione). In tale contesto, vengono qui riportati la sintesi degli acidi N-metil-3-idrossi-4-piridincarbossilico (1M3H4P) e N-metil-4-idrossi-3-piridincarbossilico (1M4H3P), molecole che presentano proprietà molto promettenti per un loro potenziale utilizzo come farmaci chelanti ([8] e riferimenti ivi citati), e i risultati potenziometrici, UV-Vis, NMR ed “in vitro” dello studio delle loro interazioni con Al(III). La forza complessante di 1M3H4P e 1M4H3P è incoraggiante e suggerisce la strategia per ulteriori sintesi di nuovi derivati. Riferimenti bibliografici [1] G. Faa, G. Crisponi, Coord. Chem. Rev. 1999, 184, 291-310. [2] Z.D. Liu, R.C. Hider, Med. Res. Rew. 2002, 22, 26-64. [3] A.V. Hoffbrand, J. Lab. Clin. Med. 1998, 131, 290-291. [4] M.J. Pippard, D.J. Weatherall, Brit. J. Haematol. 2000, 111, 2-5. [5] R.C. Hider, R. Choudhury, B.L. Rai, L.S. Dehkordi, S. Singh, Acta Haematol. 1996, 95, 6-12. [6] B.L. Rai, H. Khodr, R.C. Hider, Tetrahedron 1999, 55, 1129-1142. [7] C. Bazzicalupi, A. Bencini, A. Bianchi, F. Vieri, C. Giorgi, L. Messori, M. Migliorini, P. Paoletti, B. Valtancoli, J. Chem. Soc. Dalton Trans. 1998, 359-367. [8] V.B. Di Marco, R.A. Yokel, M.G. Ferlin, A. Tapparo, G.G. Bombi, Eur. J. Inorg. Chem. 2002, 2648-2655.
2004
Atti del Convegno
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