Scopo dello studio. Stimare l’effetto del consumo di alcol sulla condizione cognitiva in una coorte di maschi anziani e sulla sua variazione durante un follow-up della durata di circa 8 anni. Lo studio ha mirato ad individuare i sottogruppi di soggetti con declino cognitivo temporaneo e cronico per poter evidenziare un’eventuale associazione tra i differenti pattern di evoluzione dello stato cognitivo e il consumo corrente di bevande alcoliche. Metodi. Lo studio è stato eseguito su una coorte di maschi anziani (65-84 anni), reclutati per l’ Italian Longitudinal Study on Aging (ILSA), con una rilevazione trasversale (1992), e due rilevazioni longitudinali (1995 e 2000). Ciascuna rilevazione presenta 2 fasi: prima fase (screening) con intervista e visita medica; seconda fase (diagnosi) con visita specialistica. Alla fase trasversale lo studio ha incluso 1401 maschi non dementi, astemi o bevitori attuali, con punteggi al MMSE ≥24/30, età media di 73,3 anni (SD=5.6). 990 furono rivalutati al primo follow-up (durata media di osservazione fu di 3,5 aa) e 606 al secondo follow-up (durata media 8,2 aa). Il consumo di alcol è stato calcolato al baseline e convertito in gr/die di alcol definendo 5 gruppi di consumo: astemi, ≤12, 13-24, 25-47, ≥ 48 g/die. Per ogni soggetto fu eseguita la valutazione dello stato cognitivo mediante il MMSE espresso da un punteggio globale (0- 30), e parziale per ciascuna area esplorata. Ciascun punteggio è stato calcolato come rapporto rispetto al massimo applicabile per il singolo soggetto. Il declino cognitivo globale è stato definito come riduzione di almeno 1 SD della distribuzione del punteggio MMSE al trasversale (riduzione ≤-0.12 rispetto allo score precedente, ovvero riduzione ≤ 3 punti) per ciascun periodo di 3-4 anni. Sono stati, inoltre, definiti: 1) stato cognitivo stazionario; 2) declino cognitivo temporaneo; 3) declino cognitivo incidente; 4) declino cognitivo cronico. Per ciascuno dei sottogruppi individuati si sono considerati i punteggi medi delle differenti aree cognitive. Mediante regressione logistica si sono prodotti gli OR di declino cronico o incidente, aggiustati su età, scolarità, fumo, diagnosi di CHD e ipertensione, per ciascuna categoria di consumo alcolico attuale in confronto con gli astemi. Risultati. I soggetti al baseline presentavano un punteggio medio al MMSE pari a 0,93 (SD=0.06), l’area cognitiva maggiormente carente era la memoria ritardata con un punteggio medio pari a 0,77 (SD=0.27). Il confronto tra i gruppi di consumatori di alcol ha evidenziato differenze significative solo nel punteggio globale (p=0.01) e nell’area dell’attenzione e calcolo (p=0.002). In particolare i soggetti astemi presentavano mediamente punteggi significativamente più elevati. Per altro, gli stessi risultavano significativamente più giovani e scolarizzati. Aggiustando per età e scolarità, mediante regressione lineare e quadratica, il consumo attuale di alcol risulta non correlato al punteggio globale del MMSE né a quelli nelle singole aree cognitive. Durante il periodo di circa 8 anni i soggetti esaminati hanno presentato una riduzione media del punteggio globale delle capacità cognitive pari a -0.04 (circa 1 punto del punteggio globale MMSE). Le aree cognitive per le quali si è evidenziata una significativa riduzione rispetto al baseline sono state: orientamento (-0.03), attenzione e calcolo (-0.08), memoria ritardata (-0.12), linguaggio (-0.01). La percentuale dei soggetti con declino cognitive incidente o cronico è risultata simile nei differenti gruppi di bevitori (rispettivamente dal minor consumo al maggior consumo: 15.4%, 12.2%, 9.1% 12.5%) rispetto agli astemi (11.8%). Nello studio delle variazioni longitudinali della capacità cognitive il consumo di alcol non ha presentato associazioni statisticamente significative nelle analisi eseguite senza e con aggiustamento. Conclusione. I risultati dello studio sembrano confermare che nei maschi anziani non dementi il consumo di alcol non si associa alla condizione cognitiva prevalente e non comporta effetto sulle variazioni cognitive dei soggetti.

Effetto del consumo di alcol sul declino cognitivo in maschi anziani

PERISSINOTTO, EGLE;BUJA, ALESSANDRA;SERGI, GIUSEPPE;MAGGI S;FRIGO, ANNA CHIARA;COIN, ALESSANDRA;ENZI, GIULIANO
2007

Abstract

Scopo dello studio. Stimare l’effetto del consumo di alcol sulla condizione cognitiva in una coorte di maschi anziani e sulla sua variazione durante un follow-up della durata di circa 8 anni. Lo studio ha mirato ad individuare i sottogruppi di soggetti con declino cognitivo temporaneo e cronico per poter evidenziare un’eventuale associazione tra i differenti pattern di evoluzione dello stato cognitivo e il consumo corrente di bevande alcoliche. Metodi. Lo studio è stato eseguito su una coorte di maschi anziani (65-84 anni), reclutati per l’ Italian Longitudinal Study on Aging (ILSA), con una rilevazione trasversale (1992), e due rilevazioni longitudinali (1995 e 2000). Ciascuna rilevazione presenta 2 fasi: prima fase (screening) con intervista e visita medica; seconda fase (diagnosi) con visita specialistica. Alla fase trasversale lo studio ha incluso 1401 maschi non dementi, astemi o bevitori attuali, con punteggi al MMSE ≥24/30, età media di 73,3 anni (SD=5.6). 990 furono rivalutati al primo follow-up (durata media di osservazione fu di 3,5 aa) e 606 al secondo follow-up (durata media 8,2 aa). Il consumo di alcol è stato calcolato al baseline e convertito in gr/die di alcol definendo 5 gruppi di consumo: astemi, ≤12, 13-24, 25-47, ≥ 48 g/die. Per ogni soggetto fu eseguita la valutazione dello stato cognitivo mediante il MMSE espresso da un punteggio globale (0- 30), e parziale per ciascuna area esplorata. Ciascun punteggio è stato calcolato come rapporto rispetto al massimo applicabile per il singolo soggetto. Il declino cognitivo globale è stato definito come riduzione di almeno 1 SD della distribuzione del punteggio MMSE al trasversale (riduzione ≤-0.12 rispetto allo score precedente, ovvero riduzione ≤ 3 punti) per ciascun periodo di 3-4 anni. Sono stati, inoltre, definiti: 1) stato cognitivo stazionario; 2) declino cognitivo temporaneo; 3) declino cognitivo incidente; 4) declino cognitivo cronico. Per ciascuno dei sottogruppi individuati si sono considerati i punteggi medi delle differenti aree cognitive. Mediante regressione logistica si sono prodotti gli OR di declino cronico o incidente, aggiustati su età, scolarità, fumo, diagnosi di CHD e ipertensione, per ciascuna categoria di consumo alcolico attuale in confronto con gli astemi. Risultati. I soggetti al baseline presentavano un punteggio medio al MMSE pari a 0,93 (SD=0.06), l’area cognitiva maggiormente carente era la memoria ritardata con un punteggio medio pari a 0,77 (SD=0.27). Il confronto tra i gruppi di consumatori di alcol ha evidenziato differenze significative solo nel punteggio globale (p=0.01) e nell’area dell’attenzione e calcolo (p=0.002). In particolare i soggetti astemi presentavano mediamente punteggi significativamente più elevati. Per altro, gli stessi risultavano significativamente più giovani e scolarizzati. Aggiustando per età e scolarità, mediante regressione lineare e quadratica, il consumo attuale di alcol risulta non correlato al punteggio globale del MMSE né a quelli nelle singole aree cognitive. Durante il periodo di circa 8 anni i soggetti esaminati hanno presentato una riduzione media del punteggio globale delle capacità cognitive pari a -0.04 (circa 1 punto del punteggio globale MMSE). Le aree cognitive per le quali si è evidenziata una significativa riduzione rispetto al baseline sono state: orientamento (-0.03), attenzione e calcolo (-0.08), memoria ritardata (-0.12), linguaggio (-0.01). La percentuale dei soggetti con declino cognitive incidente o cronico è risultata simile nei differenti gruppi di bevitori (rispettivamente dal minor consumo al maggior consumo: 15.4%, 12.2%, 9.1% 12.5%) rispetto agli astemi (11.8%). Nello studio delle variazioni longitudinali della capacità cognitive il consumo di alcol non ha presentato associazioni statisticamente significative nelle analisi eseguite senza e con aggiustamento. Conclusione. I risultati dello studio sembrano confermare che nei maschi anziani non dementi il consumo di alcol non si associa alla condizione cognitiva prevalente e non comporta effetto sulle variazioni cognitive dei soggetti.
2007
31° Congresso annuale Associazione Italiana di Epidemiologia "L'epidemiologia dell'invecchiamento"
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