A differenza di quanto accadeva in passato, si assiste oggi a un consistente incremento della domanda di orientamento in quanto, da più parti, si ritiene che questo tipo di consulenza e intervento possa contribuire a ridurre fenomeni e problemi che sono di dominio pubblico e che attirano l’attenzione e la preoccupazione di quanti operano nel comparto della formazione e del lavoro. Per quanto riguarda la formazione si intravedono, con sempre maggior evidenza, segni preoccupanti di svalutazione dei percorsi educativi anche in territori non caratterizzati da sottosviluppo economico e sociale, elevati tassi di dispersione scolastica nelle scuole secondarie e percentuali allarmanti di abbandoni delle carriere universitarie (Soresi e Nota, 1998). Di fatto la dispersione scolastica in Italia assume un peso significativo e si caratterizza come un segnale di disagio giovanile: ogni anno la scuola superiore italiana perde per strada 250 mila studenti, 50 mila per ogni anno del quinquennio (CENSIS, 2003).Per quanto riguarda il comparto lavorativo, si registrano fenomeni diversi quali gli elevati tassi di disoccupazione giovanile e l’invecchiamento della forza lavoro, i licenziamenti dovuti alla riduzione del personale, le fusioni aziendali e i trasferimenti all’estero delle stesse aziende, dovuti alle consistenti pressioni economiche di un mercato sempre più globale. A testimoniare il fatto che i comparti lavorativi e produttivi stanno registrando una serie di complesse e articolate difficoltà vi è anche, in pressoché tutto il territorio nazionale, la presenza di offerte lavorative riguardanti soprattutto la bassa e l’alta specializzazione, che penalizzano le possibilità di inserimento lavorativo nelle professioni intermedie che, tra l’altro, rappresentano tradizionalmente l’utenza privilegiata dei servizi di orientamento. I fattori socioeconomici che molto sommariamente sono stati ricordati possono condizionare anche pesantemente le possibilità e le opportunità che vengono offerte ai giovani in vista della loro scelta scolastico-professionale, e rappresentano un ulteriore elemento di complessità e difficoltà per quanti, in questi anni, si accingono a compiere decisioni in merito al proprio progetto professionale. Accanto a queste “determinanti” di tipo socioeconomico sono ovviamente operanti anche componenti di tipo personale e psicologico, in considerazione soprattutto del fatto che le persone, dalla formazione e dal lavoro, si attendono anche e generalmente risultati descrivibili in termini di successo e di soddisfazione. L’interazione di questi ultimi fattori con quelli precedentemente ricordati richiede agli adolescenti delle società occidentali un’accentuata disponibilità alla flessibilità, da un lato, e, dall'altro, la capacità di far fronte a una serie di cambiamenti e di richieste che comportano necessariamente anche complesse rielaborazioni della propria identità personale e professionale, unitamente all’assunzione di responsabilità personali e sociali decisamente più consistenti di quelle sperimentate dalle generazioni precedenti. Tutto ciò non avviene sempre in modo indolore: spesso si associa a scelte poco funzionali, a disagio sociale e a forme di disadattamento che possono minare lo sviluppo e le probabilità di un inserimento sociale produttivo e partecipante (Soresi et al., 2005). Relativamente alla scelta scolastica, è importante ricordare che gli adolescenti italiani si trovano a dover prendere, intorno ai 1445 anni, al termine della Scuola media, una decisione impegnativa circa il proprio futuro: sono chiamati a scegliere quale scuola superiore intraprendere fra una gamma di opzioni ampia (licei scientifici, licei classici, licei linguistici, licei sociopedagogici, istituti per geometri, industriali ecc.), che può condurre verso professioni diverse e che richiederà approfondimenti specifici nel futuro. A questo riguardo Nota e Soresi (1999) hanno messo in evidenza che l’11,5% degli studenti di scuola media può essere considerato indeciso e insicuro circa il proprio futuro, tende essenzialmente all’esternalità, e ritiene che ciò che gli accadrà in futuro dipenderà in larga parte dal caso o da eventi che sfuggono al proprio controllo. Si tratta, inoltre, di adolescenti che dichiarano di nutrire poca fiducia nelle proprie capacità decisionali e di ricorrere con una certa frequenza a stili decisionali disadattivi. Questa condizione di “indecisione” e insicurezza si associa sovente a difficoltà nel compiere delle scelte importanti per il proprio futuro, a procrastinazione o evitamento del compito di scelta o alla realizzazione di scelte poco vantaggiose, che possono avere ripercussioni negative sul prosieguo degli studi e sui livelli di soddisfazione sperimentati. Dati molto simili sono stati registrati anche con adolescenti più vecchi, di 1748 anni, che si accingevano a scegliere il da farsi al termine della scuola media superiore. E proprio per persone che presentano queste caratteristiche e difficoltà che viene invocata un'attività di orientamento in grado di offrire aiuti effettivamente importanti e significativi. A differenza di quanto avveniva in passato, i “casi difficili di orientamento” sono oggi decisamente più frequenti e richiedono agli operatori di settore livelli elevati di professionalità e capacità di ancorare gli interventi a modelli e approcci che, enfatizzando aspetti diversi, richiedono l'utilizzazione di strumentazioni differenti e il possesso di capacità operative eterogenee. E necessario, per poter dare risposte efficaci e socialmente utili a coloro che si rivolgono ai servizi di orientamento, evitare di cadere nella tentazione di dare seguito al proliferare di iniziative realizzate da agenzie e “professionisti” variamente impegnati nella formazione, nell’economia, nei lavoro, che hanno in comune, molto probabilmente, solamente un desiderio, più o meno autentico ed evidente, di aiutare le perso» ne a compiere le loro scelte scolastico-professionali. Spesso questi “aiuti” hanno finalità solo vagamente orientanti, sono per lo più “brevi”, “sporadici” e realizzati in extremis, e hanno, proprio a causa di tutto ciò, scarse probabilità di incidere efficacemente sulle difficoltà che le persone indecise possono sperimentare. A queste azioni si contrappongono i cosiddetti interventi di career counseling, di consulenza personalizzata, di bilancio personale e professionale, di “valutazione del potenziale”, che fanno ricorso a procedure specifiche di tipo “clinico”, psicometrico e psicologico, e tutte quelle iniziative di orientamento a carattere educativo che si propongono intenzionalmente di migliorare alcune abilità al fine di rendere le persone maggiormente in grado di attivare autonomi e consapevoli processi decisionali. Questi interventi richiedono la conoscenza approfondita di almeno alcune delle teorie che, nell’ambito dell’orientamento, sono state proposte, e la capacità di far discendere da esse le diverse azioni che, di volta in volta e sulla base delle caratteristiche delle problematiche presenti, possono essere realizzate.

Modelli e strumenti di orientamento

NOTA, LAURA;SORESI, SALVATORE;FERRARI, LEA
2006

Abstract

A differenza di quanto accadeva in passato, si assiste oggi a un consistente incremento della domanda di orientamento in quanto, da più parti, si ritiene che questo tipo di consulenza e intervento possa contribuire a ridurre fenomeni e problemi che sono di dominio pubblico e che attirano l’attenzione e la preoccupazione di quanti operano nel comparto della formazione e del lavoro. Per quanto riguarda la formazione si intravedono, con sempre maggior evidenza, segni preoccupanti di svalutazione dei percorsi educativi anche in territori non caratterizzati da sottosviluppo economico e sociale, elevati tassi di dispersione scolastica nelle scuole secondarie e percentuali allarmanti di abbandoni delle carriere universitarie (Soresi e Nota, 1998). Di fatto la dispersione scolastica in Italia assume un peso significativo e si caratterizza come un segnale di disagio giovanile: ogni anno la scuola superiore italiana perde per strada 250 mila studenti, 50 mila per ogni anno del quinquennio (CENSIS, 2003).Per quanto riguarda il comparto lavorativo, si registrano fenomeni diversi quali gli elevati tassi di disoccupazione giovanile e l’invecchiamento della forza lavoro, i licenziamenti dovuti alla riduzione del personale, le fusioni aziendali e i trasferimenti all’estero delle stesse aziende, dovuti alle consistenti pressioni economiche di un mercato sempre più globale. A testimoniare il fatto che i comparti lavorativi e produttivi stanno registrando una serie di complesse e articolate difficoltà vi è anche, in pressoché tutto il territorio nazionale, la presenza di offerte lavorative riguardanti soprattutto la bassa e l’alta specializzazione, che penalizzano le possibilità di inserimento lavorativo nelle professioni intermedie che, tra l’altro, rappresentano tradizionalmente l’utenza privilegiata dei servizi di orientamento. I fattori socioeconomici che molto sommariamente sono stati ricordati possono condizionare anche pesantemente le possibilità e le opportunità che vengono offerte ai giovani in vista della loro scelta scolastico-professionale, e rappresentano un ulteriore elemento di complessità e difficoltà per quanti, in questi anni, si accingono a compiere decisioni in merito al proprio progetto professionale. Accanto a queste “determinanti” di tipo socioeconomico sono ovviamente operanti anche componenti di tipo personale e psicologico, in considerazione soprattutto del fatto che le persone, dalla formazione e dal lavoro, si attendono anche e generalmente risultati descrivibili in termini di successo e di soddisfazione. L’interazione di questi ultimi fattori con quelli precedentemente ricordati richiede agli adolescenti delle società occidentali un’accentuata disponibilità alla flessibilità, da un lato, e, dall'altro, la capacità di far fronte a una serie di cambiamenti e di richieste che comportano necessariamente anche complesse rielaborazioni della propria identità personale e professionale, unitamente all’assunzione di responsabilità personali e sociali decisamente più consistenti di quelle sperimentate dalle generazioni precedenti. Tutto ciò non avviene sempre in modo indolore: spesso si associa a scelte poco funzionali, a disagio sociale e a forme di disadattamento che possono minare lo sviluppo e le probabilità di un inserimento sociale produttivo e partecipante (Soresi et al., 2005). Relativamente alla scelta scolastica, è importante ricordare che gli adolescenti italiani si trovano a dover prendere, intorno ai 1445 anni, al termine della Scuola media, una decisione impegnativa circa il proprio futuro: sono chiamati a scegliere quale scuola superiore intraprendere fra una gamma di opzioni ampia (licei scientifici, licei classici, licei linguistici, licei sociopedagogici, istituti per geometri, industriali ecc.), che può condurre verso professioni diverse e che richiederà approfondimenti specifici nel futuro. A questo riguardo Nota e Soresi (1999) hanno messo in evidenza che l’11,5% degli studenti di scuola media può essere considerato indeciso e insicuro circa il proprio futuro, tende essenzialmente all’esternalità, e ritiene che ciò che gli accadrà in futuro dipenderà in larga parte dal caso o da eventi che sfuggono al proprio controllo. Si tratta, inoltre, di adolescenti che dichiarano di nutrire poca fiducia nelle proprie capacità decisionali e di ricorrere con una certa frequenza a stili decisionali disadattivi. Questa condizione di “indecisione” e insicurezza si associa sovente a difficoltà nel compiere delle scelte importanti per il proprio futuro, a procrastinazione o evitamento del compito di scelta o alla realizzazione di scelte poco vantaggiose, che possono avere ripercussioni negative sul prosieguo degli studi e sui livelli di soddisfazione sperimentati. Dati molto simili sono stati registrati anche con adolescenti più vecchi, di 1748 anni, che si accingevano a scegliere il da farsi al termine della scuola media superiore. E proprio per persone che presentano queste caratteristiche e difficoltà che viene invocata un'attività di orientamento in grado di offrire aiuti effettivamente importanti e significativi. A differenza di quanto avveniva in passato, i “casi difficili di orientamento” sono oggi decisamente più frequenti e richiedono agli operatori di settore livelli elevati di professionalità e capacità di ancorare gli interventi a modelli e approcci che, enfatizzando aspetti diversi, richiedono l'utilizzazione di strumentazioni differenti e il possesso di capacità operative eterogenee. E necessario, per poter dare risposte efficaci e socialmente utili a coloro che si rivolgono ai servizi di orientamento, evitare di cadere nella tentazione di dare seguito al proliferare di iniziative realizzate da agenzie e “professionisti” variamente impegnati nella formazione, nell’economia, nei lavoro, che hanno in comune, molto probabilmente, solamente un desiderio, più o meno autentico ed evidente, di aiutare le perso» ne a compiere le loro scelte scolastico-professionali. Spesso questi “aiuti” hanno finalità solo vagamente orientanti, sono per lo più “brevi”, “sporadici” e realizzati in extremis, e hanno, proprio a causa di tutto ciò, scarse probabilità di incidere efficacemente sulle difficoltà che le persone indecise possono sperimentare. A queste azioni si contrappongono i cosiddetti interventi di career counseling, di consulenza personalizzata, di bilancio personale e professionale, di “valutazione del potenziale”, che fanno ricorso a procedure specifiche di tipo “clinico”, psicometrico e psicologico, e tutte quelle iniziative di orientamento a carattere educativo che si propongono intenzionalmente di migliorare alcune abilità al fine di rendere le persone maggiormente in grado di attivare autonomi e consapevoli processi decisionali. Questi interventi richiedono la conoscenza approfondita di almeno alcune delle teorie che, nell’ambito dell’orientamento, sono state proposte, e la capacità di far discendere da esse le diverse azioni che, di volta in volta e sulla base delle caratteristiche delle problematiche presenti, possono essere realizzate.
2006
Progetti di intervento psicologico. Idee, suggestioni e suggerimenti per la pratica professionale
8838627738
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2436772
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