Numerosi sono stati gli studi che hanno cercato di confermare le assunzioni formulate relativamente allo sviluppo degli interessi e alla qualità delle prestazioni (per delle recenti rassegne cfr. Lent, Brown e Hackett, 2002; Swanson e Gore, 2000). Tuttavia, alcune questioni chiave sono state finora oggetto di pochissime indagini, se non addirittura ignorate. Questo capitolo si prefigge di presentare la sintesi di due lavori di ricerca che abbiamo svolto in collaborazione con Robert Lent, Steven Brown e Terence Tracey relativamente allo sviluppo delle credenze di efficacia e degli interessi in adolescenti italiani. Nel primo studio le ipotesi formulate furono le seguenti: a) l’autoefficacia era in relazione alle aspettative di risultato; b) gli interessi venivano predetti dall’autoefficacia e dalle aspettative di risultato; c) la propensione verso una professione era predetta dall’autoefficacia, dalle aspettative di risultato e dagli interessi; d) gli interessi mediavano parzialmente le relazioni autoefficacia-aspettative e le professioni considerate più probabili per quanto riguarda la realizzazione. Si è anche voluto verificare le relazioni esistenti fra variabili contestuali e scelte professionali. Le analisi effettuate sostengono l'ipotesi secondo la quale, per ogni tipologia di Holland, l’autoefficacia e le aspettative di risultato assieme predicano gli interessi e gli interessi mediano le relazioni tra autoefficacia, aspettative di risultato e le professioni considerate come quelle che con maggiore probabilità verranno svolte. Inoltre, contrariamente a quanto previsto dalla SCCT, il supporto e le barriere sociali caratterizzano le probabilità di scelta in modo indiretto (mediante l’autoefficacia). I risultati ottenuti permettono di sostenere quanto affermato dalla SCCT a proposito delle relazioni fra credenze di efficacia, aspettative di risultato e scelte che si stanno maturando in tutti e sei gli ambiti professionali previsti da Holland. Altri aspetti importanti di questo lavoro riguardano il fatto che sono stati considerati settori diversi per lo studio delle relazioni ipotizzate e coinvolti soggetti italiani di scuola superiore. Per quanto riguarda i supporti e le barriere si è osservato che queste, come anticipato dalla SCCT, avevano un ruolo essenziale nel processo di scelta anche se sembrano influenzare in primo luogo l’autoefficacia professionale più che le idee a proposito della realizzabilità di un'attività lavorativa. Il secondo studio è stato realizzato con un gruppo di adolescenti italiani per la necessità di convalidare con ricerche crossculturali quanto evidenziato con studenti americani. In primo luogo, eravamo interessati ad analizzare la quantità di cambiamento, o la presenza di stabilità, negli interessi e nelle credenze di efficacia che questi adolescenti facevano registrare nei corso di un anno. In secondo luogo, si è voluto analizzare la relazione fra credenze di efficacia e interessi. I lavori che abbiamo presentato, relativi al contesto italiano, sostengono quanto affermato dalla Bezt e dalla Hackett alla Conferenza annuale della American Psychological Association del 2005 che si è svolta a metà agosto a Washington, ovvero che il costrutto dell’autoefficacia e il modello sociocognitivo hanno una "validità universale". Le assunzioni di base e la capacità esplicativa del modello sembrano valere al di là dei confini di una singola nazione. Tutto ciò, molto probabilmente, è dovuto al fatto che l’autoefficacia è contesto specifica e compito-dipendente: al variare della cultura ciò che rimane costante e che sembra essere importante per le persone è il ruolo che il contesto assume nell’influenzare le aspettative relative allo svolgimento di specifiche prestazioni. In questo sta la "forza” di questo costrutto, che sta diventando, a livello ormai internazionale, uno dei più importanti punti di riferimento per la Vocational Psychology sia per la ricerca che per l'applicazione.

Lo sviluppo dell' autoefficacia e degli interessi in adolescenti italiani

SORESI, SALVATORE;NOTA, LAURA;
2007

Abstract

Numerosi sono stati gli studi che hanno cercato di confermare le assunzioni formulate relativamente allo sviluppo degli interessi e alla qualità delle prestazioni (per delle recenti rassegne cfr. Lent, Brown e Hackett, 2002; Swanson e Gore, 2000). Tuttavia, alcune questioni chiave sono state finora oggetto di pochissime indagini, se non addirittura ignorate. Questo capitolo si prefigge di presentare la sintesi di due lavori di ricerca che abbiamo svolto in collaborazione con Robert Lent, Steven Brown e Terence Tracey relativamente allo sviluppo delle credenze di efficacia e degli interessi in adolescenti italiani. Nel primo studio le ipotesi formulate furono le seguenti: a) l’autoefficacia era in relazione alle aspettative di risultato; b) gli interessi venivano predetti dall’autoefficacia e dalle aspettative di risultato; c) la propensione verso una professione era predetta dall’autoefficacia, dalle aspettative di risultato e dagli interessi; d) gli interessi mediavano parzialmente le relazioni autoefficacia-aspettative e le professioni considerate più probabili per quanto riguarda la realizzazione. Si è anche voluto verificare le relazioni esistenti fra variabili contestuali e scelte professionali. Le analisi effettuate sostengono l'ipotesi secondo la quale, per ogni tipologia di Holland, l’autoefficacia e le aspettative di risultato assieme predicano gli interessi e gli interessi mediano le relazioni tra autoefficacia, aspettative di risultato e le professioni considerate come quelle che con maggiore probabilità verranno svolte. Inoltre, contrariamente a quanto previsto dalla SCCT, il supporto e le barriere sociali caratterizzano le probabilità di scelta in modo indiretto (mediante l’autoefficacia). I risultati ottenuti permettono di sostenere quanto affermato dalla SCCT a proposito delle relazioni fra credenze di efficacia, aspettative di risultato e scelte che si stanno maturando in tutti e sei gli ambiti professionali previsti da Holland. Altri aspetti importanti di questo lavoro riguardano il fatto che sono stati considerati settori diversi per lo studio delle relazioni ipotizzate e coinvolti soggetti italiani di scuola superiore. Per quanto riguarda i supporti e le barriere si è osservato che queste, come anticipato dalla SCCT, avevano un ruolo essenziale nel processo di scelta anche se sembrano influenzare in primo luogo l’autoefficacia professionale più che le idee a proposito della realizzabilità di un'attività lavorativa. Il secondo studio è stato realizzato con un gruppo di adolescenti italiani per la necessità di convalidare con ricerche crossculturali quanto evidenziato con studenti americani. In primo luogo, eravamo interessati ad analizzare la quantità di cambiamento, o la presenza di stabilità, negli interessi e nelle credenze di efficacia che questi adolescenti facevano registrare nei corso di un anno. In secondo luogo, si è voluto analizzare la relazione fra credenze di efficacia e interessi. I lavori che abbiamo presentato, relativi al contesto italiano, sostengono quanto affermato dalla Bezt e dalla Hackett alla Conferenza annuale della American Psychological Association del 2005 che si è svolta a metà agosto a Washington, ovvero che il costrutto dell’autoefficacia e il modello sociocognitivo hanno una "validità universale". Le assunzioni di base e la capacità esplicativa del modello sembrano valere al di là dei confini di una singola nazione. Tutto ciò, molto probabilmente, è dovuto al fatto che l’autoefficacia è contesto specifica e compito-dipendente: al variare della cultura ciò che rimane costante e che sembra essere importante per le persone è il ruolo che il contesto assume nell’influenzare le aspettative relative allo svolgimento di specifiche prestazioni. In questo sta la "forza” di questo costrutto, che sta diventando, a livello ormai internazionale, uno dei più importanti punti di riferimento per la Vocational Psychology sia per la ricerca che per l'applicazione.
2007
Orientamento alle scelte: rassegne, ricerche, strumenti ed applicazioni
9788809402966
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