La transizione scuola-lavoro costituisce quell’intervallo temporale nella vita dei giovani che abbraccia la conclusione del periodo formativo, la ricerca del primo impiego e l’inserimento professionale in un’occupazione stabile. Questo processo si caratterizza per essere un momento critico e complesso. Critico perché implica scelte le cui conseguenze non sono neutrali sullo sviluppo personale e professionale dell’individuo. Complesso perché numerose sono le variabili, endogene ed esogene, che agiscono sulla transizione. Alcune ricerche in tema di transizione scuola-lavoro hanno individuato i caratteri strutturali del problema (Mariani, Tronti e Zeli, 2001). In primo luogo, si sottolinea il ruolo di “parcheggio” che spesso svolge il sistema scolastico. Dati Istat (2002) mostrano che nel corso dell’anno accademico 2000/2001, su 100 iscritti ai corsi di diploma e di laurea, circa 37 risultavano fuori corso. Il ritardo si accumula nel corso degli anni portando oltre l’85% degli studenti a laurearsi fuori corso. Una parte è formata da studenti-lavoratori, che per necessità o per scelta anticipano l’ingresso nel mercato del lavoro. Una quota rilevante, invece, è costituita da persone che si presentano per la prima volta sul mercato del lavoro alla soglia dei trent’anni. I processi decisionali di questi due segmenti saranno necessariamente differenti, così come diverso sarà l’atteggiamento delle organizzazioni che li assumono. La scelta di mettersi alla ricerca del lavoro, di saltare tra brevi e differenti esperienze professionali, di continuare a formarsi (e quindi posticipare ancora l’ingresso nel mercato del lavoro) possono essere ugualmente razionali in funzione del contributo che esse apportano al portafoglio di competenze individuale. All’interno di questo scenario, il paper si pone l’obiettivo di analizzare le strategie di ingresso nel mercato del lavoro dei neolaureati. Tra le diverse teorie che spiegano la transizione scuola-lavoro, ci si è focalizzati su quelle che hanno per oggetto i comportamenti dell’individuo (e non dell’impresa): la teoria del capitale umano (Becker, 1964), le teorie che si concentrano sui network relazionali (Granovetter, 1974; Thurow, 1975) e quelle centrate sugli aspetti cognitivi della scelta (March, 1994). Ciascuno di questi approcci, pur concentrandosi sullo stesso oggetto d’analisi, prende in considerazione differenti variabili che possono intervenire sul processo di scelta, e conseguentemente prefigura diversi risultati conseguibili.

Alla conquista del futuro: competenze per l' employability

COSTA, GIOVANNI;GIANECCHINI, MARTINA;GUBITTA, PAOLO
2004

Abstract

La transizione scuola-lavoro costituisce quell’intervallo temporale nella vita dei giovani che abbraccia la conclusione del periodo formativo, la ricerca del primo impiego e l’inserimento professionale in un’occupazione stabile. Questo processo si caratterizza per essere un momento critico e complesso. Critico perché implica scelte le cui conseguenze non sono neutrali sullo sviluppo personale e professionale dell’individuo. Complesso perché numerose sono le variabili, endogene ed esogene, che agiscono sulla transizione. Alcune ricerche in tema di transizione scuola-lavoro hanno individuato i caratteri strutturali del problema (Mariani, Tronti e Zeli, 2001). In primo luogo, si sottolinea il ruolo di “parcheggio” che spesso svolge il sistema scolastico. Dati Istat (2002) mostrano che nel corso dell’anno accademico 2000/2001, su 100 iscritti ai corsi di diploma e di laurea, circa 37 risultavano fuori corso. Il ritardo si accumula nel corso degli anni portando oltre l’85% degli studenti a laurearsi fuori corso. Una parte è formata da studenti-lavoratori, che per necessità o per scelta anticipano l’ingresso nel mercato del lavoro. Una quota rilevante, invece, è costituita da persone che si presentano per la prima volta sul mercato del lavoro alla soglia dei trent’anni. I processi decisionali di questi due segmenti saranno necessariamente differenti, così come diverso sarà l’atteggiamento delle organizzazioni che li assumono. La scelta di mettersi alla ricerca del lavoro, di saltare tra brevi e differenti esperienze professionali, di continuare a formarsi (e quindi posticipare ancora l’ingresso nel mercato del lavoro) possono essere ugualmente razionali in funzione del contributo che esse apportano al portafoglio di competenze individuale. All’interno di questo scenario, il paper si pone l’obiettivo di analizzare le strategie di ingresso nel mercato del lavoro dei neolaureati. Tra le diverse teorie che spiegano la transizione scuola-lavoro, ci si è focalizzati su quelle che hanno per oggetto i comportamenti dell’individuo (e non dell’impresa): la teoria del capitale umano (Becker, 1964), le teorie che si concentrano sui network relazionali (Granovetter, 1974; Thurow, 1975) e quelle centrate sugli aspetti cognitivi della scelta (March, 1994). Ciascuno di questi approcci, pur concentrandosi sullo stesso oggetto d’analisi, prende in considerazione differenti variabili che possono intervenire sul processo di scelta, e conseguentemente prefigura diversi risultati conseguibili.
2004
Professionalità  e occupabilità  dei laureati dell'Università  di Padova, Numero monografico di Quaderno Pharos n. 7
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2451930
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