Il presente lavoro illustra i risultati delle indagini archeometrinegli ambiti minerocristallograƒici e geochimico-isotopici sulla bara e lo scheletro per antica tradizione attribuiti a san Luca evangelista, conservati nella Basilica di Santa Giustina in Padova. Il lavoro si propone di fornire un contributo alla ricostruzione della successione degli eventi storici attraverso la caratterizzazione dei differenti materiali costituenti i reperti. I materiali studiati a tal ƒìne sono stati: tessuto osseo delle regìoni femorali dello scheletro, piombo metallico costituente la bara e i materiali di alterazione, nonché l'epigrafe bilingue. L'età del reperto, misurata mediante 14C sul tessuto osseo, indica, a vario grado di probabilità, che il soggetto è morto tra l 'inizio del II e la fine del IV secolo d.C. Sono inoltre evidenti spesse incrostazioni di cerussite in corrispondenza della zona di contatto tra il reperto e la cassa. L'analisi isotopica condotta sul piombo del crostone cerussitico indica che si è prodotto per alterazione del piombo della stessa cassa che tutt 'oggi contiene lo scheletro. La bara è costituita da una cassa e da un coperchio. I’insieme delle indagini eseguite permette di affermare che le due parti sono costituite di materiale di diversa origine, cosi come diverse sono state le condizioni ambientali nelle quali le due parti sono state conservate. La cassa presenta inoltre evidenti segni di depositi limosi articolati su più livelli. I risultati dello studio micropaleontologico hanno evidenziato che la bara originale è stata soggetta a ripetute inondazionì nell'area padovana. Sulla base dei risultati analitici qui riportati si può ipotizzare che un anziano morto tra l'inizio del secondo e la ƒine del quarto secolo d.C. siastato tumuato in una cassa plumbea . Il processo di decomposizione cadaverica ha prodotto una parziale aggressione del metallo con formazione di uno spesso crostone di carbonato di piombo aderente al bacino con fossilizzazione di insetti necrofagi: in un periodo non non databile sulla base dei metodi qui usati, ma certamente successivo alla decomposizione del cadavere e precednte il 1177 la cassa subisce ripetute alluvioni ed è soggetta ad un marcato processo di carbonatazione del piombo. In epoca rinascimentale il coperchio originale viene sostituito dall’attuale. Nella ricognizione del 1998 all’interno della cassa viene rinvenuta un’epigrafe plumbea bilingue (latino-greca) attestante l’identità dello scheletro. Tale epigrafe, probabilmente incisa in un contesto no padovano, viene successivamente pigmentata con encausto rosso a cinabro in occasione dell’ultima ricognizione del 1562.
Indagini sulle reliquie attribuite a "San Luca Evangelista", Basilica di Santa Giustina in Padova: una ricostruzione degli eventi storici sulla base dei dati mineralogici, geochimici e micropaleontologici
MOLIN, GIANMARIO;SALVIULO, GABRIELLA
2003
Abstract
Il presente lavoro illustra i risultati delle indagini archeometrinegli ambiti minerocristallograƒici e geochimico-isotopici sulla bara e lo scheletro per antica tradizione attribuiti a san Luca evangelista, conservati nella Basilica di Santa Giustina in Padova. Il lavoro si propone di fornire un contributo alla ricostruzione della successione degli eventi storici attraverso la caratterizzazione dei differenti materiali costituenti i reperti. I materiali studiati a tal ƒìne sono stati: tessuto osseo delle regìoni femorali dello scheletro, piombo metallico costituente la bara e i materiali di alterazione, nonché l'epigrafe bilingue. L'età del reperto, misurata mediante 14C sul tessuto osseo, indica, a vario grado di probabilità, che il soggetto è morto tra l 'inizio del II e la fine del IV secolo d.C. Sono inoltre evidenti spesse incrostazioni di cerussite in corrispondenza della zona di contatto tra il reperto e la cassa. L'analisi isotopica condotta sul piombo del crostone cerussitico indica che si è prodotto per alterazione del piombo della stessa cassa che tutt 'oggi contiene lo scheletro. La bara è costituita da una cassa e da un coperchio. I’insieme delle indagini eseguite permette di affermare che le due parti sono costituite di materiale di diversa origine, cosi come diverse sono state le condizioni ambientali nelle quali le due parti sono state conservate. La cassa presenta inoltre evidenti segni di depositi limosi articolati su più livelli. I risultati dello studio micropaleontologico hanno evidenziato che la bara originale è stata soggetta a ripetute inondazionì nell'area padovana. Sulla base dei risultati analitici qui riportati si può ipotizzare che un anziano morto tra l'inizio del secondo e la ƒine del quarto secolo d.C. siastato tumuato in una cassa plumbea . Il processo di decomposizione cadaverica ha prodotto una parziale aggressione del metallo con formazione di uno spesso crostone di carbonato di piombo aderente al bacino con fossilizzazione di insetti necrofagi: in un periodo non non databile sulla base dei metodi qui usati, ma certamente successivo alla decomposizione del cadavere e precednte il 1177 la cassa subisce ripetute alluvioni ed è soggetta ad un marcato processo di carbonatazione del piombo. In epoca rinascimentale il coperchio originale viene sostituito dall’attuale. Nella ricognizione del 1998 all’interno della cassa viene rinvenuta un’epigrafe plumbea bilingue (latino-greca) attestante l’identità dello scheletro. Tale epigrafe, probabilmente incisa in un contesto no padovano, viene successivamente pigmentata con encausto rosso a cinabro in occasione dell’ultima ricognizione del 1562.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.