Lo studio, dedicato ad un’analisi dell’interazione tra principi del mercato interno e politiche in materia di cultura, muove dalla presa d’atto dell’esistenza di un nucleo di principi e meccanismi normativi, previsti dai Trattati e/o elaborati dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia, che costituiscono elementi caratterizzanti del sistema giuridico costituitosi a partire dai Trattati di Parigi e Roma, sinteticamente definibile al giorno d’oggi come l’ordinamento giuridico dell’Unione europea. Attraverso l’analisi di alcuni di quei principi e meccanismi normativi – quali l’armonizzazione e il mutuo riconoscimento, così come si sono sviluppati nel contesto del diritto del mercato interno – lo studio si propone di verificare se essi abbiano assunto un rilievo che travalica i confini di quel settore dell'ordinamento dell'Unione, per estendersi, in particolare, al contesto dell'Europa della cultura. Nel far questo lo studio parte da un’attenta analisi della competenza relativa all’instaurazione del mercato interno, mettendo in evidenza la singolarità della sua definizione di competenza concorrente, frutto delle modifiche introdotte a Lisbona. Si sottolinea in particolare come tale definizione sia in realtà espressione qui della necessità di lasciare all’intervento di armonizzazione – di cui si sottolinea la forza espansiva insita nella genericità delle basi giuridiche ad esso relative - unicamente quelle aree in cui gli obiettivi del mercato interno non possano essere adeguatamente perseguiti per il solo tramite della liberalizzazione negativa e del principio del mutuo riconoscimento. Sono poi oggetto di studio le specifiche competenze dell’Unione rilevanti nel settore culturale, in primis la competenza in materia di cultura, ma anche quella relativa alla creazione di uno spazio della ricerca. Della prima, dopo aver tracciato le radici nel progetto Spinelli e il faticoso affermarsi nelle tappe di modifica dei Trattati da Maastricht in avanti, con il passaggio a vuoto dell’Atto Unico Europeo, si evidenziano sia le profonde differenze, sia la parziale continuità rispetto al progetto Spinelli. Della seconda, si sottolinea la necessaria contiguità con la creazione del mercato interno, sia per la similarità dei paradigmi essenziali di quei due spazi, sia per l’influenza ineludibile che il mercato interno finisce per esercitare sul più recente, e in parte ancora embrionale, “spazio” della ricerca. Ciò posto, si passa a valutare alcuni interventi di coordinamento ed armonizzazione del mercato interno alla luce degli obiettivi posti dall’art. 167, in materia di cultura, verificando in che misura questo possa avere come esito la predisposizione di condizioni favorevoli allo sviluppo di una cultura comune e, nel contempo, contribuire alla consapevolezza delle identità culturali nazionali. Sono in particolare considerate la direttiva televisione senza frontiere (ora servizi di media audiovisivi) il cui principio centrale – la libertà di trasmissione – finisce per favorire la conoscenza dei diversi modelli culturali, ma anche la veicolazione di modelli culturali prevalenti ed unificanti, pur nella dimensione prevalentemente europea assicurata dalle previsioni in materia di quote di trasmissione europee. In seguito, è valorizzata l’attività di armonizzazione dei diritti di proprietà intellettuale, di cui si sottolinea l’apporto sostanzialmente neutro nella dialettica unità/diversità, ma al tempo stesso l’utilità ai fini dello sviluppo di un’industria culturale europea. Altro profilo valorizzato è quello dell’armonizzazione parziale dell’IVA, di cui si mettono in luce alcuni aspetti tecnici capaci di favorire lo svolgimento transfrontaliero di attività culturali, nonché lo spazio lasciato ad una tassazione agevolata delle attività culturali in genere. L’analisi delle interazioni tra cultura e mercato interno si sposta a questo punto sul tema del mutuo riconoscimento, e sui suoi rapporti con l’idea della diversità culturale. Si sottolinea allora che, nonostante l’apparente analogia di paradigma, i due principi nascondono invece potenzialità contrastanti, con il principio del mutuo riconoscimento che finisce, in certa misura, per smussare le diversità, attraverso il gioco della concorrenza tra sistemi e modelli – compresi i modelli di istruzione - che esso genera e la conseguente tendenza all’armonizzazione/omogeneizzazione spontanea. Più in generale, si rileva come la circolazione e la conseguente contaminazione di attori e sistemi, tipiche del mercato interno, interagiscono proficuamente con le previsioni dei Trattati specificamente dedicate alla politica culturale e alle politiche connesse come l’istruzione e la ricerca, al punto da suggerire la possibilità di definire, a partire da quell’interazione dinamica, un'identità culturale, ed al tempo stesso un embrione di identità politica europea, basate sulla coesistenza di identità diverse e sulla contestuale creazione di un tessuto connettivo che finisce - almeno potenzialmente - per trasfigurarle.

PRINCIPI DEL MERCATO INTERNO ED EUROPA DELLA CULTURA

CORTESE, BERNARDO
2011

Abstract

Lo studio, dedicato ad un’analisi dell’interazione tra principi del mercato interno e politiche in materia di cultura, muove dalla presa d’atto dell’esistenza di un nucleo di principi e meccanismi normativi, previsti dai Trattati e/o elaborati dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia, che costituiscono elementi caratterizzanti del sistema giuridico costituitosi a partire dai Trattati di Parigi e Roma, sinteticamente definibile al giorno d’oggi come l’ordinamento giuridico dell’Unione europea. Attraverso l’analisi di alcuni di quei principi e meccanismi normativi – quali l’armonizzazione e il mutuo riconoscimento, così come si sono sviluppati nel contesto del diritto del mercato interno – lo studio si propone di verificare se essi abbiano assunto un rilievo che travalica i confini di quel settore dell'ordinamento dell'Unione, per estendersi, in particolare, al contesto dell'Europa della cultura. Nel far questo lo studio parte da un’attenta analisi della competenza relativa all’instaurazione del mercato interno, mettendo in evidenza la singolarità della sua definizione di competenza concorrente, frutto delle modifiche introdotte a Lisbona. Si sottolinea in particolare come tale definizione sia in realtà espressione qui della necessità di lasciare all’intervento di armonizzazione – di cui si sottolinea la forza espansiva insita nella genericità delle basi giuridiche ad esso relative - unicamente quelle aree in cui gli obiettivi del mercato interno non possano essere adeguatamente perseguiti per il solo tramite della liberalizzazione negativa e del principio del mutuo riconoscimento. Sono poi oggetto di studio le specifiche competenze dell’Unione rilevanti nel settore culturale, in primis la competenza in materia di cultura, ma anche quella relativa alla creazione di uno spazio della ricerca. Della prima, dopo aver tracciato le radici nel progetto Spinelli e il faticoso affermarsi nelle tappe di modifica dei Trattati da Maastricht in avanti, con il passaggio a vuoto dell’Atto Unico Europeo, si evidenziano sia le profonde differenze, sia la parziale continuità rispetto al progetto Spinelli. Della seconda, si sottolinea la necessaria contiguità con la creazione del mercato interno, sia per la similarità dei paradigmi essenziali di quei due spazi, sia per l’influenza ineludibile che il mercato interno finisce per esercitare sul più recente, e in parte ancora embrionale, “spazio” della ricerca. Ciò posto, si passa a valutare alcuni interventi di coordinamento ed armonizzazione del mercato interno alla luce degli obiettivi posti dall’art. 167, in materia di cultura, verificando in che misura questo possa avere come esito la predisposizione di condizioni favorevoli allo sviluppo di una cultura comune e, nel contempo, contribuire alla consapevolezza delle identità culturali nazionali. Sono in particolare considerate la direttiva televisione senza frontiere (ora servizi di media audiovisivi) il cui principio centrale – la libertà di trasmissione – finisce per favorire la conoscenza dei diversi modelli culturali, ma anche la veicolazione di modelli culturali prevalenti ed unificanti, pur nella dimensione prevalentemente europea assicurata dalle previsioni in materia di quote di trasmissione europee. In seguito, è valorizzata l’attività di armonizzazione dei diritti di proprietà intellettuale, di cui si sottolinea l’apporto sostanzialmente neutro nella dialettica unità/diversità, ma al tempo stesso l’utilità ai fini dello sviluppo di un’industria culturale europea. Altro profilo valorizzato è quello dell’armonizzazione parziale dell’IVA, di cui si mettono in luce alcuni aspetti tecnici capaci di favorire lo svolgimento transfrontaliero di attività culturali, nonché lo spazio lasciato ad una tassazione agevolata delle attività culturali in genere. L’analisi delle interazioni tra cultura e mercato interno si sposta a questo punto sul tema del mutuo riconoscimento, e sui suoi rapporti con l’idea della diversità culturale. Si sottolinea allora che, nonostante l’apparente analogia di paradigma, i due principi nascondono invece potenzialità contrastanti, con il principio del mutuo riconoscimento che finisce, in certa misura, per smussare le diversità, attraverso il gioco della concorrenza tra sistemi e modelli – compresi i modelli di istruzione - che esso genera e la conseguente tendenza all’armonizzazione/omogeneizzazione spontanea. Più in generale, si rileva come la circolazione e la conseguente contaminazione di attori e sistemi, tipiche del mercato interno, interagiscono proficuamente con le previsioni dei Trattati specificamente dedicate alla politica culturale e alle politiche connesse come l’istruzione e la ricerca, al punto da suggerire la possibilità di definire, a partire da quell’interazione dinamica, un'identità culturale, ed al tempo stesso un embrione di identità politica europea, basate sulla coesistenza di identità diverse e sulla contestuale creazione di un tessuto connettivo che finisce - almeno potenzialmente - per trasfigurarle.
2011
LE CULTURE DELL'EUROPA, L'EUROPA DELLA CULTURA
9788856845204
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