Introduzione Lo studio delle interazioni e delle relazioni precoci ha prevalentemente adottato paradigmi teorici e metodologici diadici, che hanno definito l’interazione “a due” come la matrice a partire dalla quale l’individuo appronta e costruisce nuovi modelli di relazione (Stern, 1985). Il concetto di triade studiato in tali contesti fa riferimento ad una condizione in cui l’interazione tra il bambino e l’adulto di riferimento (di solito la madre) viene osservata rispetto ad un oggetto e/o un evento esterno: in tali disegni di ricerca viene effettuata una sorta di combinazione tra i dati derivati dall’interazione della diade adulto-bambino e quelli derivati dall’interazione con l’oggetto. Diversamente, alcuni ricercatori hanno rivolto sempre maggiore attenzione allo studio delle interazioni triadiche madre-padre-bambino ed al loro ruolo nello sviluppo affettivo-relazionale nel primo anno di vita (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1995). Il riferimento teorico è ad un approccio sistemico-familiare secondo cui la triade madre-padre-bambino viene definita come un sistema co-evolutivo non riducibile alla somma dei sistemi diadici che la compongono (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1999). Il modello evolutivo è quello dell’intersoggettività primaria di Stern (1985), in cui viene rielaborato il concetto di schemi di “stare con” acquisiti dal bambino rispetto ad una triade interattiva. Secondo questa visione la qualità delle interazioni e le competenze interattive triadiche del piccolo evolverebbero parallelamente a quelle diadiche e non apparterrebbero ad un livello di sviluppo successivo (Corboz, Forni, Fivaz-Depeursinge, 1989; Fivaz-Depeursinge, 1989). Parallelamente al quadro teorico, gli autori hanno sviluppato una procedura che consente di osservare e di valutare la qualità delle interazioni del sistema triadico padre-madre-bambino in una situazione di gioco in cui i tre protagonisti sono tutti contemporaneamente coinvolti nell’interazione e non si assiste all’osservazione separata di diadi: il Lausanne Triadic Play (LTP; Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, Carneiro, Wasem, 2002). A questo proposito la presente ricerca si è proposta di indagare se la procedura del Lausanne Triadic Play, ideata in un contesto culturale diverso da quello italiano, può essere applicata adeguatamente anche a genitori e bambini appartenenti alla nostra popolazione, sia per quanto riguarda il setting osservativo, sia per quanto riguarda le variabili definite dallo schema di codifica delle interazioni triadiche madre-padre-bambino proposto dagli autori. Metodologia Partecipanti: Lo studio ha riguardato 40 coppie di genitori ed il loro bambino appartenenti ad una popolazione non clinica. Il gruppo di controllo è composto da 48 triadi madre-padre-bambino reclutate presso il Centre d’Etude de la Famille di Losanna, appartenenti allo studio di validazione dello strumento (Fivaz-Depaursinge et al., 2002). Metodi e tempi di raccolta dati: La ricerca ha previsto la raccolta dei dati attraverso la somministrazione della procedura del Losanne Triadic Play (LTP) applicata al 4° e al 9° mese di vita del bambino. Risultati I risultati preliminari, relativi alla codifica della procedura LTP al 4° mese del bambino evidenziano un accordo tra giudici indipendenti di K = .84. Il coefficiente Alpha di Cronbach applicato all’insieme delle scale di codifica è risultato buono ( = .596), anche se inferiore a quello dello studio di validazione ( = .777), evidenziando un livello di affidabilità non del tutto soddisfacente. I punteggi ottenuti sulle diverse scale di valutazione correlano positivamente tra di loro e con il punteggio complessivo (coefficiente rho di Spearman), evidenziando buon livello di consistenza interna della metodologia. Il T-Test per campioni indipendenti (t = .761, df = 81, p = .449) non riscontra differenze significative tra i punteggi totali ottenuti dai due gruppi; in altre parole, i due gruppi studiati mostrano punteggi, rispetto al sistema di codifica della procedura, piuttosto omogenei sia rispetto alle singole scale, sia rispetto al totale a 4 mesi del bambino. E’ in corso l’elaborazione dei dati relativi alla rilevazione effettuata al 9° mese del bambino.

Studio preliminare di validazione di uno strumento di valutazione delle competenze triadiche precoci.

SIMONELLI, ALESSANDRA;VIZZIELLO, GRAZIA MARIA;BIGHIN, MARA;
2006

Abstract

Introduzione Lo studio delle interazioni e delle relazioni precoci ha prevalentemente adottato paradigmi teorici e metodologici diadici, che hanno definito l’interazione “a due” come la matrice a partire dalla quale l’individuo appronta e costruisce nuovi modelli di relazione (Stern, 1985). Il concetto di triade studiato in tali contesti fa riferimento ad una condizione in cui l’interazione tra il bambino e l’adulto di riferimento (di solito la madre) viene osservata rispetto ad un oggetto e/o un evento esterno: in tali disegni di ricerca viene effettuata una sorta di combinazione tra i dati derivati dall’interazione della diade adulto-bambino e quelli derivati dall’interazione con l’oggetto. Diversamente, alcuni ricercatori hanno rivolto sempre maggiore attenzione allo studio delle interazioni triadiche madre-padre-bambino ed al loro ruolo nello sviluppo affettivo-relazionale nel primo anno di vita (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1995). Il riferimento teorico è ad un approccio sistemico-familiare secondo cui la triade madre-padre-bambino viene definita come un sistema co-evolutivo non riducibile alla somma dei sistemi diadici che la compongono (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1999). Il modello evolutivo è quello dell’intersoggettività primaria di Stern (1985), in cui viene rielaborato il concetto di schemi di “stare con” acquisiti dal bambino rispetto ad una triade interattiva. Secondo questa visione la qualità delle interazioni e le competenze interattive triadiche del piccolo evolverebbero parallelamente a quelle diadiche e non apparterrebbero ad un livello di sviluppo successivo (Corboz, Forni, Fivaz-Depeursinge, 1989; Fivaz-Depeursinge, 1989). Parallelamente al quadro teorico, gli autori hanno sviluppato una procedura che consente di osservare e di valutare la qualità delle interazioni del sistema triadico padre-madre-bambino in una situazione di gioco in cui i tre protagonisti sono tutti contemporaneamente coinvolti nell’interazione e non si assiste all’osservazione separata di diadi: il Lausanne Triadic Play (LTP; Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, Carneiro, Wasem, 2002). A questo proposito la presente ricerca si è proposta di indagare se la procedura del Lausanne Triadic Play, ideata in un contesto culturale diverso da quello italiano, può essere applicata adeguatamente anche a genitori e bambini appartenenti alla nostra popolazione, sia per quanto riguarda il setting osservativo, sia per quanto riguarda le variabili definite dallo schema di codifica delle interazioni triadiche madre-padre-bambino proposto dagli autori. Metodologia Partecipanti: Lo studio ha riguardato 40 coppie di genitori ed il loro bambino appartenenti ad una popolazione non clinica. Il gruppo di controllo è composto da 48 triadi madre-padre-bambino reclutate presso il Centre d’Etude de la Famille di Losanna, appartenenti allo studio di validazione dello strumento (Fivaz-Depaursinge et al., 2002). Metodi e tempi di raccolta dati: La ricerca ha previsto la raccolta dei dati attraverso la somministrazione della procedura del Losanne Triadic Play (LTP) applicata al 4° e al 9° mese di vita del bambino. Risultati I risultati preliminari, relativi alla codifica della procedura LTP al 4° mese del bambino evidenziano un accordo tra giudici indipendenti di K = .84. Il coefficiente Alpha di Cronbach applicato all’insieme delle scale di codifica è risultato buono ( = .596), anche se inferiore a quello dello studio di validazione ( = .777), evidenziando un livello di affidabilità non del tutto soddisfacente. I punteggi ottenuti sulle diverse scale di valutazione correlano positivamente tra di loro e con il punteggio complessivo (coefficiente rho di Spearman), evidenziando buon livello di consistenza interna della metodologia. Il T-Test per campioni indipendenti (t = .761, df = 81, p = .449) non riscontra differenze significative tra i punteggi totali ottenuti dai due gruppi; in altre parole, i due gruppi studiati mostrano punteggi, rispetto al sistema di codifica della procedura, piuttosto omogenei sia rispetto alle singole scale, sia rispetto al totale a 4 mesi del bambino. E’ in corso l’elaborazione dei dati relativi alla rilevazione effettuata al 9° mese del bambino.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2484911
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