Dalla fine degli anni '60, la produzione coordinata degli armamenti in Europa è caratterizzata dall'abbandono del cosiddetto "nazionalismo europeo" (1959-66). Sempre seguendo le Nato Basic Military Requirements, gli Stati membri che ne hanno i mezzi tentano di produrre loro stessi i propri armamenti abbandonando il sistema delle licenze americane. Una seconda fase viene allora lanciata, e che dura ancora oggi, marcata dalla riforma nel 1966 che porta alla nascita della Conference of National Armament Directors (Cnad). Viene costituito l'Eurogroup nel 1968. Un suo sotto-comitato, Euro-nad, dovrebbe gestire i programmi europei di cooperazione o fornire il proprio assenso ai progetti da sviluppare. Si vede all'opera, sulla scorta dell'esperienza della co-produzione sotto licenza Lockheed dell'F-104 Starfìghter, la Management and Development Organization, le agenzie ad hoc. Su iniziativa europea, e di fronte al fallimento del sistema di Euronad, veniva creato poi nel novembre 1975 l'Independent European Programme Group (Iepg), sorta di ponte fra la Francia, che ne faceva parte, e la Nato. Per quanto riguarda la standardizzazione degli armamenti, si è lontani dai progetti della Seconda guerra mondiale: minimizzazione dei costi di produzione, massimizzazione dell'efficacia militare. Solo le munizioni sono oggetto di una omologazione Nato a partire dalla seconda metà degli anni '50. La standardizzazione degli armamenti, l'interoperabilità, il rapporto costo/efficacia... delle chimere, tanto atlantiche quanto europee? Tutto sembra diretto e animato da ed all'interno della Nato. Vi era posto per una riflessione, od anche una/delle cooperazioni europee - in seno all'Europa dei Sei nella sua fase di allargamento all'inizio degli anni '70 - in vista della standardizzazione e della produzione in comune di armamenti oppure nulla vi è stato fra la Ced e la Pesc? Suggeriamo qui due esempi, due percorsi per la costruzione di una Europa degli armamenti, che aprono ciascuno due piste di ricerca per rispondere a questo interrogativo. 1) Il Comitato Finabel, spazio europeo di dibattito e di negoziazione in vista della standardizzazione, visto come (a) laboratorio "europeo" in materia di difesa e di armamenti in seno all'Europa in costruzione, poi (b) osservatorio per le manovre di avvicinamento e di ingresso della Gran Bretagna nell'Europa dei Sei. Perché interessarsi a questa vecchia presenza della costruzione europea quando non ha mai dato origine a una standardizzazione degli armamenti in Europa in 50 anni di attività? Perché i vantaggi riconosciuti della standardizzazione - ammortizzazione e resa dei costi di produzione (ricerca comune, aumento delle serie di produzione...) da una parte, accrescimento cruciale dell'efficacia sul terreno (in caso di riparazione, per esempio) dall'altra - hanno un gran peso economico e militare. Tutto questo lascia pensare che le ragioni contrarie a questo progetto devono avere un peso almeno equivalente a tali vantaggi per impedire alla bilancia di pendere in favore della standardizzazione. Identificare questi freni dovrebbe allora aiutarci a capire perché non si è che quasi impercettibilmente avanzato nello spazio di un mezzo secolo né su questa via né, più in generale, su quella di una difesa europea. 2) Un settore nel quale passa la produzione coordinata dagli anni '50 fino ai nostri giorni, prima nel quadro della Nato e in seguito in quello dell'UE: l'aeronautica. Dalla fine degli anni '60 e nel corso nel decennio successivo, (a) con l'"arrivo in Europa" la Gran Bretagna ha realmente rivestito un ruolo motore per la cooperazione? (b) Al di là di una dimensione bi- o multilaterale, e dunque intergovernativa, vi è stato spazio per una discorso "europeo"? Perché gli aerei anziché i carri o le navi? A motivo di una loro duplice caratteristica: questi "sistemi d'arma" sono prodotti applicando congiuntamente tecnologie dual use nazionali e transnazionali. Arma di cui la Seconda guerra mondiale aveva mostrato la supremazia tattica e strategica, i problemi che questa comporta dipendono allo stesso tempo dalla diplomazia, dalla politica militare, dalle strategie seguite dalla grande industria e dalla tecnologia tanto militare quanto ad uso civile, sono questi altrettanti settori chiave della costruzione europea. Come tale l'aeronautica è stata oggetto dell'attenzione tanto delle istanze nazionali che dell'attore europeo, e diversi tentativi di riunire dei "campioni nazionali" dell'industria "militare" al fine di ottenere un risultato "europeo", e non invano. Riguardo al nostro tema, è infatti il primo settore nel quale gli europei hanno conosciuto delle realizzazioni davvero significative.

La cooperazione europea a una svolta? Armamenti e aeronautica fra Alleanza atlantica e Comunità europea (1967-77)

BURIGANA, DAVID;
2007

Abstract

Dalla fine degli anni '60, la produzione coordinata degli armamenti in Europa è caratterizzata dall'abbandono del cosiddetto "nazionalismo europeo" (1959-66). Sempre seguendo le Nato Basic Military Requirements, gli Stati membri che ne hanno i mezzi tentano di produrre loro stessi i propri armamenti abbandonando il sistema delle licenze americane. Una seconda fase viene allora lanciata, e che dura ancora oggi, marcata dalla riforma nel 1966 che porta alla nascita della Conference of National Armament Directors (Cnad). Viene costituito l'Eurogroup nel 1968. Un suo sotto-comitato, Euro-nad, dovrebbe gestire i programmi europei di cooperazione o fornire il proprio assenso ai progetti da sviluppare. Si vede all'opera, sulla scorta dell'esperienza della co-produzione sotto licenza Lockheed dell'F-104 Starfìghter, la Management and Development Organization, le agenzie ad hoc. Su iniziativa europea, e di fronte al fallimento del sistema di Euronad, veniva creato poi nel novembre 1975 l'Independent European Programme Group (Iepg), sorta di ponte fra la Francia, che ne faceva parte, e la Nato. Per quanto riguarda la standardizzazione degli armamenti, si è lontani dai progetti della Seconda guerra mondiale: minimizzazione dei costi di produzione, massimizzazione dell'efficacia militare. Solo le munizioni sono oggetto di una omologazione Nato a partire dalla seconda metà degli anni '50. La standardizzazione degli armamenti, l'interoperabilità, il rapporto costo/efficacia... delle chimere, tanto atlantiche quanto europee? Tutto sembra diretto e animato da ed all'interno della Nato. Vi era posto per una riflessione, od anche una/delle cooperazioni europee - in seno all'Europa dei Sei nella sua fase di allargamento all'inizio degli anni '70 - in vista della standardizzazione e della produzione in comune di armamenti oppure nulla vi è stato fra la Ced e la Pesc? Suggeriamo qui due esempi, due percorsi per la costruzione di una Europa degli armamenti, che aprono ciascuno due piste di ricerca per rispondere a questo interrogativo. 1) Il Comitato Finabel, spazio europeo di dibattito e di negoziazione in vista della standardizzazione, visto come (a) laboratorio "europeo" in materia di difesa e di armamenti in seno all'Europa in costruzione, poi (b) osservatorio per le manovre di avvicinamento e di ingresso della Gran Bretagna nell'Europa dei Sei. Perché interessarsi a questa vecchia presenza della costruzione europea quando non ha mai dato origine a una standardizzazione degli armamenti in Europa in 50 anni di attività? Perché i vantaggi riconosciuti della standardizzazione - ammortizzazione e resa dei costi di produzione (ricerca comune, aumento delle serie di produzione...) da una parte, accrescimento cruciale dell'efficacia sul terreno (in caso di riparazione, per esempio) dall'altra - hanno un gran peso economico e militare. Tutto questo lascia pensare che le ragioni contrarie a questo progetto devono avere un peso almeno equivalente a tali vantaggi per impedire alla bilancia di pendere in favore della standardizzazione. Identificare questi freni dovrebbe allora aiutarci a capire perché non si è che quasi impercettibilmente avanzato nello spazio di un mezzo secolo né su questa via né, più in generale, su quella di una difesa europea. 2) Un settore nel quale passa la produzione coordinata dagli anni '50 fino ai nostri giorni, prima nel quadro della Nato e in seguito in quello dell'UE: l'aeronautica. Dalla fine degli anni '60 e nel corso nel decennio successivo, (a) con l'"arrivo in Europa" la Gran Bretagna ha realmente rivestito un ruolo motore per la cooperazione? (b) Al di là di una dimensione bi- o multilaterale, e dunque intergovernativa, vi è stato spazio per una discorso "europeo"? Perché gli aerei anziché i carri o le navi? A motivo di una loro duplice caratteristica: questi "sistemi d'arma" sono prodotti applicando congiuntamente tecnologie dual use nazionali e transnazionali. Arma di cui la Seconda guerra mondiale aveva mostrato la supremazia tattica e strategica, i problemi che questa comporta dipendono allo stesso tempo dalla diplomazia, dalla politica militare, dalle strategie seguite dalla grande industria e dalla tecnologia tanto militare quanto ad uso civile, sono questi altrettanti settori chiave della costruzione europea. Come tale l'aeronautica è stata oggetto dell'attenzione tanto delle istanze nazionali che dell'attore europeo, e diversi tentativi di riunire dei "campioni nazionali" dell'industria "militare" al fine di ottenere un risultato "europeo", e non invano. Riguardo al nostro tema, è infatti il primo settore nel quale gli europei hanno conosciuto delle realizzazioni davvero significative.
2007
Alle origini del presente. L’Europa occidentale nella crisi degli anni Settanta
9788846481979
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