La stretta dipendenza della maricoltura moderna dalle attività di riproduzione indotta richiede un continuo controllo dei fattori gestionali e sanitari che possono compromettere l'efficienza dei riproduttori. Fra i fattori di rischio sanitario, la presenza di parassiti a livello gonadico può essere causa primaria di lesioni tessutali in grado di determinare ipofertilità fino a castrazione parassitaria, come già dimostrato per mixosporidi quali Sphaerospora testicularis e nematodi quali diverse specie della famiglia Philometridae. Questo rischio assume una notevole importanza soprattutto nel caso si utilizzino soggetti provenienti da ambiente selvatico, più frequentemente ospiti di parassiti dal ciclo biologico complesso. Un lotto di 52 spigole (Dicentrarchus labrax) di peso compreso tra 1,1 e 1,8 kg e pescate in ambienti lagunari della Sardegna nel mese di gennaio, veniva trasferito all'inizio di febbraio presso un impianto intensivo della Puglia per essere utilizzato come lotto di riproduttori. Gli animali venivano posti in vasche di quarantena e sottoposti a controlli sanitari di routine. Verso la fine di marzo, al momento delle operazioni di sessaggio mediante cateterismo e della marcatura con microchip, si rilevava la presenza di vermi tondi di colore rosso-brunastro e di lunghezza compresa tra 5 e 9,5 cm riferibili a nematodi Philometridae. Da 8 individui di sesso femminile venivano estratti mediante catetere 2/3 parassiti vivi/soggetto, subito fissati in alcool 70° e quindi chiarificati in lattofenolo di Amman o glicerina. Su due soggetti sono stati condotti esami necroscopici e parassitologici completi al fine di individuare anche nematodi a localizzazione extra-gonadica. In tal caso le gonadi sono state fissate in formalina tamponata al 10% per la conduzione di esami istologici. In data 6 aprile su 3 femmine parassitate veniva effettuato un trattamento con levamisolo cloridrato per iniezione i.m. a dosaggi di 8 mg/kg p.v. In data 12 aprile si procedeva ad effettuare il trattamento antiparassitario negli altri soggetti ed a controllare mediante catetere le tre femmine già trattate, riscontrando 1 parassita vivo in un solo soggetto. Dopo 7 giorni su tutti i soggetti veniva condotto un ulteriore trattamento antiparassitario con levamisolo. Il controllo effettuato mediante cateterismo la settimana successiva non rilevava la presenza di nematodi vivi ma solo di materiale rossobrunastro da riferire presumibilmente a parassiti in via di degenerazione. In data 14 giugno gli animali venivano trasferiti in un‟altra vasca e sottoposti ad un ulteriore controllo, senza rilevare la presenza di alcun parassita. Le caratteristiche morfometriche dei nematodi isolati ha permesso di identificarli come femmine di Philometra sp. (Dracunculoidea, Philometridae). Per quanto concerne l'identificazione di specie, le problematiche attuali sullo stato tassonomico dei nematodi Philometridae dei pesci marini spinge ad essere cauti, soprattutto alla luce del mancato ritrovamento di maschi. Gli esami istologici non hanno permesso di evidenziare alterazioni di rilievo nelle gonadi parassitate, fatta eccezione per una diffusa congestione dell'organo. Questo riscontro appare in accordo con quanto osservato da Hesp et al. (2002) in soggetti di Glaucosoma hebraicum parassitati da Philometra lateolabracis, sebbene altri autori abbiano descritto fenomeni di atrofia e/o necrosi in gonadi di pesci marini infestate da Philometra spp. L'intensità di infestazione potrebbe giocare in tal caso un ruolo importante, con scarsa patogenicità a valori di 1-2 parassiti/ospite ed effetti patogeni più marcati a valori più elevati.

Infestazione gonadica da nematodi philometridae in Dicentrarchus labrax

QUAGLIO, FRANCESCO;
2005

Abstract

La stretta dipendenza della maricoltura moderna dalle attività di riproduzione indotta richiede un continuo controllo dei fattori gestionali e sanitari che possono compromettere l'efficienza dei riproduttori. Fra i fattori di rischio sanitario, la presenza di parassiti a livello gonadico può essere causa primaria di lesioni tessutali in grado di determinare ipofertilità fino a castrazione parassitaria, come già dimostrato per mixosporidi quali Sphaerospora testicularis e nematodi quali diverse specie della famiglia Philometridae. Questo rischio assume una notevole importanza soprattutto nel caso si utilizzino soggetti provenienti da ambiente selvatico, più frequentemente ospiti di parassiti dal ciclo biologico complesso. Un lotto di 52 spigole (Dicentrarchus labrax) di peso compreso tra 1,1 e 1,8 kg e pescate in ambienti lagunari della Sardegna nel mese di gennaio, veniva trasferito all'inizio di febbraio presso un impianto intensivo della Puglia per essere utilizzato come lotto di riproduttori. Gli animali venivano posti in vasche di quarantena e sottoposti a controlli sanitari di routine. Verso la fine di marzo, al momento delle operazioni di sessaggio mediante cateterismo e della marcatura con microchip, si rilevava la presenza di vermi tondi di colore rosso-brunastro e di lunghezza compresa tra 5 e 9,5 cm riferibili a nematodi Philometridae. Da 8 individui di sesso femminile venivano estratti mediante catetere 2/3 parassiti vivi/soggetto, subito fissati in alcool 70° e quindi chiarificati in lattofenolo di Amman o glicerina. Su due soggetti sono stati condotti esami necroscopici e parassitologici completi al fine di individuare anche nematodi a localizzazione extra-gonadica. In tal caso le gonadi sono state fissate in formalina tamponata al 10% per la conduzione di esami istologici. In data 6 aprile su 3 femmine parassitate veniva effettuato un trattamento con levamisolo cloridrato per iniezione i.m. a dosaggi di 8 mg/kg p.v. In data 12 aprile si procedeva ad effettuare il trattamento antiparassitario negli altri soggetti ed a controllare mediante catetere le tre femmine già trattate, riscontrando 1 parassita vivo in un solo soggetto. Dopo 7 giorni su tutti i soggetti veniva condotto un ulteriore trattamento antiparassitario con levamisolo. Il controllo effettuato mediante cateterismo la settimana successiva non rilevava la presenza di nematodi vivi ma solo di materiale rossobrunastro da riferire presumibilmente a parassiti in via di degenerazione. In data 14 giugno gli animali venivano trasferiti in un‟altra vasca e sottoposti ad un ulteriore controllo, senza rilevare la presenza di alcun parassita. Le caratteristiche morfometriche dei nematodi isolati ha permesso di identificarli come femmine di Philometra sp. (Dracunculoidea, Philometridae). Per quanto concerne l'identificazione di specie, le problematiche attuali sullo stato tassonomico dei nematodi Philometridae dei pesci marini spinge ad essere cauti, soprattutto alla luce del mancato ritrovamento di maschi. Gli esami istologici non hanno permesso di evidenziare alterazioni di rilievo nelle gonadi parassitate, fatta eccezione per una diffusa congestione dell'organo. Questo riscontro appare in accordo con quanto osservato da Hesp et al. (2002) in soggetti di Glaucosoma hebraicum parassitati da Philometra lateolabracis, sebbene altri autori abbiano descritto fenomeni di atrofia e/o necrosi in gonadi di pesci marini infestate da Philometra spp. L'intensità di infestazione potrebbe giocare in tal caso un ruolo importante, con scarsa patogenicità a valori di 1-2 parassiti/ospite ed effetti patogeni più marcati a valori più elevati.
2005
XII Convegno Nazionale S.I.P.I. Atti del convegno
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