Il grande interesse commerciale rivestito dal tonno rosso (Thunnus thynnus) ha spinto negli ultimi anni ad intraprendere in diverse aree del bacino mediterraneo attività di acquacoltura volte all'ingrasso di soggetti selvatici in gabbie galleggianti. Lo sfruttamento zootecnico di questa specie deve necessariamente essere corredato da un approfondimento delle conoscenze sulle patologie che possono interferire negativamente con il successo produttivo e parallelamente con la qualità e la salubrità del prodotto finale. Nel corso del 2004 si è condotta un'indagine parassitologia su 55 soggetti di tonno rosso, di cui 20 selvatici catturati in areali di pesca della Sicilia occidentale e 35 provenienti da allevamenti in gabbia siti in Sicilia occidentale e nell'alto Adriatico. Su tutti i soggetti, di peso compreso tra 2,6 e 120 kg, è stato possibile esaminare il pacchetto viscerale e le branchie. L‟esame parassitologico è stato condotto a fresco mediante osservazione macroscopica degli organi ed esame microscopico di raschiati e porzioni di tessuti. Su alcuni organi è stato inoltre condotto esame istologico previa fissazione in formalina tamponata al 10%. I soggetti selvatici sono risultati sempre negativi all'esame parassitologico, così come i soggetti provenienti dall'allevamento della Sicilia occidentale. Nei soggetti provenienti dall'allevamento dell‟alto Adriatico sono stati invece osservati diversi reperti parassitari. In particolare a livello branchiale si sono riscontrate cisti parassitarie contenenti trematodi digenei della famiglia Didymozoidae, morfologicamente riferibili al genere Didymocystis, già descritto sia in tonni selvatici che d‟allevamento (Munday et al., 2003; Mladineo e Tudor, 2004). L'esame microscopico dei filamenti branchiali ha inoltre permesso di evidenziare, soprattutto all‟interno dei capillari branchiali, numerose uova di trematodi digenei Sanguinicolidae che, sulla base delle misure e della morfologia, sono state riferite al genere Cardicola, potenzialmente patogeno per l'ospite in condizioni stressogene. L'esame istologico ha confermato la presenza di queste uova all'interno dei vasi branchiali ed ha inoltre rilevato la presenza di diverse cisti parassitarie di digenei Didymozoidae nella parete dell'intestino. Istologicamente si sono inoltre reperiti, all'interno dei vasi epatici di un esemplare, stadi di sviluppo ematici di parassiti Myxozoa, sebbene l'esame parassitologico a fresco non avesse evidenziato spore di mixosporidi a livello degli organi esaminati. Infine, in un unico soggetto sono state reperite nello spessore del mesentere larve di nematodi Anisakidae, identificate morfologicamente come larve al terzo stadio di Anisakis sp., genere parassitario potenzialmente patogeno per l'uomo in seguito ad ingestione di prodotti ittici crudi o poco cotti. I risultati di questa ricerca hanno evidenziato l'assenza di agenti parassitari nei tonni selvatici ed ingrassati negli areali della Sicilia occidentale, perlomeno per quanto concerne gli organi esaminati, ed una maggiore diffusione di diverse specie di parassiti in quelli allevati nel nord Adriatico, ad indice del ruolo fondamentale dell'ecosistema marino nella dinamica delle infezioni sostenute da parassiti eteroxeni come quelli da noi riscontrati.

Osservazioni sulla parassitofauna del tonno rosso (Thunnus thynnus).

MARCER, FEDERICA;QUAGLIO, FRANCESCO
2005

Abstract

Il grande interesse commerciale rivestito dal tonno rosso (Thunnus thynnus) ha spinto negli ultimi anni ad intraprendere in diverse aree del bacino mediterraneo attività di acquacoltura volte all'ingrasso di soggetti selvatici in gabbie galleggianti. Lo sfruttamento zootecnico di questa specie deve necessariamente essere corredato da un approfondimento delle conoscenze sulle patologie che possono interferire negativamente con il successo produttivo e parallelamente con la qualità e la salubrità del prodotto finale. Nel corso del 2004 si è condotta un'indagine parassitologia su 55 soggetti di tonno rosso, di cui 20 selvatici catturati in areali di pesca della Sicilia occidentale e 35 provenienti da allevamenti in gabbia siti in Sicilia occidentale e nell'alto Adriatico. Su tutti i soggetti, di peso compreso tra 2,6 e 120 kg, è stato possibile esaminare il pacchetto viscerale e le branchie. L‟esame parassitologico è stato condotto a fresco mediante osservazione macroscopica degli organi ed esame microscopico di raschiati e porzioni di tessuti. Su alcuni organi è stato inoltre condotto esame istologico previa fissazione in formalina tamponata al 10%. I soggetti selvatici sono risultati sempre negativi all'esame parassitologico, così come i soggetti provenienti dall'allevamento della Sicilia occidentale. Nei soggetti provenienti dall'allevamento dell‟alto Adriatico sono stati invece osservati diversi reperti parassitari. In particolare a livello branchiale si sono riscontrate cisti parassitarie contenenti trematodi digenei della famiglia Didymozoidae, morfologicamente riferibili al genere Didymocystis, già descritto sia in tonni selvatici che d‟allevamento (Munday et al., 2003; Mladineo e Tudor, 2004). L'esame microscopico dei filamenti branchiali ha inoltre permesso di evidenziare, soprattutto all‟interno dei capillari branchiali, numerose uova di trematodi digenei Sanguinicolidae che, sulla base delle misure e della morfologia, sono state riferite al genere Cardicola, potenzialmente patogeno per l'ospite in condizioni stressogene. L'esame istologico ha confermato la presenza di queste uova all'interno dei vasi branchiali ed ha inoltre rilevato la presenza di diverse cisti parassitarie di digenei Didymozoidae nella parete dell'intestino. Istologicamente si sono inoltre reperiti, all'interno dei vasi epatici di un esemplare, stadi di sviluppo ematici di parassiti Myxozoa, sebbene l'esame parassitologico a fresco non avesse evidenziato spore di mixosporidi a livello degli organi esaminati. Infine, in un unico soggetto sono state reperite nello spessore del mesentere larve di nematodi Anisakidae, identificate morfologicamente come larve al terzo stadio di Anisakis sp., genere parassitario potenzialmente patogeno per l'uomo in seguito ad ingestione di prodotti ittici crudi o poco cotti. I risultati di questa ricerca hanno evidenziato l'assenza di agenti parassitari nei tonni selvatici ed ingrassati negli areali della Sicilia occidentale, perlomeno per quanto concerne gli organi esaminati, ed una maggiore diffusione di diverse specie di parassiti in quelli allevati nel nord Adriatico, ad indice del ruolo fondamentale dell'ecosistema marino nella dinamica delle infezioni sostenute da parassiti eteroxeni come quelli da noi riscontrati.
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