In questi ultimi decenni, da più parti, sono state sollevate allarmate preoccupazioni sulla carenza di disponibilità idrica che interesserebbe anche il nostro. Per quanto riguarda l’Italia, è necessario confrontare la quantità d’acqua che cade annualmente sul territorio italiano con le esigenze globali per i differenti usi. Si osserva che la quantità d’acqua resa annualmente disponibile sotto forma di precipitazione efficace è alquanto superiore ai fabbisogni, ancorché distribuita nello spazio e, ovviamente, nel tempo in modo diverso dalla richiesta. I fabbisogni sono infatti il 12% della produzione lorda, all’incirca il 24% della produzione disponibile, produzione che si verifica con sfasamenti temporali e geografici rispetto ai fabbisogni. Il solo modo per compensare gli sfasamenti tra produzione della risorsa e suo utilizzo è la realizzazione di serbatoi artificiali in grado di immagazzinare una adeguata quota del volume annuo utilizzabile. I serbatoi dovrebbero essere distribuiti sul territorio in maniera appropriata e, possibilmente, con collocazione altimetrica sufficientemente elevata per poter giungere ai luoghi di utilizzo, per quanto possibile, a gravità. In Italia i volumi invasabili in grandi serbatoi, compresi quelli per la laminazione delle piene sono di 14×109 m3. E’ peraltro da osservare che i luoghi ove, per motivi geologici e topografici, era possibile realizzare serbatoi di adeguata capacità, e con bacini sottesi di qualche entità, sono per la maggior parte stati già sfruttati. E’ allora necessario ricercare siti ove sia possibile la realizzazione di serbatoi di capacità significativa anche in assenza di adeguati bacini imbriferi. L’acqua dovrà dunque essere addotta all’invaso, con canali di gronda, ossia con canali o gallerie funzionanti a pelo libero od in pressione che prelevino la risorsa da corsi d’acqua caratterizzati da bacini significativi e la conducano all’invaso. L’idea non è certo nuova, si hanno infatti applicazioni significative di grandi trasferimenti, per uso idroelettrico, da oltre 50 anni. Alcuni esempi hanno riguardato il trasferimento di acque di piena: il più significativo è la possibilità di trasferimento fino a 500 m3/s dall’Adige nel lago di Garda, con un’opera realizzata negli anni ’50 del secolo scorso, per la difesa di Verona e del basso Veneto dalle piene dell’Adige. Accanto alla realizzazione di nuovi serbatoi è anche da considerare la possibilità di demolizione e ricostruzione di alcune dighe esistenti: è noto infatti che con modesti incrementi di altezza delle nuove opere si possono ottenere significativi incrementi di invaso; altra possibilità da considerare è la sottensione di impianti esistenti. E’ anche da considerare la possibilità di ridurre alcuni consumi, quelli irrigui principalmente. La presenza dei serbatoi per utilizzazione è anche utile per la difesa dalle piene. Una attenta gestione degli invasi può infatti rendere disponibile un certo volume al sopraggiungere delle piene, con effetti di laminazione delle piene stesse che possono essere importanti. I serbatoi di nuova realizzazione devono possibilmente avere capacità tale da consentire una regolazione pluriannuale, ossia avere una capacità superiore a quella necessaria per la gestione dell’anno medio per poter far fronte ad anni con deflussi inferiori alla media utilizzando i volumi invasati, e tenuti disponibili, in anni idrologicamente abbondanti. Una ulteriore considerazione riguarda la necessità, non foss’altro per rispettare il protocollo di Kyoto, di poter disporre di fonti di energia rinnovabili. Oltre ai serbatoi specificatamente realizzati per uso irriguo o potabile possono infatti, in qualche caso, utilizzare vantaggiosamente parte del salto tra le quote di accumulo e di utilizzo per la produzione di energia idroelettrica. E’ comunque da privilegiare, quale che sia la destinazione primaria di un serbatoio, l’utilizzo multiplo, ottenibile spesso con modesti incrementi di costo in rapporto ai benefici.

Le dighe e la politica delle Acque

DA DEPPO, LUIGI
2008

Abstract

In questi ultimi decenni, da più parti, sono state sollevate allarmate preoccupazioni sulla carenza di disponibilità idrica che interesserebbe anche il nostro. Per quanto riguarda l’Italia, è necessario confrontare la quantità d’acqua che cade annualmente sul territorio italiano con le esigenze globali per i differenti usi. Si osserva che la quantità d’acqua resa annualmente disponibile sotto forma di precipitazione efficace è alquanto superiore ai fabbisogni, ancorché distribuita nello spazio e, ovviamente, nel tempo in modo diverso dalla richiesta. I fabbisogni sono infatti il 12% della produzione lorda, all’incirca il 24% della produzione disponibile, produzione che si verifica con sfasamenti temporali e geografici rispetto ai fabbisogni. Il solo modo per compensare gli sfasamenti tra produzione della risorsa e suo utilizzo è la realizzazione di serbatoi artificiali in grado di immagazzinare una adeguata quota del volume annuo utilizzabile. I serbatoi dovrebbero essere distribuiti sul territorio in maniera appropriata e, possibilmente, con collocazione altimetrica sufficientemente elevata per poter giungere ai luoghi di utilizzo, per quanto possibile, a gravità. In Italia i volumi invasabili in grandi serbatoi, compresi quelli per la laminazione delle piene sono di 14×109 m3. E’ peraltro da osservare che i luoghi ove, per motivi geologici e topografici, era possibile realizzare serbatoi di adeguata capacità, e con bacini sottesi di qualche entità, sono per la maggior parte stati già sfruttati. E’ allora necessario ricercare siti ove sia possibile la realizzazione di serbatoi di capacità significativa anche in assenza di adeguati bacini imbriferi. L’acqua dovrà dunque essere addotta all’invaso, con canali di gronda, ossia con canali o gallerie funzionanti a pelo libero od in pressione che prelevino la risorsa da corsi d’acqua caratterizzati da bacini significativi e la conducano all’invaso. L’idea non è certo nuova, si hanno infatti applicazioni significative di grandi trasferimenti, per uso idroelettrico, da oltre 50 anni. Alcuni esempi hanno riguardato il trasferimento di acque di piena: il più significativo è la possibilità di trasferimento fino a 500 m3/s dall’Adige nel lago di Garda, con un’opera realizzata negli anni ’50 del secolo scorso, per la difesa di Verona e del basso Veneto dalle piene dell’Adige. Accanto alla realizzazione di nuovi serbatoi è anche da considerare la possibilità di demolizione e ricostruzione di alcune dighe esistenti: è noto infatti che con modesti incrementi di altezza delle nuove opere si possono ottenere significativi incrementi di invaso; altra possibilità da considerare è la sottensione di impianti esistenti. E’ anche da considerare la possibilità di ridurre alcuni consumi, quelli irrigui principalmente. La presenza dei serbatoi per utilizzazione è anche utile per la difesa dalle piene. Una attenta gestione degli invasi può infatti rendere disponibile un certo volume al sopraggiungere delle piene, con effetti di laminazione delle piene stesse che possono essere importanti. I serbatoi di nuova realizzazione devono possibilmente avere capacità tale da consentire una regolazione pluriannuale, ossia avere una capacità superiore a quella necessaria per la gestione dell’anno medio per poter far fronte ad anni con deflussi inferiori alla media utilizzando i volumi invasati, e tenuti disponibili, in anni idrologicamente abbondanti. Una ulteriore considerazione riguarda la necessità, non foss’altro per rispettare il protocollo di Kyoto, di poter disporre di fonti di energia rinnovabili. Oltre ai serbatoi specificatamente realizzati per uso irriguo o potabile possono infatti, in qualche caso, utilizzare vantaggiosamente parte del salto tra le quote di accumulo e di utilizzo per la produzione di energia idroelettrica. E’ comunque da privilegiare, quale che sia la destinazione primaria di un serbatoio, l’utilizzo multiplo, ottenibile spesso con modesti incrementi di costo in rapporto ai benefici.
2008
Tecniche per la difesa dall'inquinamento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2489068
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