L’Italia è da alcuni decenni uno dei maggiori consumatori di crostacei dell’Unione Europea, anche se per oltre il 60% tale prodotto risulta essere di importazione (circa 200.000 tonnellate nel 2008). Nonostante i consumi elevati l’allevamento dei crostacei, quasi esclusivamente gamberi, è estremamente ridotto e non supera le 20 tonnellate/anno (dati 2009). La specie maggiormente allevata è sempre stata Marsupenaeus japonicus, anche se in passato sono state fatte esperienze con specie diverse (ad esempio P. kerathurus e P. vannamei). Di conseguenza anche le segnalazioni in merito alle principali patologie che hanno afflitto la crostaceicoltura nazionale sono sporadiche e spesso incomplete. Nel 1987 Bovo e collaboratori segnalarono un episodio di IPN-like virus in P. kerathurus e P. japonicus, mentre un primo episodio infettivo importante avvenne nel 1992 quando, a seguito di un focolaio di Baculovirosi, fu necessario abbattere tutto lo stock di P. japonicus allevato presso il biotopo Bonello di Veneto Agricoltura. Nel 1997 fu identificato dal centro di referenza O.I.E. (World Organization for Animal Health) di Tucson (USA), per la prima volta in Italia, l’ agente eziologico responsabile della White Spot Disease in P. japonicus e P. semisulcatus importati dalla Turchia, mentre negli ultimi anni ci sono stati sporadici episodi di Gut and Nerve Syndrome (GNS), patologia che determina uno scarso accrescimento degli animali e mortalità cronica, con pesanti perdite economiche per l’allevatore. Per quanto riguarda le specie d’acqua dolce, invece, merita senz’altro di essere citato il grave episodio di crayfish plague o peste del gambero, che nel 2009 ha decimato alcuni stocks di Austropotamobius pallipes nell’Italia Centrale. La carenza di informazioni dettagliate sui singoli episodi e di dati epidemiologici sulla diffusione delle malattie dei crostacei sul territorio nazionale, rendono però diffi coltosa l’applicazione di piani di sorveglianza mirati ad impedire che nuove patologie possano colpire tale settore. Nei prossimi anni sarà quindi necessario migliorare lo scambio di informazioni tra gli importatori, gli allevatori e i diversi centri di ricerca distribuiti sul territorio nazionale.

Principali patologie dei crostacei decapodi in Italia

QUAGLIO, FRANCESCO
2011

Abstract

L’Italia è da alcuni decenni uno dei maggiori consumatori di crostacei dell’Unione Europea, anche se per oltre il 60% tale prodotto risulta essere di importazione (circa 200.000 tonnellate nel 2008). Nonostante i consumi elevati l’allevamento dei crostacei, quasi esclusivamente gamberi, è estremamente ridotto e non supera le 20 tonnellate/anno (dati 2009). La specie maggiormente allevata è sempre stata Marsupenaeus japonicus, anche se in passato sono state fatte esperienze con specie diverse (ad esempio P. kerathurus e P. vannamei). Di conseguenza anche le segnalazioni in merito alle principali patologie che hanno afflitto la crostaceicoltura nazionale sono sporadiche e spesso incomplete. Nel 1987 Bovo e collaboratori segnalarono un episodio di IPN-like virus in P. kerathurus e P. japonicus, mentre un primo episodio infettivo importante avvenne nel 1992 quando, a seguito di un focolaio di Baculovirosi, fu necessario abbattere tutto lo stock di P. japonicus allevato presso il biotopo Bonello di Veneto Agricoltura. Nel 1997 fu identificato dal centro di referenza O.I.E. (World Organization for Animal Health) di Tucson (USA), per la prima volta in Italia, l’ agente eziologico responsabile della White Spot Disease in P. japonicus e P. semisulcatus importati dalla Turchia, mentre negli ultimi anni ci sono stati sporadici episodi di Gut and Nerve Syndrome (GNS), patologia che determina uno scarso accrescimento degli animali e mortalità cronica, con pesanti perdite economiche per l’allevatore. Per quanto riguarda le specie d’acqua dolce, invece, merita senz’altro di essere citato il grave episodio di crayfish plague o peste del gambero, che nel 2009 ha decimato alcuni stocks di Austropotamobius pallipes nell’Italia Centrale. La carenza di informazioni dettagliate sui singoli episodi e di dati epidemiologici sulla diffusione delle malattie dei crostacei sul territorio nazionale, rendono però diffi coltosa l’applicazione di piani di sorveglianza mirati ad impedire che nuove patologie possano colpire tale settore. Nei prossimi anni sarà quindi necessario migliorare lo scambio di informazioni tra gli importatori, gli allevatori e i diversi centri di ricerca distribuiti sul territorio nazionale.
2011
La risorsa crostacei nel Mediterraneo: ricerca, produzione e mercato
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2489228
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact