La più conosciuta e devastante malattia, in grado di colpire i gamberi d’acqua dolce, è senza dubbio la peste del gambero, infezione di origine americana, causata dall’oomicete Aphanomyces astaci, che ha provocato la scomparsa in molte regioni europee delle specie autoctone. Le specie nordamericane (Procambarus clarkii, Pacifastacus leniusculus, Orconectes limosus) mostrano elevata, ma non completa resistenza alla patologia, agendo da vettori. L’Italia vanta il triste primato di essere stata la prima nazione in Europa, nel 1859, colpita da epizoozia di peste del gambero, peraltro non confermata eziologicamente. Nel nostro paese, dopo le prime segnalazioni non sono stati più descritti episodi di afanomicosi fino al 2008, con l’isolamento in P. clarkii in Lombardia e Toscana e nel 2009 in Austropotamobius pallipes in Molise. L’Australia è un continente indenne dalla malattia e i parastacidi sono risultati sensibili all’infezione sperimentalmente indotta. In Italia vi sono alcuni allevamenti del gambero australiano “yabby” (Cherax destructor) ed una popolazione selvatica è stata riscontrata nella riserva naturale dei “Laghi della Ninfa” (Latina). Durante l’inverno 2009, in un allevamento semi intensivo di yabby del nord Italia, si è manifestato un grave episodio di mortalità, in crostacei di tutte le classi di età, con una perdita finale di circa 35 quintali di prodotto. In alcune vasche non c’è stata sopravvivenza, mentre in altre dove la malattia era sembrata risolversi, gravi mortalità si sono ripresentate nell’inverno 2010. Il primo sintomo osservato era la deambulazione scoordinata, con alcuni soggetti che si presentavano girati sul dorso ed incapaci a raddrizzarsi. Nel giro di pochi giorni numerosi gamberi, spesso privi di uno o più arti, giacevano morti o moribondi sul fondo dei bacini. Dalle due vasche maggiormente colpite, 105 di questi animali sono stati pescati e sottoposti ad esami di laboratorio. Sulla maggior parte dei campioni sono state riscontrate lesioni erosive ed ulcerative brunastre nella cuticola dell’esoscheletro, soprattutto nella parte ventrale dell’addome, nelle giunture dei pereiopodi e nel telson. L’esame parassitologico, ad esclusione della presenza di temnocefalidi, organismi ectosimbionti, è risultato negativo. L’esame batteriologico dall’emolinfa ha permesso di isolare, in alcuni campioni, Aeromonas hydrophila e Aeromonas sobria. All’esame istologico, in corrispondenza delle ulcere sono state osservate ife asettate ramificate nello spessore della cuticola, associate a blanda melanizzazione ed infiltrato emocitario nell’ipoderma, più frequenti nelle porzioni molli delle giunzioni dell’esoscheletro, nella regione addominale e negli arti. Si sono evidenziati inoltre numerosi granulomi sub epidermici e ulcere batteriche cuticolari con melanizzazione. Nell’epatopancreas di alcuni soggetti si è riscontrato infiltrato emocitario peritubulare. L’esame di alcuni frammenti di cuticola addominale, mediante PCR, è risultato positivo per Aphanomyces sp. e con il sequenziamento è stato possibile confermare la positività per Aphanomyces astaci. Dalla nostra indagine questo risulta essere il primo episodio naturale di peste del gambero descritto in Cherax destructor.

Episodio di peste del gambero in Cherax destructor allevati in Italia.

QUAGLIO, FRANCESCO;
2011

Abstract

La più conosciuta e devastante malattia, in grado di colpire i gamberi d’acqua dolce, è senza dubbio la peste del gambero, infezione di origine americana, causata dall’oomicete Aphanomyces astaci, che ha provocato la scomparsa in molte regioni europee delle specie autoctone. Le specie nordamericane (Procambarus clarkii, Pacifastacus leniusculus, Orconectes limosus) mostrano elevata, ma non completa resistenza alla patologia, agendo da vettori. L’Italia vanta il triste primato di essere stata la prima nazione in Europa, nel 1859, colpita da epizoozia di peste del gambero, peraltro non confermata eziologicamente. Nel nostro paese, dopo le prime segnalazioni non sono stati più descritti episodi di afanomicosi fino al 2008, con l’isolamento in P. clarkii in Lombardia e Toscana e nel 2009 in Austropotamobius pallipes in Molise. L’Australia è un continente indenne dalla malattia e i parastacidi sono risultati sensibili all’infezione sperimentalmente indotta. In Italia vi sono alcuni allevamenti del gambero australiano “yabby” (Cherax destructor) ed una popolazione selvatica è stata riscontrata nella riserva naturale dei “Laghi della Ninfa” (Latina). Durante l’inverno 2009, in un allevamento semi intensivo di yabby del nord Italia, si è manifestato un grave episodio di mortalità, in crostacei di tutte le classi di età, con una perdita finale di circa 35 quintali di prodotto. In alcune vasche non c’è stata sopravvivenza, mentre in altre dove la malattia era sembrata risolversi, gravi mortalità si sono ripresentate nell’inverno 2010. Il primo sintomo osservato era la deambulazione scoordinata, con alcuni soggetti che si presentavano girati sul dorso ed incapaci a raddrizzarsi. Nel giro di pochi giorni numerosi gamberi, spesso privi di uno o più arti, giacevano morti o moribondi sul fondo dei bacini. Dalle due vasche maggiormente colpite, 105 di questi animali sono stati pescati e sottoposti ad esami di laboratorio. Sulla maggior parte dei campioni sono state riscontrate lesioni erosive ed ulcerative brunastre nella cuticola dell’esoscheletro, soprattutto nella parte ventrale dell’addome, nelle giunture dei pereiopodi e nel telson. L’esame parassitologico, ad esclusione della presenza di temnocefalidi, organismi ectosimbionti, è risultato negativo. L’esame batteriologico dall’emolinfa ha permesso di isolare, in alcuni campioni, Aeromonas hydrophila e Aeromonas sobria. All’esame istologico, in corrispondenza delle ulcere sono state osservate ife asettate ramificate nello spessore della cuticola, associate a blanda melanizzazione ed infiltrato emocitario nell’ipoderma, più frequenti nelle porzioni molli delle giunzioni dell’esoscheletro, nella regione addominale e negli arti. Si sono evidenziati inoltre numerosi granulomi sub epidermici e ulcere batteriche cuticolari con melanizzazione. Nell’epatopancreas di alcuni soggetti si è riscontrato infiltrato emocitario peritubulare. L’esame di alcuni frammenti di cuticola addominale, mediante PCR, è risultato positivo per Aphanomyces sp. e con il sequenziamento è stato possibile confermare la positività per Aphanomyces astaci. Dalla nostra indagine questo risulta essere il primo episodio naturale di peste del gambero descritto in Cherax destructor.
2011
Atti del XVII Convegno Nazionale della Società Italiana di Patologia Ittica.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2490469
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact