I due lemmi “difensore” e “processo” vengono commentati per argomentare a favore della natura giurisdizionale del contrasto al terrorismo, interno o internazionale, attuato nel nostro Stato. Diversamente, cioè, dal Military Order statunitense del 13 novembre 2001, che autorizzò una procedura svincolata dal rispetto delle norme sulla difesa, sul diritto delle prove, sulla giustificazione e sul controllo della decisione. Viene tracciata, sommariamente, la storia della legislazione dell’emergenza fino ai più recenti episodi del terrorismo operante su scala mondiale e difficilmente localizzabile nel territorio di uno Stato straniero. Si esaminano i nuovi volti delle tecniche del terrore, ponendone in evidenza i caratteri distintivi: la de-nazionalizzazione del fenomeno criminoso, sul versante soggettivo e su quello oggettivo; la mimetizzazione e l’atomizzazione organizzativa; la potenziale ubiquità nel mondo intero. Il carattere asimmetrico del terrorismo ha suggerito la creazione di modelli di diritto penale “del nemico”, avverso i quali ha resistito sia la tecnica d’investigazione, sia il metodo d’indagine penale preliminare italiana, compresa la legislazione premiale di tipo emergenziale. Le riflessioni si estendono al ruolo del difensore dell’imputato collaborante, prima nella cornice del codice di rito del 1930 e, successivamente, in quella del codice del 1988. In particolare, viene esaminata la nuova disciplina del segreto, introdotta dalla L. 3 agosto 2007, n. 124, che causa alcune “perturbazioni” nella disciplina giuridica dei precedenti mezzi di contrasto del terrorismo (permessi di soggiorno a fini investigativi, intercettazioni e controllo delle comunicazioni del traffico telefonico o telematico, limiti sull’opponibilità del segreto di Stato). Peraltro, viene lamentata l’attenuazione delle garanzie di libertà del difensore, in considerazione di alcune norme della L. 124/2007 che non prevedono specifiche garanzie in favore degli uffici dei difensori rispetto alle condotte autorizzate dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dall’Autorità delegata, ai sensi degli artt. 17 e 18 della legge stessa. Si esamina successivamente il problema della difesa nei macroprocessi, applicabili ad ogni specie di «criminalità di massa di vaste proporzioni», per indicare alcuni rimedi procedurali utili per evitare il maxidibattimento. Da ultimo, si considera la legislazione premiale tra diritto e processo penale, ponendo in evidenza le differenze reciproche, nel rispetto dell’insegnamento di Francesco Carrara. Inoltre, il diritto premiale viene collocato nelle coordinate del «diritto delle prove», per concludere che tale normativa non contiene alcuna regola eccezionale rispetto al sistema ordinario, fondato sulla regola di prova legale negativa, fissata nell’art. 192, 3. c.p.p.. Se ne inferisce la conclusione del rispetto dei principî del “giusto processo” disegnato nell’art. 111 Cost. e, soprattutto, del suo carattere cognitivo.

Il ruolo del difensore nel processo di terrorismo e l'irrompere della legislazione premiale

FRAGASSO, EMANUELE
2009

Abstract

I due lemmi “difensore” e “processo” vengono commentati per argomentare a favore della natura giurisdizionale del contrasto al terrorismo, interno o internazionale, attuato nel nostro Stato. Diversamente, cioè, dal Military Order statunitense del 13 novembre 2001, che autorizzò una procedura svincolata dal rispetto delle norme sulla difesa, sul diritto delle prove, sulla giustificazione e sul controllo della decisione. Viene tracciata, sommariamente, la storia della legislazione dell’emergenza fino ai più recenti episodi del terrorismo operante su scala mondiale e difficilmente localizzabile nel territorio di uno Stato straniero. Si esaminano i nuovi volti delle tecniche del terrore, ponendone in evidenza i caratteri distintivi: la de-nazionalizzazione del fenomeno criminoso, sul versante soggettivo e su quello oggettivo; la mimetizzazione e l’atomizzazione organizzativa; la potenziale ubiquità nel mondo intero. Il carattere asimmetrico del terrorismo ha suggerito la creazione di modelli di diritto penale “del nemico”, avverso i quali ha resistito sia la tecnica d’investigazione, sia il metodo d’indagine penale preliminare italiana, compresa la legislazione premiale di tipo emergenziale. Le riflessioni si estendono al ruolo del difensore dell’imputato collaborante, prima nella cornice del codice di rito del 1930 e, successivamente, in quella del codice del 1988. In particolare, viene esaminata la nuova disciplina del segreto, introdotta dalla L. 3 agosto 2007, n. 124, che causa alcune “perturbazioni” nella disciplina giuridica dei precedenti mezzi di contrasto del terrorismo (permessi di soggiorno a fini investigativi, intercettazioni e controllo delle comunicazioni del traffico telefonico o telematico, limiti sull’opponibilità del segreto di Stato). Peraltro, viene lamentata l’attenuazione delle garanzie di libertà del difensore, in considerazione di alcune norme della L. 124/2007 che non prevedono specifiche garanzie in favore degli uffici dei difensori rispetto alle condotte autorizzate dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dall’Autorità delegata, ai sensi degli artt. 17 e 18 della legge stessa. Si esamina successivamente il problema della difesa nei macroprocessi, applicabili ad ogni specie di «criminalità di massa di vaste proporzioni», per indicare alcuni rimedi procedurali utili per evitare il maxidibattimento. Da ultimo, si considera la legislazione premiale tra diritto e processo penale, ponendo in evidenza le differenze reciproche, nel rispetto dell’insegnamento di Francesco Carrara. Inoltre, il diritto premiale viene collocato nelle coordinate del «diritto delle prove», per concludere che tale normativa non contiene alcuna regola eccezionale rispetto al sistema ordinario, fondato sulla regola di prova legale negativa, fissata nell’art. 192, 3. c.p.p.. Se ne inferisce la conclusione del rispetto dei principî del “giusto processo” disegnato nell’art. 111 Cost. e, soprattutto, del suo carattere cognitivo.
2009
Il processo e la conversione del conflitto
9788813283964
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2491614
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