la risposta al quesito posto da Jhering (perché mai i giuristi romani facevano ricorso in ipotesi di responsabilità precontrattuale all’azione contrattuale quando l’actio de dolo sarebbe stata perfettamente adeguata?) non è da vedere nell’esistenza di uno scopo ulteriore raggiungibile solo con l’azione contrattuale, ma molto più semplicemente nel principio di sussidiarietà dell’azione di dolo, principio che ne impediva l’utilizzo nelle ipotesi di responsabilità precontrattuale, perché la relativa casistica era in tema di compravendita, ove la tutela del soggetto danneggiato dall’altrui comportamento scorretto si poteva ottenere già con l’azione contrattuale di buona fede e ciò escludeva necessariamente l’uso dell’azione sussidiaria di dolo. Se non ci fosse stata la possibilità di usare l’azione contrattuale, il pretore avrebbe valutato se concedere proprio l’actio de dolo malo anche nelle ipotesi di culpa in contraendo. È verosimile, infatti, che l’intenzione fraudolenta non fosse un necessario presupposto per la concessione dei rimedi contro il dolo; in molti casi di applicazione concreta dell’azione di dolo era sufficiente che la condotta sanzionata fosse oggettivamente scorretta , a prescindere da una volontà diretta a danneggiare.

La 'culpa in contrahendo' e l'actio de dolo malo'

LAMBRINI, PAOLA
2011

Abstract

la risposta al quesito posto da Jhering (perché mai i giuristi romani facevano ricorso in ipotesi di responsabilità precontrattuale all’azione contrattuale quando l’actio de dolo sarebbe stata perfettamente adeguata?) non è da vedere nell’esistenza di uno scopo ulteriore raggiungibile solo con l’azione contrattuale, ma molto più semplicemente nel principio di sussidiarietà dell’azione di dolo, principio che ne impediva l’utilizzo nelle ipotesi di responsabilità precontrattuale, perché la relativa casistica era in tema di compravendita, ove la tutela del soggetto danneggiato dall’altrui comportamento scorretto si poteva ottenere già con l’azione contrattuale di buona fede e ciò escludeva necessariamente l’uso dell’azione sussidiaria di dolo. Se non ci fosse stata la possibilità di usare l’azione contrattuale, il pretore avrebbe valutato se concedere proprio l’actio de dolo malo anche nelle ipotesi di culpa in contraendo. È verosimile, infatti, che l’intenzione fraudolenta non fosse un necessario presupposto per la concessione dei rimedi contro il dolo; in molti casi di applicazione concreta dell’azione di dolo era sufficiente che la condotta sanzionata fosse oggettivamente scorretta , a prescindere da una volontà diretta a danneggiare.
2011
Modelli teorici e metodologici nella storia del diritto privato
8824320708
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