L’articolo prende in esame il tema della ricezione delle composizioni di Giovanni Paierluigi da Palestrina a Milano attraverso l’esame delle opere di questo compositore ristampate a Milano e delle testimonianze verbali edite e inedite sulla produzione palestriniana scaturite dall’area milanese. Il censimento, l’esame contenutistico e quello filologico delle opere di Palestrina ristampate a Milano hanno messo in luce il ruolo di traino esercitato dagli editori Tini e Lomazzo nella diffusione di questo repertorio, evidenziando nel contempo un rapporto di stretta connessione fra la stampa veneziana e quella milanese. La maggior parte delle ristampe milanesi vide la luce prima della morte di Palestrina, e il solo libro ristampato due volte fu quello dei mottetti sulla Cantica di Salomone, tutt’oggi considerato una delle punte più alte della produzione sacra rinascimentale. In linea con le tendenze della stampa locale, la precedenza assoluta fu riservata al genere del mottetto e, in secondo luogo, a quello della messa, mentre venne ristampato un solo libro di madrigali. I Tini importarono a Milano anche un’edizione di responsori stampata altrove, contribuendo così alla sua diffusione in loco. Alcune celebri composizioni di Palestrina ebbero modo di diffondersi grazie alla pubblicazione e alla ristampa locale di raccolte antologiche compilate fuori Milano. Le rielaborazioni passeggiate e i contrafacta palestriniani, dovuti ad alcuni fra i più illustri compositori milanesi, denunciano un approccio ricettivo e attivo da parte di questi ultimi, riconfermando la fama di cui le composizioni di Palestrina prescelte dovevano allora godere. Fra queste, alcune erano state ristampate a Milano, a riprova del carattere di straordinari veicoli di diffusione assunto in àmbito locale dalle ristampe e, soprattutto, dalle raccolte miscellanee. Le testimonianze verbali sulla produzione palestriniana hanno evidenziato un approccio pragmatico, comune agli editori (interessati alla comodità esecutiva delle composizioni palestriniane, premessa indispensabile per una loro più ampia circolazione), ai compositori (che piegarono le composizioni palestriniane ai fini devozionali apponendovi testi sostitutivi, o le impiegarono quale materiale compositivo di partenza per ulteriori rielaborazioni virtuosistiche), e non del tutto estraneo al teorico Camillo Angleria (che si valse della fama di alcune opere di Palestrina per trasformarle in altrettanti exempla di alcuni procedimenti compositivi). In alcuni scritti editi e inediti di Girolamo Borsieri la musica di Palestrina viene invece evocata come paradigma di uno stile «sodo» e ancorato a un complesso di «fondamenti», ma anche capace di «esprimere le parole», e per questo additato come valida alternativa alla «musica alla moderna» di Claudio Monteverdi e dei suoi seguaci. Comune a tutte le categorie di giudizi esaminati è la profonda consapevolezza dell’intrinseco valore musicale della produzione di Palestrina: una consapevolezza che gli autori delle testimonianze pervenuteci dovevano condividere con una rosa ben più ampia di fruitori locali, dei quali ai nostri occhi sono rimasti gli unici portavoce.

Alcune considerazioni sulla ricezione palestriniana a Milano fra '500 e '600

TOFFETTI, MARINA
2006

Abstract

L’articolo prende in esame il tema della ricezione delle composizioni di Giovanni Paierluigi da Palestrina a Milano attraverso l’esame delle opere di questo compositore ristampate a Milano e delle testimonianze verbali edite e inedite sulla produzione palestriniana scaturite dall’area milanese. Il censimento, l’esame contenutistico e quello filologico delle opere di Palestrina ristampate a Milano hanno messo in luce il ruolo di traino esercitato dagli editori Tini e Lomazzo nella diffusione di questo repertorio, evidenziando nel contempo un rapporto di stretta connessione fra la stampa veneziana e quella milanese. La maggior parte delle ristampe milanesi vide la luce prima della morte di Palestrina, e il solo libro ristampato due volte fu quello dei mottetti sulla Cantica di Salomone, tutt’oggi considerato una delle punte più alte della produzione sacra rinascimentale. In linea con le tendenze della stampa locale, la precedenza assoluta fu riservata al genere del mottetto e, in secondo luogo, a quello della messa, mentre venne ristampato un solo libro di madrigali. I Tini importarono a Milano anche un’edizione di responsori stampata altrove, contribuendo così alla sua diffusione in loco. Alcune celebri composizioni di Palestrina ebbero modo di diffondersi grazie alla pubblicazione e alla ristampa locale di raccolte antologiche compilate fuori Milano. Le rielaborazioni passeggiate e i contrafacta palestriniani, dovuti ad alcuni fra i più illustri compositori milanesi, denunciano un approccio ricettivo e attivo da parte di questi ultimi, riconfermando la fama di cui le composizioni di Palestrina prescelte dovevano allora godere. Fra queste, alcune erano state ristampate a Milano, a riprova del carattere di straordinari veicoli di diffusione assunto in àmbito locale dalle ristampe e, soprattutto, dalle raccolte miscellanee. Le testimonianze verbali sulla produzione palestriniana hanno evidenziato un approccio pragmatico, comune agli editori (interessati alla comodità esecutiva delle composizioni palestriniane, premessa indispensabile per una loro più ampia circolazione), ai compositori (che piegarono le composizioni palestriniane ai fini devozionali apponendovi testi sostitutivi, o le impiegarono quale materiale compositivo di partenza per ulteriori rielaborazioni virtuosistiche), e non del tutto estraneo al teorico Camillo Angleria (che si valse della fama di alcune opere di Palestrina per trasformarle in altrettanti exempla di alcuni procedimenti compositivi). In alcuni scritti editi e inediti di Girolamo Borsieri la musica di Palestrina viene invece evocata come paradigma di uno stile «sodo» e ancorato a un complesso di «fondamenti», ma anche capace di «esprimere le parole», e per questo additato come valida alternativa alla «musica alla moderna» di Claudio Monteverdi e dei suoi seguaci. Comune a tutte le categorie di giudizi esaminati è la profonda consapevolezza dell’intrinseco valore musicale della produzione di Palestrina: una consapevolezza che gli autori delle testimonianze pervenuteci dovevano condividere con una rosa ben più ampia di fruitori locali, dei quali ai nostri occhi sono rimasti gli unici portavoce.
2006
Palestrina e l’Europa. Atti del III Convegno Internazionale di Studi
8888470182
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