Le protesi d’anca metallo-su-metallo possono essere causa di un aumento della concentrazione ematica de metalli che costituiscono la protesi, in particolare cromo (Cr) e cobalto (Co). In genere un incremento dei metalli nei liquidi biologici è osservabile circa tre mesi dopo la sostituzione dell’anca con la nuova protesi, senza ulteriori aumenti ad un anno. Il livello di metalli sembra quindi declinare lentamente nei successivi cinque anni. Qualora la protesi sia ben funzionante, la quota circolante di Cr e Co è generalmente modesta, mentre l’usura sembra essere il responsabile di un più rilevante incremento, dovuto ad un effetto combinato della corrosione dell’impianto e delle particelle rilasciate. A livello tissutale, il Co si trova in genere allo stato metallico mentre il Cr si trova sotto forma di fosfato [Cr(III)PO4] nel suo stato di ossidazione 3+. Una causa importante di usura e quindi di rilascio di metalli è la mobilizzazione della protesi. Ulteriori significativi fattori di rischio sembrano essere il sesso femminile e il diametro della testa, maggiore è il diametro, maggiore è il rischio di usura. Fattore non favorente sembra invece essere l’attività fisica. Il rischio principale è la metallosi, ovvero l’eccessiva usura della protesi con infiltrazione di detriti metallici accompagnata da flogosi cronica nei tessuti periprotesici, evento che può essere causa di intossicazione da metalli anche grave. Il presente studio ha preso in esame le concentrazioni ematiche e urinarie di Cr e Co in 30 pazienti portatori di protesi metallo-su-metallo senza segni di usura (19 maschi e 11 femmine, età media 61 anni, mediamente 3 anni dopo l’intervento) e di 6 pazienti (4 maschi e 2 femmine, età media 54 anni, mediamente 5 anni dopo l’intervento) con protesi recanti chiari segni di usura e metallosi. Nessuno dei 36 pazienti presentava una anamnesi significativa per esposizione lavorativa a metalli pesanti. La determinazione nei liquidi biologici ha dimostrato nei portatori di protesi non usurate una concentrazione dei metalli (media geometrica) solo modicamente aumentata (CoS 0,5 µg/l, CoU 5,7 µg/l, CrS 0,8 µg/l, CrU 3,4 µg/l) rispetto ai valori di riferimento, mentre l’usura è stata causa di un rilevante aumento della concentrazione sia del Co (CoS 94,6 µg/l, CoU 334,5 µg/l) che del Cr (CrS 57,7 µg/l, CrU 89,4 µg/l). Come dimostrano i risultati, le protesi ben funzionanti non sembrano essere causa di particolari rischi per i pazienti, in accordo con la letteratura, mentre all’usura si associano elevati livelli dei metalli nei liquidi biologici. In caso di metallosi, sono stati descritti casi di polineuropatia legata alla tossicità dei metalli. Al momento, i 6 pazienti con usura della protesi non presentano segni e sintomi collegabili ad una intossicazione da metalli, ma l’elevata concentrazione potrebbe essere causa di insorgenza di danni soprattutto renali, neurologici, tiroidei e cardiaci. Le protesi metallo-su-metallo usurate associate a metallosi dovrebbero essere sostituite per prevenire potenziali danni ai pazienti, anche se sono necessari ulteriori studi prospettici per valutare l’effettiva correlazione tra elevate concentrazioni di metalli e conseguenti effetti tossici.

Rilascio di metalli da protesi d’anca metallo-su-metallo

NICOLLI, ANNAMARIA;CHIARA, FEDERICA;PASQUALATO, FABIOLA;MONGILLO, MICHELE;GAMBALUNGA, ALBERTO;TREVISAN, ANDREA
2011

Abstract

Le protesi d’anca metallo-su-metallo possono essere causa di un aumento della concentrazione ematica de metalli che costituiscono la protesi, in particolare cromo (Cr) e cobalto (Co). In genere un incremento dei metalli nei liquidi biologici è osservabile circa tre mesi dopo la sostituzione dell’anca con la nuova protesi, senza ulteriori aumenti ad un anno. Il livello di metalli sembra quindi declinare lentamente nei successivi cinque anni. Qualora la protesi sia ben funzionante, la quota circolante di Cr e Co è generalmente modesta, mentre l’usura sembra essere il responsabile di un più rilevante incremento, dovuto ad un effetto combinato della corrosione dell’impianto e delle particelle rilasciate. A livello tissutale, il Co si trova in genere allo stato metallico mentre il Cr si trova sotto forma di fosfato [Cr(III)PO4] nel suo stato di ossidazione 3+. Una causa importante di usura e quindi di rilascio di metalli è la mobilizzazione della protesi. Ulteriori significativi fattori di rischio sembrano essere il sesso femminile e il diametro della testa, maggiore è il diametro, maggiore è il rischio di usura. Fattore non favorente sembra invece essere l’attività fisica. Il rischio principale è la metallosi, ovvero l’eccessiva usura della protesi con infiltrazione di detriti metallici accompagnata da flogosi cronica nei tessuti periprotesici, evento che può essere causa di intossicazione da metalli anche grave. Il presente studio ha preso in esame le concentrazioni ematiche e urinarie di Cr e Co in 30 pazienti portatori di protesi metallo-su-metallo senza segni di usura (19 maschi e 11 femmine, età media 61 anni, mediamente 3 anni dopo l’intervento) e di 6 pazienti (4 maschi e 2 femmine, età media 54 anni, mediamente 5 anni dopo l’intervento) con protesi recanti chiari segni di usura e metallosi. Nessuno dei 36 pazienti presentava una anamnesi significativa per esposizione lavorativa a metalli pesanti. La determinazione nei liquidi biologici ha dimostrato nei portatori di protesi non usurate una concentrazione dei metalli (media geometrica) solo modicamente aumentata (CoS 0,5 µg/l, CoU 5,7 µg/l, CrS 0,8 µg/l, CrU 3,4 µg/l) rispetto ai valori di riferimento, mentre l’usura è stata causa di un rilevante aumento della concentrazione sia del Co (CoS 94,6 µg/l, CoU 334,5 µg/l) che del Cr (CrS 57,7 µg/l, CrU 89,4 µg/l). Come dimostrano i risultati, le protesi ben funzionanti non sembrano essere causa di particolari rischi per i pazienti, in accordo con la letteratura, mentre all’usura si associano elevati livelli dei metalli nei liquidi biologici. In caso di metallosi, sono stati descritti casi di polineuropatia legata alla tossicità dei metalli. Al momento, i 6 pazienti con usura della protesi non presentano segni e sintomi collegabili ad una intossicazione da metalli, ma l’elevata concentrazione potrebbe essere causa di insorgenza di danni soprattutto renali, neurologici, tiroidei e cardiaci. Le protesi metallo-su-metallo usurate associate a metallosi dovrebbero essere sostituite per prevenire potenziali danni ai pazienti, anche se sono necessari ulteriori studi prospettici per valutare l’effettiva correlazione tra elevate concentrazioni di metalli e conseguenti effetti tossici.
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