Allo scoppio della Grande Guerra l’interventismo sembra essere scelta condivisa dalla maggioranza degli intellettuali italiani, in un consenso che avvicina non solo fogli editoriali lontani fra loro come «Lacerba» o « La Voce», per non parlare delle grande testate nazionali, ma anche letterati distanti e diversi fra loro. da Papini a Serra, da Gadda a Jahier, da Soffici a Lussu. Per una intera generazione intellettuale, dopo tante incertezze e penose inquietudini, la guerra è una sorta di meta inconfessata, la risposta immediata e tanti nodi personali, l’occasione irripetibile di veder finalmente riconosciuto il proprio ruolo mediante l’assunzione di un preciso mandato sociale. Ma questo generale consenso è segnato dal coesistere di aspettative, motivazioni, finalità spesso contrastanti. C’è un interventismo nutrito di ragioni politiche e ideologiche di impronta conservatrice e nazionalista ( esemplare al riguardo la presenza di Papini), che si affianca a un interventismo di impronta democratica che vede la guerra come ultimo atto del processo risorgimentale e si riconosce in figure di spicco come quelle di C. Battisti, G. Salvemini, S. Slataper . Ma esiste anche un interventismo dettato da ragioni strettamente esistenziali in letteratiii come Serra o Jahier che considerano la partecipazione al conflitto come esperienza di di condivisione e dii purificazione.

Dalla guerra come attesa alla guerra come memoria

RASI, DONATELLA
1990

Abstract

Allo scoppio della Grande Guerra l’interventismo sembra essere scelta condivisa dalla maggioranza degli intellettuali italiani, in un consenso che avvicina non solo fogli editoriali lontani fra loro come «Lacerba» o « La Voce», per non parlare delle grande testate nazionali, ma anche letterati distanti e diversi fra loro. da Papini a Serra, da Gadda a Jahier, da Soffici a Lussu. Per una intera generazione intellettuale, dopo tante incertezze e penose inquietudini, la guerra è una sorta di meta inconfessata, la risposta immediata e tanti nodi personali, l’occasione irripetibile di veder finalmente riconosciuto il proprio ruolo mediante l’assunzione di un preciso mandato sociale. Ma questo generale consenso è segnato dal coesistere di aspettative, motivazioni, finalità spesso contrastanti. C’è un interventismo nutrito di ragioni politiche e ideologiche di impronta conservatrice e nazionalista ( esemplare al riguardo la presenza di Papini), che si affianca a un interventismo di impronta democratica che vede la guerra come ultimo atto del processo risorgimentale e si riconosce in figure di spicco come quelle di C. Battisti, G. Salvemini, S. Slataper . Ma esiste anche un interventismo dettato da ragioni strettamente esistenziali in letteratiii come Serra o Jahier che considerano la partecipazione al conflitto come esperienza di di condivisione e dii purificazione.
1990
Imparare insegnando per una didattica del testo letterario
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