Negli ultimi cinquant’anni, si è assistito a un sempre maggiore distacco dei giovani dalla generazione dei genitori. La condizione giovanile è, da un punto di vista psicologico e sociologico, un periodo di revisione dei valori della società e, quindi, di ricerca di una propria identità e di un proprio modello di vita. I giovani, in questa prospettiva, sono indotti a sperimentare nuovi ruoli in vari campi: nei rapporti con l’altro sesso, nell’ambito scolastico e nell’adesione alle molte ideologie. All’insieme dei comportamenti, delle preferenze e degli stili di vita che formano la “cultura” giovanile, si unisce la certezza di presentare modelli innovativi e moderni che si differenziano da quelli degli adulti. Il comportamento è sociale quando in qualche modo è prevedibile. Una tra le più generali funzioni della struttura sociale è, infatti, di predisporre le basi affinché il comportamento sociale sia prevedibile e regolare. La struttura stessa perde di efficacia quando i soggetti che la costituiscono tendono a dissociarsi . La società si autotutela promuovendo l’adesione al conformismo con tutti i vantaggi che esso comporta per la società. L’elemento che è più evidente dei dati presentati è quasi certamente l’importanza della marca in sé dell’abbigliamento firmato in genere, importante perché “dice” qualcosa di chi lo indossa, ma è altrettanto evidente che gli adolescenti e i giovani si vestono anche senza marche o con pochi capi firmati. Ci si trova quindi in un mercato che funziona con marche, sottomarche e non marche (o falsi di marche), ma il motore del funzionamento è la moda, nel senso del “nuovo” dell’appena immesso sul mercato, di ciò che segue l’ultimo trend. Le nuove linee sono lanciate dalle grandi marche, ma il mercato si compone poi di moltissime marche non conosciute che però si rifanno nel taglio, nella foggia, nei colori dell’ultimo grido che sono quelli seguiti dai giovani che imparano a conoscerli attraverso le vetrine, i personaggi televisivi e tra di loro nel loro gruppo di amici . I capi firmati nell’armadio degli adolescenti e dei giovani sono, quindi, pochi e scelti con cura. I capi non firmati, ma di moda molti. La conferma può essere vista nella ricerca relativa alle calzature: le marche più importanti sono conosciute da tutti, ma basta che le scarpe siano di moda e la marca diventa secondaria. Il modo di vestire più frequente dei giovani è maglietta, jeans o pantaloni e scarpe da ginnastica. Questa, tuttavia, non è una divisa, come ci si esprime sempre quando si parla di giovani, è una “pratica” che si esprime un modo variegato, colorato ed è in continuo cambiamento entro ciascuna fascia d’età, con una determinata regolarità. L’età è infatti, l’hortus conclusus in cui agiscono le marche e quindi il tipo di abbigliamento: più simile all’interno del gruppo nei preadolescenti e adolescenti, più indipendente nei giovani adulti. L’escalation verso l’acquisizione di un sé maturo oscilla tra “come gli altri” o “diverso dagli altri” entro i limiti del conformismo/anticonformismo. I giovani di entrambi i sessi utilizzano come capo preferito i pantaloni ovvero i jeans: nelle ragazze giovanissime è scomparsa la gonna come capo d’abbigliamento e si assiste ad un avvicinamento della moda femminile alla comodità della moda maschile. L’abbigliamento considerato femminile (gonna, tailleur, tacchi alti) viene considerato specifico solo in alcune occasioni sociali . Un altro punto interessante è che la propensione verso le marche più importanti non fa sì che i fan riconoscano la marca stessa attraverso le fotografie di moda della produzione. Ciò fa pensare, per primo, a una scarsa conoscenza di uno specifico stile, ma anche a una omologazione tra gli stili lanciati stagionalmente o in periodi più brevi dagli stilisti. Forse questa incapacità, riconosciuta implicitamente anche dai giovani, li porta a informarsi sulla moda principalmente dalle vetrine del centro. Si può ribadire che la pratica dell’abbigliamento dei giovani con la continua reinterpretazione della regolarità della pratica stessa, conferma che l’imitazione è un principio che governa i rapporti tra gli individui e porta all’uniformità. Se non ci fossero i comportamenti uniformi non ci sarebbe neppure la necessità di modificarli creativamente, di uscire dal durkheimiano “stampo”, di debordare anche esagerando, modificando lentamente la società.

Le tendenze dell’abbigliamento dei giovani in Italia

TESSAROLO, MARISELDA
2012

Abstract

Negli ultimi cinquant’anni, si è assistito a un sempre maggiore distacco dei giovani dalla generazione dei genitori. La condizione giovanile è, da un punto di vista psicologico e sociologico, un periodo di revisione dei valori della società e, quindi, di ricerca di una propria identità e di un proprio modello di vita. I giovani, in questa prospettiva, sono indotti a sperimentare nuovi ruoli in vari campi: nei rapporti con l’altro sesso, nell’ambito scolastico e nell’adesione alle molte ideologie. All’insieme dei comportamenti, delle preferenze e degli stili di vita che formano la “cultura” giovanile, si unisce la certezza di presentare modelli innovativi e moderni che si differenziano da quelli degli adulti. Il comportamento è sociale quando in qualche modo è prevedibile. Una tra le più generali funzioni della struttura sociale è, infatti, di predisporre le basi affinché il comportamento sociale sia prevedibile e regolare. La struttura stessa perde di efficacia quando i soggetti che la costituiscono tendono a dissociarsi . La società si autotutela promuovendo l’adesione al conformismo con tutti i vantaggi che esso comporta per la società. L’elemento che è più evidente dei dati presentati è quasi certamente l’importanza della marca in sé dell’abbigliamento firmato in genere, importante perché “dice” qualcosa di chi lo indossa, ma è altrettanto evidente che gli adolescenti e i giovani si vestono anche senza marche o con pochi capi firmati. Ci si trova quindi in un mercato che funziona con marche, sottomarche e non marche (o falsi di marche), ma il motore del funzionamento è la moda, nel senso del “nuovo” dell’appena immesso sul mercato, di ciò che segue l’ultimo trend. Le nuove linee sono lanciate dalle grandi marche, ma il mercato si compone poi di moltissime marche non conosciute che però si rifanno nel taglio, nella foggia, nei colori dell’ultimo grido che sono quelli seguiti dai giovani che imparano a conoscerli attraverso le vetrine, i personaggi televisivi e tra di loro nel loro gruppo di amici . I capi firmati nell’armadio degli adolescenti e dei giovani sono, quindi, pochi e scelti con cura. I capi non firmati, ma di moda molti. La conferma può essere vista nella ricerca relativa alle calzature: le marche più importanti sono conosciute da tutti, ma basta che le scarpe siano di moda e la marca diventa secondaria. Il modo di vestire più frequente dei giovani è maglietta, jeans o pantaloni e scarpe da ginnastica. Questa, tuttavia, non è una divisa, come ci si esprime sempre quando si parla di giovani, è una “pratica” che si esprime un modo variegato, colorato ed è in continuo cambiamento entro ciascuna fascia d’età, con una determinata regolarità. L’età è infatti, l’hortus conclusus in cui agiscono le marche e quindi il tipo di abbigliamento: più simile all’interno del gruppo nei preadolescenti e adolescenti, più indipendente nei giovani adulti. L’escalation verso l’acquisizione di un sé maturo oscilla tra “come gli altri” o “diverso dagli altri” entro i limiti del conformismo/anticonformismo. I giovani di entrambi i sessi utilizzano come capo preferito i pantaloni ovvero i jeans: nelle ragazze giovanissime è scomparsa la gonna come capo d’abbigliamento e si assiste ad un avvicinamento della moda femminile alla comodità della moda maschile. L’abbigliamento considerato femminile (gonna, tailleur, tacchi alti) viene considerato specifico solo in alcune occasioni sociali . Un altro punto interessante è che la propensione verso le marche più importanti non fa sì che i fan riconoscano la marca stessa attraverso le fotografie di moda della produzione. Ciò fa pensare, per primo, a una scarsa conoscenza di uno specifico stile, ma anche a una omologazione tra gli stili lanciati stagionalmente o in periodi più brevi dagli stilisti. Forse questa incapacità, riconosciuta implicitamente anche dai giovani, li porta a informarsi sulla moda principalmente dalle vetrine del centro. Si può ribadire che la pratica dell’abbigliamento dei giovani con la continua reinterpretazione della regolarità della pratica stessa, conferma che l’imitazione è un principio che governa i rapporti tra gli individui e porta all’uniformità. Se non ci fossero i comportamenti uniformi non ci sarebbe neppure la necessità di modificarli creativamente, di uscire dal durkheimiano “stampo”, di debordare anche esagerando, modificando lentamente la società.
2012
Forme e tendenze di moda giovanile in Italia e in Giappone
9788861298446
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2516756
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