La peace psychology cerca di sviluppare teorie e pratiche rivolte alla prevenzione e mitigazione della violenza diretta e strutturale, promuove la gestione nonviolenta dei conflitti e persegue obiettivi di giustizia sociale. Inoltre, agisce all’interno di conflitti esistenti per comprenderne la genealogia e per favorire processi di riconciliazione. Sulla base di questa prospettiva teorica, gli scriventi hanno intrapreso un progetto di ricerca sul G8 di Genova. Benché si siano conclusi i processi più importanti, il G8 di Genova rimane una ferita aperta per la nostra società, mettendo in crisi le idee di democrazia e di convivenza civile. Sulla base dell’analisi delle narrative, saranno presentati i principali risultati ottenuti attraverso lo studio dei resoconti di partecipanti al G8. La ricerca si propone di indagare le esperienze soggettive dei partecipanti e la loro rappresentazione degli eventi, individuando i nuclei tematici fondamentali attorno a cui vengono ancorate le narrazioni. Le narrazioni sono state inviate dai partecipanti a tre fonti d’informazione: Il Manifesto, Radio Popolare, Carta. Quindi, tali narrazioni sono state prodotte liberamente e non su richiesta dei ricercatori. In tal senso si tratta di resoconti di eventi raccontati ad altri sotto forma di testimonianza diretta. Le narrazioni raccolte (per un totale di n. 323) sono state distinte sulla base della tipologia di attore sociale: manifestante, giornalista, sanitario, spettatore prossimale, spettatore distale, ecc. In questa sede, saranno presentati i risultati relativi all’attore sociale “manifestante” (per un totale di n. 230 narrazioni, pari al 70% del totale). Dall’analidi dei dati si delinea un tema saliente: l’idea delle forze dell’ordine come “nemico interno”. Un elemento che può contribuire a spiegare, almeno in parte, l’attuale “conflitto delle memorie” e come tale nemico continui a permanere sul campo anche dopo la fine della battaglia.

Raccontare il G8: I giorni di Genova nelle narrazioni dei manifestanti

ZAMPERINI, ADRIANO;MENEGATTO M.
2009

Abstract

La peace psychology cerca di sviluppare teorie e pratiche rivolte alla prevenzione e mitigazione della violenza diretta e strutturale, promuove la gestione nonviolenta dei conflitti e persegue obiettivi di giustizia sociale. Inoltre, agisce all’interno di conflitti esistenti per comprenderne la genealogia e per favorire processi di riconciliazione. Sulla base di questa prospettiva teorica, gli scriventi hanno intrapreso un progetto di ricerca sul G8 di Genova. Benché si siano conclusi i processi più importanti, il G8 di Genova rimane una ferita aperta per la nostra società, mettendo in crisi le idee di democrazia e di convivenza civile. Sulla base dell’analisi delle narrative, saranno presentati i principali risultati ottenuti attraverso lo studio dei resoconti di partecipanti al G8. La ricerca si propone di indagare le esperienze soggettive dei partecipanti e la loro rappresentazione degli eventi, individuando i nuclei tematici fondamentali attorno a cui vengono ancorate le narrazioni. Le narrazioni sono state inviate dai partecipanti a tre fonti d’informazione: Il Manifesto, Radio Popolare, Carta. Quindi, tali narrazioni sono state prodotte liberamente e non su richiesta dei ricercatori. In tal senso si tratta di resoconti di eventi raccontati ad altri sotto forma di testimonianza diretta. Le narrazioni raccolte (per un totale di n. 323) sono state distinte sulla base della tipologia di attore sociale: manifestante, giornalista, sanitario, spettatore prossimale, spettatore distale, ecc. In questa sede, saranno presentati i risultati relativi all’attore sociale “manifestante” (per un totale di n. 230 narrazioni, pari al 70% del totale). Dall’analidi dei dati si delinea un tema saliente: l’idea delle forze dell’ordine come “nemico interno”. Un elemento che può contribuire a spiegare, almeno in parte, l’attuale “conflitto delle memorie” e come tale nemico continui a permanere sul campo anche dopo la fine della battaglia.
2009
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