Nella figura di Caterina Vigri, nelle sue attività, per meglio dire, si connettono due caratteristiche peculiari: Caterina è una santa francescana che scrive ed è una donna che scrive. La santa, non a caso rappresentata nei ritratti ed esibita alla venerazione dei fedeli accompagnata dai libri, dai suoi libri, quasi a voler materializzare il suo legame speciale e indissolubile colla scrittura, si può dunque legittimamente collocare fra i tanti esponenti, i tanti santi dell’Osservanza francescana del Quattrocento che scrivono. Alla mano della santa bolognese dobbiamo prodotti grafici diversi fra di loro, da valutare singolarmente e da considerare nel contempo complessivamente. Da una parte abbiamo una serie di interventi di varia ampiezza, riconosciuti già da epoca molto alta come certamente autografi anche se mai sottoscritti, che si trovano all’interno di un gruppo di codici miscellanei e talora anche compositi, tutti databili al XV secolo e contenenti anche opere cateriniane, i quali fanno parte del cosiddetto Archivio della beata Caterina, ora conservato presso l’Archivio Generale Arcivescovile sempre di Bologna. Si tratta di una raccolta di materiale librario e documentario di carattere storico-devozionale, riguardante santa Caterina e il suo culto. Dall’altra parte abbiamo invece due manoscritti sostanzialmente coevi, attualmente collocati senza segnatura nella Cappella della santa nel Santuario del Corpus Domini annesso al monastero clariano bolognese ed esposti alla preghiera e alla venerazione accanto al corpo di lei: l’uno contiene la più celebre e importante delle opere composte da Caterina, Le sette armi spirituali, l’altro è un codice liturgico, per l’esattezza un breviario, un tipo di libro dall’importanza evidente. Entrambi, per la loro gran parte, sono stati trascritti dalla santa. La scrittura di Caterina è piuttosto riconoscibile, pur con delle sfumature esecutive assai diverse: si tratta di una libraria che appare molto compatta – ma solo a un primo e superficiale sguardo - e che poi si rivela non troppo fitta di segni grafici, la quale si rifà al canone della textualis, ma in una realizzazione non molto spontanea, dal tracciato pesante, in cui le aste superiori e inferiori sono assai ridotte, quando non minime. Una scrittura ricca di abbreviature, decisamente più canonizzata e formalizzata, ma anche meno disinvolta ad esempio di quella di Battista di Varano. Una scrittura insomma che ci appare perfettamente compatibile con quella tipica di un coevo libro liturgico gotico, ma che si accosta anche a quegli esiti che più contraddistinguono le mani femminili quattrocentesche, le quali, a loro volta, non si allontanano dai persistenti e resistenti modelli del codice tardo-medievale, ma che per questo motivo, conviene ripeterlo, sono giudicate sempre attardate.

La scrittura e i libri di Caterina Vigri

GIOVE', NICOLETTA
2013

Abstract

Nella figura di Caterina Vigri, nelle sue attività, per meglio dire, si connettono due caratteristiche peculiari: Caterina è una santa francescana che scrive ed è una donna che scrive. La santa, non a caso rappresentata nei ritratti ed esibita alla venerazione dei fedeli accompagnata dai libri, dai suoi libri, quasi a voler materializzare il suo legame speciale e indissolubile colla scrittura, si può dunque legittimamente collocare fra i tanti esponenti, i tanti santi dell’Osservanza francescana del Quattrocento che scrivono. Alla mano della santa bolognese dobbiamo prodotti grafici diversi fra di loro, da valutare singolarmente e da considerare nel contempo complessivamente. Da una parte abbiamo una serie di interventi di varia ampiezza, riconosciuti già da epoca molto alta come certamente autografi anche se mai sottoscritti, che si trovano all’interno di un gruppo di codici miscellanei e talora anche compositi, tutti databili al XV secolo e contenenti anche opere cateriniane, i quali fanno parte del cosiddetto Archivio della beata Caterina, ora conservato presso l’Archivio Generale Arcivescovile sempre di Bologna. Si tratta di una raccolta di materiale librario e documentario di carattere storico-devozionale, riguardante santa Caterina e il suo culto. Dall’altra parte abbiamo invece due manoscritti sostanzialmente coevi, attualmente collocati senza segnatura nella Cappella della santa nel Santuario del Corpus Domini annesso al monastero clariano bolognese ed esposti alla preghiera e alla venerazione accanto al corpo di lei: l’uno contiene la più celebre e importante delle opere composte da Caterina, Le sette armi spirituali, l’altro è un codice liturgico, per l’esattezza un breviario, un tipo di libro dall’importanza evidente. Entrambi, per la loro gran parte, sono stati trascritti dalla santa. La scrittura di Caterina è piuttosto riconoscibile, pur con delle sfumature esecutive assai diverse: si tratta di una libraria che appare molto compatta – ma solo a un primo e superficiale sguardo - e che poi si rivela non troppo fitta di segni grafici, la quale si rifà al canone della textualis, ma in una realizzazione non molto spontanea, dal tracciato pesante, in cui le aste superiori e inferiori sono assai ridotte, quando non minime. Una scrittura ricca di abbreviature, decisamente più canonizzata e formalizzata, ma anche meno disinvolta ad esempio di quella di Battista di Varano. Una scrittura insomma che ci appare perfettamente compatibile con quella tipica di un coevo libro liturgico gotico, ma che si accosta anche a quegli esiti che più contraddistinguono le mani femminili quattrocentesche, le quali, a loro volta, non si allontanano dai persistenti e resistenti modelli del codice tardo-medievale, ma che per questo motivo, conviene ripeterlo, sono giudicate sempre attardate.
2013
Dalla corte al chiostro. Santa Caterina Vigri e i suoi scritti
9788827010075
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