Se sul piano del buon senso la gravidanza costituisce un momento normale della vita della donna, la letteratura sull’argomento evidenzia come si tratti di una fase delicata, ricca di significati psicologici, che rappresenta un nuovo momento evolutivo verso l’acquisizione di una nuova funzione adulta definita da alcuni autori genitorialità (cfr. Belsky, Gilstrap, Rovine; 1984). Nel caso in cui una madre in gravidanza si presenti per una qualche problematica relativa al figlio in attesa, è molto importante avere a disposizione strumenti adeguati per identificare i suoi vissuti relativamente al periodo che sta attraversando. In particolare si tratterà di distinguere tra: a) vissuti che cadono nell’ampia gamma della normalità; b) vissuti che indicano una preoccupazione più acuta e che probabilmente richiedono un intervento di sostegno breve; c) situazioni di vera e propria psicopatologia. Da alcuni anni ci siamo occupati di validare uno strumento che ci permettesse di entrare nel mondo dei vissuti genitoriali nel corso della gravidanza. Si tratta del CGG (Colloquio per Genitori in Gravidanza) che, pur essendo nato in un contesto di ricerca, risulta utilizzabile anche in ambito clinico. Le aree investigate dal colloquio riguardano infatti i vissuti e le rappresentazioni nei confronti del futuro figlio, il rapporto di coppia, la relazione dei genitori con i propri genitori. Il colloquio CGG consente di valutare, sia a livello quantitativo che qualitativo, le dinamiche della coppia in relazione alla presenza del nascituro. Relativamente agli aspetti quantitativi essi sono basati riguardano le descrizioni del futuro bambino, i comportamenti, atteggiamenti ed affetti nei confronti dello stesso, la capacità di riflettere sul nascituro, ecc. Scopo del presente lavoro è quello di presentare tali aspetti quantitativi e qualitativi sotto forma di profili normativi che descrivano le rappresentazioni genitoriali; l’obiettivo applicativo di tale lavoro riguarda, quindi, la possibilità di delineare alcuni elementi normativi delle rappresentazioni e delle narrazioni materne in gravidanza, rispetto ai quali le madri più in difficoltà dovrebbero discostarsi. Campione: Il campione è costituito da 112 coppie in attesa del loro primo figlio. Il reperimento dei partecipanti è avvenuto attraverso i reparti di Ginecologia di alcuni ospedali, i consultori familiari o i servizi materno infantili e i corsi di preparazione al parto e si è realizzato in base all’adesione delle coppie alla proposta di collaborazione. Dal momento che l’indagine verteva sul “normale”, nella scelta dei soggetti, è stato adottato come unico criterio l’assenza di patologia gravidica. Strumenti e misure: Per esplorare le rappresentazioni dei genitori si è scelto di utilizzare un approccio di tipo qualitativo e quantitativo, basato sul colloquio di ricerca CCG, che prende in considerazione diverse aree di indagine relative ai vissuti e alle dinamiche psicologiche che caratterizzano il settimo mese di gravidanza Il colloquio prevedeva, inoltre, un approfondimento della situazione di coppia dei due genitori, della loro percezione della genitorialità e del bambino. Risultati attesi: L’andamento dei profili previsto per le madri preoccupate è simile a quello delle madri normali ma con indici spostati verso valori estremi, mentre le madri psicopatologiche dovrebbero presentare delle chiare distorsioni sia a livello delle descrizioni, degli atteggiamenti che degli affetti.

Il colloquio per genitori in gravidanza come strumento diagnostico e di previsione del trattamento

LIS, ADRIANA;CALVO, VINCENZO;
2001

Abstract

Se sul piano del buon senso la gravidanza costituisce un momento normale della vita della donna, la letteratura sull’argomento evidenzia come si tratti di una fase delicata, ricca di significati psicologici, che rappresenta un nuovo momento evolutivo verso l’acquisizione di una nuova funzione adulta definita da alcuni autori genitorialità (cfr. Belsky, Gilstrap, Rovine; 1984). Nel caso in cui una madre in gravidanza si presenti per una qualche problematica relativa al figlio in attesa, è molto importante avere a disposizione strumenti adeguati per identificare i suoi vissuti relativamente al periodo che sta attraversando. In particolare si tratterà di distinguere tra: a) vissuti che cadono nell’ampia gamma della normalità; b) vissuti che indicano una preoccupazione più acuta e che probabilmente richiedono un intervento di sostegno breve; c) situazioni di vera e propria psicopatologia. Da alcuni anni ci siamo occupati di validare uno strumento che ci permettesse di entrare nel mondo dei vissuti genitoriali nel corso della gravidanza. Si tratta del CGG (Colloquio per Genitori in Gravidanza) che, pur essendo nato in un contesto di ricerca, risulta utilizzabile anche in ambito clinico. Le aree investigate dal colloquio riguardano infatti i vissuti e le rappresentazioni nei confronti del futuro figlio, il rapporto di coppia, la relazione dei genitori con i propri genitori. Il colloquio CGG consente di valutare, sia a livello quantitativo che qualitativo, le dinamiche della coppia in relazione alla presenza del nascituro. Relativamente agli aspetti quantitativi essi sono basati riguardano le descrizioni del futuro bambino, i comportamenti, atteggiamenti ed affetti nei confronti dello stesso, la capacità di riflettere sul nascituro, ecc. Scopo del presente lavoro è quello di presentare tali aspetti quantitativi e qualitativi sotto forma di profili normativi che descrivano le rappresentazioni genitoriali; l’obiettivo applicativo di tale lavoro riguarda, quindi, la possibilità di delineare alcuni elementi normativi delle rappresentazioni e delle narrazioni materne in gravidanza, rispetto ai quali le madri più in difficoltà dovrebbero discostarsi. Campione: Il campione è costituito da 112 coppie in attesa del loro primo figlio. Il reperimento dei partecipanti è avvenuto attraverso i reparti di Ginecologia di alcuni ospedali, i consultori familiari o i servizi materno infantili e i corsi di preparazione al parto e si è realizzato in base all’adesione delle coppie alla proposta di collaborazione. Dal momento che l’indagine verteva sul “normale”, nella scelta dei soggetti, è stato adottato come unico criterio l’assenza di patologia gravidica. Strumenti e misure: Per esplorare le rappresentazioni dei genitori si è scelto di utilizzare un approccio di tipo qualitativo e quantitativo, basato sul colloquio di ricerca CCG, che prende in considerazione diverse aree di indagine relative ai vissuti e alle dinamiche psicologiche che caratterizzano il settimo mese di gravidanza Il colloquio prevedeva, inoltre, un approfondimento della situazione di coppia dei due genitori, della loro percezione della genitorialità e del bambino. Risultati attesi: L’andamento dei profili previsto per le madri preoccupate è simile a quello delle madri normali ma con indici spostati verso valori estremi, mentre le madri psicopatologiche dovrebbero presentare delle chiare distorsioni sia a livello delle descrizioni, degli atteggiamenti che degli affetti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2529600
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