Nell’estate del 1922, poco prima della marcia su Roma, 2740 furono i reati di violenza politica denunciati: fu uno dei periodi «più crudeli ed efferati che la storia del nostro paese ricordi». Giulio Alessio, in quei giorni ministro Guardasigilli, aveva proposto misure eccezionali per contrastare questo attacco allo Stato liberale: ma il suo progetto di legge fu respinto e il governo Facta lasciò campo libero all’illegalità, spianando così la strada a Mussolini. Economista, docente dell’ateneo patavino, Giulio Alessio (Padova 1853-1940) fu deputato della sinistra progressista e radicale dal 1897 al 1924. Vicepresidente della Camera durante la Grande guerra, fu ministro per tre volte tra il 1920 e il 1922: nel secondo governo Nitti, nel quinto governo Giolitti e nel secondo governo Facta. Questo saggio ne traccia la biografia, ne analizza il pensiero e l’azione politica, ripercorrendo le vicende della politica italiana - dall’ultimo ’800 fino al regime fascista – delle quali Alessio fu un importante testimone e protagonista. In Parlamento fu uno dei maggiori esperti di economia e scienza delle finanze. Ebbe lucide intuizioni politiche: nel 1919 si oppose all’introduzione del sistema elettorale proporzionale, prevedendo che con quella legge si sarebbe resa ingovernabile l’Italia. Lottò nel 1923 contro la legge elettorale Acerbo, che avrebbe dato al fascismo un’artificiosa maggioranza parlamentare. Negli anni del regime – emarginato dalle accademie scientifiche per non aver prestato giuramento di fedeltà al fascismo – continuò la sua battaglia con una grande opera sulla storia dello Stato italiano, fedele al principio che la cultura e l’educazione politica sono alla base degli Stati moderni.

Giulio Alessio e la crisi dello Stato liberale

LAZZARETTO, ALBA
2012

Abstract

Nell’estate del 1922, poco prima della marcia su Roma, 2740 furono i reati di violenza politica denunciati: fu uno dei periodi «più crudeli ed efferati che la storia del nostro paese ricordi». Giulio Alessio, in quei giorni ministro Guardasigilli, aveva proposto misure eccezionali per contrastare questo attacco allo Stato liberale: ma il suo progetto di legge fu respinto e il governo Facta lasciò campo libero all’illegalità, spianando così la strada a Mussolini. Economista, docente dell’ateneo patavino, Giulio Alessio (Padova 1853-1940) fu deputato della sinistra progressista e radicale dal 1897 al 1924. Vicepresidente della Camera durante la Grande guerra, fu ministro per tre volte tra il 1920 e il 1922: nel secondo governo Nitti, nel quinto governo Giolitti e nel secondo governo Facta. Questo saggio ne traccia la biografia, ne analizza il pensiero e l’azione politica, ripercorrendo le vicende della politica italiana - dall’ultimo ’800 fino al regime fascista – delle quali Alessio fu un importante testimone e protagonista. In Parlamento fu uno dei maggiori esperti di economia e scienza delle finanze. Ebbe lucide intuizioni politiche: nel 1919 si oppose all’introduzione del sistema elettorale proporzionale, prevedendo che con quella legge si sarebbe resa ingovernabile l’Italia. Lottò nel 1923 contro la legge elettorale Acerbo, che avrebbe dato al fascismo un’artificiosa maggioranza parlamentare. Negli anni del regime – emarginato dalle accademie scientifiche per non aver prestato giuramento di fedeltà al fascismo – continuò la sua battaglia con una grande opera sulla storia dello Stato italiano, fedele al principio che la cultura e l’educazione politica sono alla base degli Stati moderni.
2012
9788861299283
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2531051
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
  • OpenAlex ND
social impact