L’Italia di Mussolini è stato il primo grande laboratorio dell’esperimento totalitario fascista in Europa fra le due guerre e come tale punto di riferimento per numerosi movimenti di estrema destra, compreso il nazionalsocialismo tedesco arrivato al potere in Germania nel 1933. Dal 1935 l’Italia monarchico-fascista è stata pressochè continuamente in guerra (Etiopia, Spagna, Albania) contribuendo insieme al Terzo Reich allo scardinamento del sistema creato a Versailles e al precipizio della seconda guerra mondiale. Principale alleato europeo della Germania, l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano nella guerra dell’Asse aggredendo paesi come la Francia, la Grecia, la Jugoslavia e partecipando alla “guerra di annientamento” tedesca contro l’Unione sovietica. La memoria pubblica nazionale si è però strutturata secondo una narrazione degli eventi che ha omesso di fare i conti con gli aspetti aggressivi e criminali del fascismo. L’esaltazione dei meriti gaudagnati dal paese dopo l’8 settembre 1943 nella guerra di liberazione contro l’occupante tedesco ha finito per oscurare le responsabilità italiane nella guerra combattuta a fianco del Reich hitleriano dal 1940 al 1943. Ha così prevalso un’immagine confortevole e autoassolutoria che ha sottolinerato i meriti umanitari degli italiani e la differenza di comportamento rispetto agli ex “camerati” tedeschi, sui quali è stato addossato il peso esclusivo dei crimini commessi dall’Asse. Allo stesso modo, il confronto fra nazismo e fascismo ha permesso la diffusione di un’immagine edulcorata del regime italiano, che ha trascurato i suoi autentici tratti storici. Il volume indaga le origini e le modalità di formazione di questa memoria benevola del fascismo e degli italiani in guerra concentrando l’attenzione sugli anni cruciali compresi fra il 1943 e il 1947, attraverso il ricorso ad un’ampia gamma di fonti, fra cui la propaganda radiofonica, i giornali, le riviste, il cinema, i documenti ufficiali.

Il fascismo e la guerra dell'Asse. Una mancata resa dei conti

FOCARDI, FILIPPO
2012

Abstract

L’Italia di Mussolini è stato il primo grande laboratorio dell’esperimento totalitario fascista in Europa fra le due guerre e come tale punto di riferimento per numerosi movimenti di estrema destra, compreso il nazionalsocialismo tedesco arrivato al potere in Germania nel 1933. Dal 1935 l’Italia monarchico-fascista è stata pressochè continuamente in guerra (Etiopia, Spagna, Albania) contribuendo insieme al Terzo Reich allo scardinamento del sistema creato a Versailles e al precipizio della seconda guerra mondiale. Principale alleato europeo della Germania, l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano nella guerra dell’Asse aggredendo paesi come la Francia, la Grecia, la Jugoslavia e partecipando alla “guerra di annientamento” tedesca contro l’Unione sovietica. La memoria pubblica nazionale si è però strutturata secondo una narrazione degli eventi che ha omesso di fare i conti con gli aspetti aggressivi e criminali del fascismo. L’esaltazione dei meriti gaudagnati dal paese dopo l’8 settembre 1943 nella guerra di liberazione contro l’occupante tedesco ha finito per oscurare le responsabilità italiane nella guerra combattuta a fianco del Reich hitleriano dal 1940 al 1943. Ha così prevalso un’immagine confortevole e autoassolutoria che ha sottolinerato i meriti umanitari degli italiani e la differenza di comportamento rispetto agli ex “camerati” tedeschi, sui quali è stato addossato il peso esclusivo dei crimini commessi dall’Asse. Allo stesso modo, il confronto fra nazismo e fascismo ha permesso la diffusione di un’immagine edulcorata del regime italiano, che ha trascurato i suoi autentici tratti storici. Il volume indaga le origini e le modalità di formazione di questa memoria benevola del fascismo e degli italiani in guerra concentrando l’attenzione sugli anni cruciali compresi fra il 1943 e il 1947, attraverso il ricorso ad un’ampia gamma di fonti, fra cui la propaganda radiofonica, i giornali, le riviste, il cinema, i documenti ufficiali.
2012
9788887300833
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