Il saggio invita a spostare l'interrogativo da cui partire da “quali sono gli strumenti necessari per gestire nel migliore dei modi l’istituzione di una biobanca?” a “come mai le biobanche hanno acquisito una tale importanza e un tale interesse nelle nostre società?”. Se le biobanche non possono essere considerate alla stregua di strutture meramente funzionali alla ricerca scientifica, la causa è da ricercare anzitutto nelle specificità del materiale in esse conservato: materiale umano se non addirittura, come nel caso degli embrioni, vita umana in potenza. La sua particolarità deriva dalla profonda e ambigua relazione che lo lega alla persona donatrice. Non sempre è stato così. Quando sono state allestite le prime raccolte di frammenti umani che venivano conservati nei congelatori o chimicamente, una pratica di lungo corso che risale alla prima metà del Novecento, essi sono stati trattati alla stessa stregua di scarti organici privi di qualsiasi preoccupazione o rivendicazione sociale. Oggi, invece, è inevitabile che si stabilisca un nuovo e più intenso legame tra questi campioni e le persone da cui provengono, siano esse vive o morte, perché questi i tessuti, le cellule o i frammenti di DNA ci interpellano direttamente e continuamente in molteplici sensi.
Banche della vita. Tessuti, cellule e frammenti di DNA tra scienza e società
NERESINI, FEDERICO
2012
Abstract
Il saggio invita a spostare l'interrogativo da cui partire da “quali sono gli strumenti necessari per gestire nel migliore dei modi l’istituzione di una biobanca?” a “come mai le biobanche hanno acquisito una tale importanza e un tale interesse nelle nostre società?”. Se le biobanche non possono essere considerate alla stregua di strutture meramente funzionali alla ricerca scientifica, la causa è da ricercare anzitutto nelle specificità del materiale in esse conservato: materiale umano se non addirittura, come nel caso degli embrioni, vita umana in potenza. La sua particolarità deriva dalla profonda e ambigua relazione che lo lega alla persona donatrice. Non sempre è stato così. Quando sono state allestite le prime raccolte di frammenti umani che venivano conservati nei congelatori o chimicamente, una pratica di lungo corso che risale alla prima metà del Novecento, essi sono stati trattati alla stessa stregua di scarti organici privi di qualsiasi preoccupazione o rivendicazione sociale. Oggi, invece, è inevitabile che si stabilisca un nuovo e più intenso legame tra questi campioni e le persone da cui provengono, siano esse vive o morte, perché questi i tessuti, le cellule o i frammenti di DNA ci interpellano direttamente e continuamente in molteplici sensi.Pubblicazioni consigliate
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