Le molteplici riflessioni compiute dalla critica sull’iconografia nel discorso cristiano del Cinquecento permettono di identificare negli emblemi di Georgette de Montenay un centro di particolare interesse per lo studio di una Retorica e taumaturgia della mano. Nel contesto di una cultura che si faceva strada a partire dalla corte di Navarra e da Ginevra, spesso incrociandosi in quella culla dell’editoria che era, all’epoca, Lione, la letteratura emblematica a vocazione evangelica e di confessione calvinista diffondeva un messaggio fortemente suggestivo. Le sue pagine vengono definite dalla critica ed erano probabilmente recepite dai contemporanei come un concentrato, prodotto dal motto (latino) dell’emblema, dall’incisione e dall’ottava che raccontava l’insieme. Il libro di Georgette de Montenay è portatore di una teologia trasparente. Questa può essere sentita come una teologia naturale: in nulla è diversa dalla teologia che Montaigne difendeva all’epoca nell’«Apologie de Raimond de Sebonde», quando spiegava che l’uomo non può salire da solo, non può innalzarsi «au dessus de soy»,"il ne peut voir que de ses yeux, ny saisir que de ses prises. Il s’eslevera si Dieu luy preste extraordinairement la main".

«A quo trepidabo»: la mano di Dio negli Emblemes, ou devises Chrestiennes di Georgette de Montenay e Pierre Woeriot (1567, 1571, 1619)

BETTONI, ANNA
2012

Abstract

Le molteplici riflessioni compiute dalla critica sull’iconografia nel discorso cristiano del Cinquecento permettono di identificare negli emblemi di Georgette de Montenay un centro di particolare interesse per lo studio di una Retorica e taumaturgia della mano. Nel contesto di una cultura che si faceva strada a partire dalla corte di Navarra e da Ginevra, spesso incrociandosi in quella culla dell’editoria che era, all’epoca, Lione, la letteratura emblematica a vocazione evangelica e di confessione calvinista diffondeva un messaggio fortemente suggestivo. Le sue pagine vengono definite dalla critica ed erano probabilmente recepite dai contemporanei come un concentrato, prodotto dal motto (latino) dell’emblema, dall’incisione e dall’ottava che raccontava l’insieme. Il libro di Georgette de Montenay è portatore di una teologia trasparente. Questa può essere sentita come una teologia naturale: in nulla è diversa dalla teologia che Montaigne difendeva all’epoca nell’«Apologie de Raimond de Sebonde», quando spiegava che l’uomo non può salire da solo, non può innalzarsi «au dessus de soy»,"il ne peut voir que de ses yeux, ny saisir que de ses prises. Il s’eslevera si Dieu luy preste extraordinairement la main".
2012
Retorica e taumaturgia della mano nel lungo Rinascimento e l’influenza della Universitas patavina, Atti del Convegno di studi di Padova (22-23 febbraio 2010)
9788861299566
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