Le tecniche geofisiche non invasive sono sempre più applicate nei delicati ambiti della Protezione Civile. Tra questi un posto preminente è occupato da tecniche in grado di monitorare la solidità di manufatti a difesa degli eventi alluvionali. I recenti dissesti idrogeologici, e conseguenti alluvioni, hanno focalizzato l’attenzione sul corretto monitoraggio delle sponde fluviali, a supporto di mirati ed efficaci interventi di manutenzione. L’efficacia degli argini fluviali è difatti seriamente minata dagli svariati fattori che concorrono ad indebolirne la struttura quali cavità, cedimenti dei supporti fondali, presenza di sedime ad elevata granulometria. La morfologia delle sponde artificiali di contenimento dei corsi d’acqua non si addice a tecniche di caratterizzazione puntuali. La rilevante estensione lineare degli stessi non permette infatti un razionale impiego delle tradizionali tecniche geognostiche, quali fori di sondaggio o prove penetrometriche. Le tecniche geofisiche, data la loro non invasività e la possibilità di eseguire rilievi areali in tempi ragionevolmente brevi, ben si prestano a supporto della caratterizzazione di simili aree a rilevante estensione. L’impiego di tali tecniche, favorito dalla logistica di acquisizione, si presta anche a misure nel tempo finalizzate a verificare l’efficacia degli interventi. Tra le tecniche geofisiche più appropriate per questo tipo d’indagini si distinguono le misure di tomografia elettrica ERT, misure elettromagnetiche (EM-CMD) di conducibilità elettrica del suolo, e misure elettromagnetiche impulsive quali il Georadar. La misura ERT restituisce le proprietà resistive del sottosuolo lungo sezioni bidimensionali evidenziando anomalie delle strutture di contenimento, quali cavità o venute d’acqua. Le misure elettromagnetiche EM-CMD rilevano anomalie di conducibilità elettrica a diverse profondità mentre il Georadar restituisce un’immagine delle strutture sepolte. Entrambe queste tecniche sono eseguibili per trascinamento degli apparati emittenti e riceventi, rilevandosi molto adatte per estese indagini lineari su argini. In questo lavoro vengono presentati i risultati preliminari di indagini ERT, EM e Georadar eseguite presso gli argini del Musson in località Loreggia (Pd), interessati nel 2009 da una pericolosa rottura con conseguente alluvionamento dell’abitato circostante.
Applicazione di Tecniche Geofisiche per il monitoraggio di sponde artificiali di contenimento
CASSIANI, GIORGIO;BOAGA, JACOPO;PERRI, MARIA TERESA;D'ALPAOS, ANDREA;DEIANA, RITA
2012
Abstract
Le tecniche geofisiche non invasive sono sempre più applicate nei delicati ambiti della Protezione Civile. Tra questi un posto preminente è occupato da tecniche in grado di monitorare la solidità di manufatti a difesa degli eventi alluvionali. I recenti dissesti idrogeologici, e conseguenti alluvioni, hanno focalizzato l’attenzione sul corretto monitoraggio delle sponde fluviali, a supporto di mirati ed efficaci interventi di manutenzione. L’efficacia degli argini fluviali è difatti seriamente minata dagli svariati fattori che concorrono ad indebolirne la struttura quali cavità, cedimenti dei supporti fondali, presenza di sedime ad elevata granulometria. La morfologia delle sponde artificiali di contenimento dei corsi d’acqua non si addice a tecniche di caratterizzazione puntuali. La rilevante estensione lineare degli stessi non permette infatti un razionale impiego delle tradizionali tecniche geognostiche, quali fori di sondaggio o prove penetrometriche. Le tecniche geofisiche, data la loro non invasività e la possibilità di eseguire rilievi areali in tempi ragionevolmente brevi, ben si prestano a supporto della caratterizzazione di simili aree a rilevante estensione. L’impiego di tali tecniche, favorito dalla logistica di acquisizione, si presta anche a misure nel tempo finalizzate a verificare l’efficacia degli interventi. Tra le tecniche geofisiche più appropriate per questo tipo d’indagini si distinguono le misure di tomografia elettrica ERT, misure elettromagnetiche (EM-CMD) di conducibilità elettrica del suolo, e misure elettromagnetiche impulsive quali il Georadar. La misura ERT restituisce le proprietà resistive del sottosuolo lungo sezioni bidimensionali evidenziando anomalie delle strutture di contenimento, quali cavità o venute d’acqua. Le misure elettromagnetiche EM-CMD rilevano anomalie di conducibilità elettrica a diverse profondità mentre il Georadar restituisce un’immagine delle strutture sepolte. Entrambe queste tecniche sono eseguibili per trascinamento degli apparati emittenti e riceventi, rilevandosi molto adatte per estese indagini lineari su argini. In questo lavoro vengono presentati i risultati preliminari di indagini ERT, EM e Georadar eseguite presso gli argini del Musson in località Loreggia (Pd), interessati nel 2009 da una pericolosa rottura con conseguente alluvionamento dell’abitato circostante.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.