Nella epistemologia di Pietro d’Abano la definizione aristotelica di scienza viene estesa anche a molte conoscenze acquisite per mezzo dell’esperienza e dei sensi. Nel la sua concezione, si deve distinguere la definizione aristotelica di scienza come uno stato e una condizione dell’intelletto, dalla definizione stabilita a livello operativo, che dipende fondamentalmente dal metodo usato. Pertanto si può elaborare una scienza universale in senso aristotelico anche a riguardo di aspetti particolari e sensibili della realtà. Egli quindi può stabilire con orgoglio di avere imparato molto di più dalle operazioni fatte con le sue mani e dalle sue esperienze dirette che dalle determinazioni teoretiche astratte. Le sue opere in effetti sono caratterizzate dalla raccolta di una immensa quantità di osservazioni ed esperienze personali, oltre che da molte testimonianze indirette, ma verificate personalmente. In questo saggio vengono analizzate in dettaglio le testimonianze raccolte dall’incontro con Marco Polo e dalle lettere spedite dall’India dal missionario francescano, Giovanni da Montecorvino. In conclusione, si può sostenere che lo straordinario elogio che Pietro rivolge a Marco Polo, come “il più grande viaggiatore e il più diligente osservatore” di tutti tempi esprime in una formula sintetica l’intero metodo scientifico seguito dallo stesso scienziato padovano.

Peter of Abano: The scientific method of a "diligens indagator"

BOTTIN, FRANCESCO
2013

Abstract

Nella epistemologia di Pietro d’Abano la definizione aristotelica di scienza viene estesa anche a molte conoscenze acquisite per mezzo dell’esperienza e dei sensi. Nel la sua concezione, si deve distinguere la definizione aristotelica di scienza come uno stato e una condizione dell’intelletto, dalla definizione stabilita a livello operativo, che dipende fondamentalmente dal metodo usato. Pertanto si può elaborare una scienza universale in senso aristotelico anche a riguardo di aspetti particolari e sensibili della realtà. Egli quindi può stabilire con orgoglio di avere imparato molto di più dalle operazioni fatte con le sue mani e dalle sue esperienze dirette che dalle determinazioni teoretiche astratte. Le sue opere in effetti sono caratterizzate dalla raccolta di una immensa quantità di osservazioni ed esperienze personali, oltre che da molte testimonianze indirette, ma verificate personalmente. In questo saggio vengono analizzate in dettaglio le testimonianze raccolte dall’incontro con Marco Polo e dalle lettere spedite dall’India dal missionario francescano, Giovanni da Montecorvino. In conclusione, si può sostenere che lo straordinario elogio che Pietro rivolge a Marco Polo, come “il più grande viaggiatore e il più diligente osservatore” di tutti tempi esprime in una formula sintetica l’intero metodo scientifico seguito dallo stesso scienziato padovano.
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