Il disincanto del mondo, la scomparsa della dimensione religiosa socialmente condivisa, la razionalizzazione della società, la cosiddetta mentalità affettiva ha creato un vuoto nell’immaginario della “gente comune che vive, soffre, muore e vuole saperne il motivo”. La capacità umana di dotare di senso il vissuto e le proprie azioni, comprende anche le azioni che hanno il carattere di “agire affettivo” mosso da affetti o emozioni e prescinde da valutazioni di tipo razionale. Potrebbe, inoltre, appartenere ad un agire tradizionale quando l’individuo agisce secondo abitudini acquisite in cui le azioni sono guidate da modelli che si trasmettono nel tempo. Questi due tipi di agire, anche se sono non razionali sono dotati di senso. Tale senso deriva dal fatto che i valori (e le credenze) sono creazioni e non eventi del reale. Allo scopo di verificare se l’attuale società si è liberata dalle “catene” della superstizione è stata realizzata un’indagine sui giovani basata su un questionario che prende spunto da Jahoda (1972) e somministrato a 214 studenti universitari di Padova. Dai risultati emerge che la superstizione, quindi, lontano dall’essere strana e anormale come spesso si ritiene è di fatto legata intimamente a un fondamentale modo di pensiero dell’uomo, ai suoi sentimenti, alla sua risposta generale nei confronti dell’ambiente. Sembra inoltre che superstizione e scaramanzia siano frutto di comportamenti adattivi tramandati geneticamente perché convenienti dal punto di vista evolutivo. La superstizione è, infatti, una strategia utile per la sopravvivenza della specie umana. L’intelligenza è, quindi, sempre pronta a cercare di spiegare e di comprendere anche ciò che è insolito, sorprendente e incomprensibile. “Lo scetticismo richiede la capacità di inibire l'applicazione del principio di ricerca del significato alle coincidenze casuali appare innaturale dal punto di vista biologico. In una cultura scientificamente avanzata, i collegamenti fra eventi (coincidenze, superstizioni, esperienze paranormali) hanno bisogno di essere messi alla prova, controllati, riprodotti, prima di poter essere considerati come non dovuti al puro caso. Se contasse solo la nostra eredità genetica saremmo tutti superstiziosi, credenti nella magia e in ogni forma di paranormale (così come accade nelle società primitive): è la nostra (acquisita) mentalità scientifica che ci permette di non esserlo, contrastando, per fortuna, le nostre inclinazioni naturali”. Paradossalmente la nostra società “lungi dal distruggere i miti li ha modificati ed ha, essa stessa, creato nuovi miti eppure “se un'epoca è entrata in guerra contro i miti, questa è la nostra” (Bastide, 1977).

La superstizione nei giovani

TESSAROLO, MARISELDA
2011

Abstract

Il disincanto del mondo, la scomparsa della dimensione religiosa socialmente condivisa, la razionalizzazione della società, la cosiddetta mentalità affettiva ha creato un vuoto nell’immaginario della “gente comune che vive, soffre, muore e vuole saperne il motivo”. La capacità umana di dotare di senso il vissuto e le proprie azioni, comprende anche le azioni che hanno il carattere di “agire affettivo” mosso da affetti o emozioni e prescinde da valutazioni di tipo razionale. Potrebbe, inoltre, appartenere ad un agire tradizionale quando l’individuo agisce secondo abitudini acquisite in cui le azioni sono guidate da modelli che si trasmettono nel tempo. Questi due tipi di agire, anche se sono non razionali sono dotati di senso. Tale senso deriva dal fatto che i valori (e le credenze) sono creazioni e non eventi del reale. Allo scopo di verificare se l’attuale società si è liberata dalle “catene” della superstizione è stata realizzata un’indagine sui giovani basata su un questionario che prende spunto da Jahoda (1972) e somministrato a 214 studenti universitari di Padova. Dai risultati emerge che la superstizione, quindi, lontano dall’essere strana e anormale come spesso si ritiene è di fatto legata intimamente a un fondamentale modo di pensiero dell’uomo, ai suoi sentimenti, alla sua risposta generale nei confronti dell’ambiente. Sembra inoltre che superstizione e scaramanzia siano frutto di comportamenti adattivi tramandati geneticamente perché convenienti dal punto di vista evolutivo. La superstizione è, infatti, una strategia utile per la sopravvivenza della specie umana. L’intelligenza è, quindi, sempre pronta a cercare di spiegare e di comprendere anche ciò che è insolito, sorprendente e incomprensibile. “Lo scetticismo richiede la capacità di inibire l'applicazione del principio di ricerca del significato alle coincidenze casuali appare innaturale dal punto di vista biologico. In una cultura scientificamente avanzata, i collegamenti fra eventi (coincidenze, superstizioni, esperienze paranormali) hanno bisogno di essere messi alla prova, controllati, riprodotti, prima di poter essere considerati come non dovuti al puro caso. Se contasse solo la nostra eredità genetica saremmo tutti superstiziosi, credenti nella magia e in ogni forma di paranormale (così come accade nelle società primitive): è la nostra (acquisita) mentalità scientifica che ci permette di non esserlo, contrastando, per fortuna, le nostre inclinazioni naturali”. Paradossalmente la nostra società “lungi dal distruggere i miti li ha modificati ed ha, essa stessa, creato nuovi miti eppure “se un'epoca è entrata in guerra contro i miti, questa è la nostra” (Bastide, 1977).
2011
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2577692
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