OBIETTIVI: Lo scopo di questo lavoro è di valutare la gestione nell’ambito delle cure primarie dei pazienti diabetici, confrontando la gestione della popolazione dei residenti immigrati rispetto alla popolazione di cittadinanza italiana. METO DI: La fonte dei dati sono i flussi amministrativi correnti aziendali raccolti in alcuni distretti appartenenti a 6 regioni italiane: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Sicilia. Il periodo di reclutamento della coorte è stato dal 1 gennaio 2003 al 31 dicembre 2007; mentre il follow-up per l’osservazione degli indicatori è stato dal 1 gennaio al 31 dicembre 2008. Il numero di assistiti iniziale incluso nella coorte è stato di 1.948.622. I casi di diabete, 105.987 pazienti, sono stati identificati attraverso degli algoritmi definiti dalla Agenzia Regionale di Sanità della Toscana, in base alle schede di dimissione ospedaliera, alle esenzioni per patologia ed ai farmaci usati. È stata applicata una regressione multilevel considerando come variabile dipendente l’aderenza agli indicatori di processo della presa in carico del paziente diabetico (almeno un esame della creatinina nell’anno; almeno un esame dell’emoglobina glicata nell’anno; almeno un esame del profilo lipidico nell’anno) e come variabile indipendente la nazionalità dei pazienti, categorizzata in italiana, immigranti da Paesi ad alta pressione immigratoria (HPMC) e immigranti provenienti da Paesi a sviluppo avanzato (HDC). Inoltre sono state introdotte nel modello le seguenti covariate di primo livello: sesso, età del paziente, anni dalla diagnosi e indice di Charlson; e di secondo livello: distretto.RISULTATI: La prevalenza grezza stimata del diabete è del 5,4% (95% CI 5,3-5,5), in particolare nei cittadini italiani risulta pari a 5,7% (95% CI 5,6 -5,8%), 2,3 % (95% CI 2,5- 2,7) tra gli immigrati provenienti da HPMC ed infine del 2,3% (95% CI 2,4-3,0) tra gli immigranti HDC. I risultati hanno evidenziato che i soggetti diabetici immigrati da HPMC hanno una ridotta probabilità di essere aderenti agli indicatori di processo di qualità professionale rispetto ai pazienti diabetici di nazionalità italiana: OR= 0,71 (I.C. 95% 0,66-0,77) di eseguire almeno un esame dell’emoglobina glicata nell’anno, OR= 0,73 (I.C. 95% 0,67-0,79) di eseguire un esame della creatinina nell’anno, OR= 0,61 (I.C. 95% 0,56-0,66) di eseguire almeno un esame del profilo lipidico nell’anno. Non è stata dimostrata alcuna differenza significativa tra diabetici HDC e pazienti italiani. CONCLUSIONI: È necessario che le cure primarie adottino strategie di empowerment dei pazienti stranieri per renderli maggiormente responsabili del monitoraggio e quindi della gestione della propria patologia cronica.

LA GESTIONE DEI PAZIENTI IMMIGRATI CON DIABETE NELLE CURE PRIMARIE: PROGETTO VALORE

BUJA, ALESSANDRA;BALDO, VINCENZO;
2013

Abstract

OBIETTIVI: Lo scopo di questo lavoro è di valutare la gestione nell’ambito delle cure primarie dei pazienti diabetici, confrontando la gestione della popolazione dei residenti immigrati rispetto alla popolazione di cittadinanza italiana. METO DI: La fonte dei dati sono i flussi amministrativi correnti aziendali raccolti in alcuni distretti appartenenti a 6 regioni italiane: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Sicilia. Il periodo di reclutamento della coorte è stato dal 1 gennaio 2003 al 31 dicembre 2007; mentre il follow-up per l’osservazione degli indicatori è stato dal 1 gennaio al 31 dicembre 2008. Il numero di assistiti iniziale incluso nella coorte è stato di 1.948.622. I casi di diabete, 105.987 pazienti, sono stati identificati attraverso degli algoritmi definiti dalla Agenzia Regionale di Sanità della Toscana, in base alle schede di dimissione ospedaliera, alle esenzioni per patologia ed ai farmaci usati. È stata applicata una regressione multilevel considerando come variabile dipendente l’aderenza agli indicatori di processo della presa in carico del paziente diabetico (almeno un esame della creatinina nell’anno; almeno un esame dell’emoglobina glicata nell’anno; almeno un esame del profilo lipidico nell’anno) e come variabile indipendente la nazionalità dei pazienti, categorizzata in italiana, immigranti da Paesi ad alta pressione immigratoria (HPMC) e immigranti provenienti da Paesi a sviluppo avanzato (HDC). Inoltre sono state introdotte nel modello le seguenti covariate di primo livello: sesso, età del paziente, anni dalla diagnosi e indice di Charlson; e di secondo livello: distretto.RISULTATI: La prevalenza grezza stimata del diabete è del 5,4% (95% CI 5,3-5,5), in particolare nei cittadini italiani risulta pari a 5,7% (95% CI 5,6 -5,8%), 2,3 % (95% CI 2,5- 2,7) tra gli immigrati provenienti da HPMC ed infine del 2,3% (95% CI 2,4-3,0) tra gli immigranti HDC. I risultati hanno evidenziato che i soggetti diabetici immigrati da HPMC hanno una ridotta probabilità di essere aderenti agli indicatori di processo di qualità professionale rispetto ai pazienti diabetici di nazionalità italiana: OR= 0,71 (I.C. 95% 0,66-0,77) di eseguire almeno un esame dell’emoglobina glicata nell’anno, OR= 0,73 (I.C. 95% 0,67-0,79) di eseguire un esame della creatinina nell’anno, OR= 0,61 (I.C. 95% 0,56-0,66) di eseguire almeno un esame del profilo lipidico nell’anno. Non è stata dimostrata alcuna differenza significativa tra diabetici HDC e pazienti italiani. CONCLUSIONI: È necessario che le cure primarie adottino strategie di empowerment dei pazienti stranieri per renderli maggiormente responsabili del monitoraggio e quindi della gestione della propria patologia cronica.
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