Sebbene le vere e proprie cronache teatrali di Nievo siano solo tre (e tutte del 1855), negli articoli umoristici degli anni successivi le considerazioni sull’opera, sui balli e sul teatro in prosa occupano molto spazio, disponendosi spesso nella parte finale delle Attualità o delle Corrispondenze pubblicate sull’«Uomo di Pietra». Quando scrive con reale cognizione di causa, e cioè avendo assistito personalmente alle rappresentazioni, Nievo non si limita a giudizi su libretti e partiture, ma si addentra in valutazioni sulle messe in scena, sulla qualità di cantanti e musicisti e sulla credibilità delle scenografie; quando invece le corrispondenze sono fittizie, e cioè scritte sulla base di informazioni di seconda mano (notizie di stampa o altre fonti), egli si rifugia in un’ironia di superficie e proietta su spettacoli che non ha visto il proprio sistema di valori: la passione per Rossini, l’apprezzamento per il Belcanto, l’idiosincrasia per Verdi, nell’opera; l’avversione, ricca di echi politici, nei confronti della francofilia dei teatri milanesi, nella prosa. Dal complesso di questi riferimenti emerge uno spaccato sempre gustoso del ruolo ‘sociale’ dei teatri nel Lombardo-Veneto alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza; da alcuni testi, a tratti, anche il senso della funzione ‘nazionale’ che per Nievo il teatro, musicale e di prosa, avrebbe potuto e dovuto svolgere nel processo risorgimentale.

«Rossini è il Manzoni della musica»: Nievo giornalista teatrale

MOTTA, ATTILIO
2014

Abstract

Sebbene le vere e proprie cronache teatrali di Nievo siano solo tre (e tutte del 1855), negli articoli umoristici degli anni successivi le considerazioni sull’opera, sui balli e sul teatro in prosa occupano molto spazio, disponendosi spesso nella parte finale delle Attualità o delle Corrispondenze pubblicate sull’«Uomo di Pietra». Quando scrive con reale cognizione di causa, e cioè avendo assistito personalmente alle rappresentazioni, Nievo non si limita a giudizi su libretti e partiture, ma si addentra in valutazioni sulle messe in scena, sulla qualità di cantanti e musicisti e sulla credibilità delle scenografie; quando invece le corrispondenze sono fittizie, e cioè scritte sulla base di informazioni di seconda mano (notizie di stampa o altre fonti), egli si rifugia in un’ironia di superficie e proietta su spettacoli che non ha visto il proprio sistema di valori: la passione per Rossini, l’apprezzamento per il Belcanto, l’idiosincrasia per Verdi, nell’opera; l’avversione, ricca di echi politici, nei confronti della francofilia dei teatri milanesi, nella prosa. Dal complesso di questi riferimenti emerge uno spaccato sempre gustoso del ruolo ‘sociale’ dei teatri nel Lombardo-Veneto alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza; da alcuni testi, a tratti, anche il senso della funzione ‘nazionale’ che per Nievo il teatro, musicale e di prosa, avrebbe potuto e dovuto svolgere nel processo risorgimentale.
2014
La letteratura degli italiani 4. I letterati e la scena, Atti del XVI Congresso Nazionale Adi
La letteratura degli Italiani. 4. Gli scrittori e la scena
9788890790522
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