La ricerca indaga le dinamiche socio – economiche in atto ed il loro rapporto con le trasformazioni territoriali e valuta in quale misura la pianificazione territoriale ed urbanistica siano in grado di soddisfare le rinnovate esigenze nella gestione del territorio urbanizzato e non. La riflessione parte infatti dalla necessità di capire come un territorio possa conservare vitalità nel momento in cui si ritrova all’interno di un sistema di dinamiche che non si rivolge più ad ambiti di riferimento vicini (fino ad una decina d’anni fa la competitività veniva misurata, generalmente, tra regioni contermini, con riferimento anche ai trend nazionali), ma che necessita di confrontarsi per lo meno con le realtà regionali europee, se non, per certi versi, con la scala mondiale, globale appunto. La generalità della tematica ha imposto, di conseguenza, l’individuazione di un case book al quale riferirsi, per approfondire attraverso una conoscenza diretta di precisi casi territoriali. È stato perciò scelto, quale esemplificazione del caso generale, il territorio della regione Veneto, con particolare riferimento all’area centrale. La motivazione di tale scelta è da individuarsi, oltre che in motivi meramente funzionali, nel fatto che il Veneto, tra le regioni italiane, ha rappresentato e tuttora si configura come un territorio soggetto a forti trasformazioni indotte dalle dinamiche socio – economiche. Infatti, ripensando all’evoluzione della regione dalla prima industrializzazione, avvenuta tra fine Ottocento ed inizi Novecento, fino ai giorni nostri, è facile osservare come si sia passati, sotto la spinta del settore secondario, da forme insediative legate ad una struttura policentrica con centri di diversa dimensione formanti una sorta di magma produttivo ed insediativo, il cosiddetto diffuso, al quale sono interconnessi problemi quali, ad esempio, il consumo del suolo, la congestione del traffico, l’infrastrutturazione, ecc.. Infatti, dai molteplici casi di strutture urbane associate alla presenza della grande fabbrica, sostentamento unico di molti centri divenuti nel tempo poli territoriali, attraverso le diverse crisi economiche che si sono susseguite ed alle quali ha fatto eco un cambiamento della struttura produttiva, ci si trova in una fase in cui le attività precedentemente delocalizzate potrebbe ritornare ad insediarsi all’interno del territorio, richiedendo quindi un adeguamento dello stesso alle rinnovate necessità insediative. Si tratta perciò di comprendere quali siano i caratteri che queste polarità dovrebbero assumere al fine di svolgere il ruolo di motore trainante di un territorio che fino ad oggi è stato connotato quale modello produttivo caratterizzato da forti specificità. La definizione del case book ha quindi imposto delle specifiche riflessioni sullo spazio, al fine di delimitarne l’area di riferimento ad ambiti omogenei e confrontabili. L’approccio ritenuto più produttivo a fronte degli obiettivi che si volevano perseguire è quello dello schema reticolare, il cui elemento cardine può essere individuato nella città, intesa come nodo o carrefour complesso, caratterizzato al proprio interno da relazioni tra le attività che determinano la discontinuità tra i diversi elementi insediativi, qualificano la complessità, identificano la posizione e quantificano la capacità del nodo di avere relazioni con l’esterno e, quindi, di connotarsi come elemento complesso di strutturazione dello spaziale. Inoltre il paradigma reticolare consente di affrontare l’idea dello sviluppo territoriale in termini di scenari di sviluppo in cui sia possibile evidenziare tra i diversi assetti alternativi (scenari altenativi di sviluppo) quello che si delinea quale scenario d’avanguardia, contenente il valore aggiunto rispetto alle tendenze già individuate dalle diverse azioni di pianificazione in atto sul territorio. Avanguardia ed innovazione della struttura territoriale ed urbana che possono essere riferite all’individuazione dei metodi di governance che, attraverso un processo di visioning, siano in grado di individuare le priorità, gli operatori, di definire l’intensità d’uso e la vocazione dei luoghi. Avanguardia ed innovazione che possano favorire l’integrazione tra i valori della storia e della cultura territoriale con i nuovi modi del nuovo fare (nuove tecnologie). Avanguardia ed innovazione in termini di coesione economica, sociale e territoriale per scongiurare quei rischi di disgregazione legati alla globalizzazione. La tesi dunque si concretizza attraverso un approccio euristico alla problematica delle trasformazioni territoriali, in cui il tema della scala di riferimento tanto con la realtà locale, intesa a scala nazionale, che con il quadro di riferimento europeo, consente di valutare progetti, tecniche ed esperienze volte al raggiungimento di livelli di sviluppo territoriale ed urbano sostenibili e di valutare il limite di sopportazione territoriale. Il problema della valutazione delle diverse scelte prospettate dagli scenari di sviluppo costruiti impone la costruzione di un modello valutativo (griglia di valutazione) che consenta di comprendere quale sia il livello di rispondenza tra gli scenari costruiti e le aspettative legate alla specifica armatura territoriale (localizzazioni, nuovi insediamenti, razionalizzazione della struttura urbana, aree produttive, piattaforme logistiche, ecc.). La costruzione di questo modello (a cui si richiede di valutare lo stato di fatto e le progressive trasformazioni) deve essere strutturata a scale differenti (dal singolo edificio o infrastruttura ecc., alle aggregazioni semplici, alle aggregazioni di categorie di elementi differenti) così da offrire differenti chiavi interpretative in relazione alle diverse scale di riferimento a cui può essere effettuata l’azione di pianificazione all’interno della città e del territorio.

NUOVE POLARITÀ TERRITORIALI NEL CONTESTO DELL’AREA CENTRALE VENETA

BOVE, ALESSANDRO
2009

Abstract

La ricerca indaga le dinamiche socio – economiche in atto ed il loro rapporto con le trasformazioni territoriali e valuta in quale misura la pianificazione territoriale ed urbanistica siano in grado di soddisfare le rinnovate esigenze nella gestione del territorio urbanizzato e non. La riflessione parte infatti dalla necessità di capire come un territorio possa conservare vitalità nel momento in cui si ritrova all’interno di un sistema di dinamiche che non si rivolge più ad ambiti di riferimento vicini (fino ad una decina d’anni fa la competitività veniva misurata, generalmente, tra regioni contermini, con riferimento anche ai trend nazionali), ma che necessita di confrontarsi per lo meno con le realtà regionali europee, se non, per certi versi, con la scala mondiale, globale appunto. La generalità della tematica ha imposto, di conseguenza, l’individuazione di un case book al quale riferirsi, per approfondire attraverso una conoscenza diretta di precisi casi territoriali. È stato perciò scelto, quale esemplificazione del caso generale, il territorio della regione Veneto, con particolare riferimento all’area centrale. La motivazione di tale scelta è da individuarsi, oltre che in motivi meramente funzionali, nel fatto che il Veneto, tra le regioni italiane, ha rappresentato e tuttora si configura come un territorio soggetto a forti trasformazioni indotte dalle dinamiche socio – economiche. Infatti, ripensando all’evoluzione della regione dalla prima industrializzazione, avvenuta tra fine Ottocento ed inizi Novecento, fino ai giorni nostri, è facile osservare come si sia passati, sotto la spinta del settore secondario, da forme insediative legate ad una struttura policentrica con centri di diversa dimensione formanti una sorta di magma produttivo ed insediativo, il cosiddetto diffuso, al quale sono interconnessi problemi quali, ad esempio, il consumo del suolo, la congestione del traffico, l’infrastrutturazione, ecc.. Infatti, dai molteplici casi di strutture urbane associate alla presenza della grande fabbrica, sostentamento unico di molti centri divenuti nel tempo poli territoriali, attraverso le diverse crisi economiche che si sono susseguite ed alle quali ha fatto eco un cambiamento della struttura produttiva, ci si trova in una fase in cui le attività precedentemente delocalizzate potrebbe ritornare ad insediarsi all’interno del territorio, richiedendo quindi un adeguamento dello stesso alle rinnovate necessità insediative. Si tratta perciò di comprendere quali siano i caratteri che queste polarità dovrebbero assumere al fine di svolgere il ruolo di motore trainante di un territorio che fino ad oggi è stato connotato quale modello produttivo caratterizzato da forti specificità. La definizione del case book ha quindi imposto delle specifiche riflessioni sullo spazio, al fine di delimitarne l’area di riferimento ad ambiti omogenei e confrontabili. L’approccio ritenuto più produttivo a fronte degli obiettivi che si volevano perseguire è quello dello schema reticolare, il cui elemento cardine può essere individuato nella città, intesa come nodo o carrefour complesso, caratterizzato al proprio interno da relazioni tra le attività che determinano la discontinuità tra i diversi elementi insediativi, qualificano la complessità, identificano la posizione e quantificano la capacità del nodo di avere relazioni con l’esterno e, quindi, di connotarsi come elemento complesso di strutturazione dello spaziale. Inoltre il paradigma reticolare consente di affrontare l’idea dello sviluppo territoriale in termini di scenari di sviluppo in cui sia possibile evidenziare tra i diversi assetti alternativi (scenari altenativi di sviluppo) quello che si delinea quale scenario d’avanguardia, contenente il valore aggiunto rispetto alle tendenze già individuate dalle diverse azioni di pianificazione in atto sul territorio. Avanguardia ed innovazione della struttura territoriale ed urbana che possono essere riferite all’individuazione dei metodi di governance che, attraverso un processo di visioning, siano in grado di individuare le priorità, gli operatori, di definire l’intensità d’uso e la vocazione dei luoghi. Avanguardia ed innovazione che possano favorire l’integrazione tra i valori della storia e della cultura territoriale con i nuovi modi del nuovo fare (nuove tecnologie). Avanguardia ed innovazione in termini di coesione economica, sociale e territoriale per scongiurare quei rischi di disgregazione legati alla globalizzazione. La tesi dunque si concretizza attraverso un approccio euristico alla problematica delle trasformazioni territoriali, in cui il tema della scala di riferimento tanto con la realtà locale, intesa a scala nazionale, che con il quadro di riferimento europeo, consente di valutare progetti, tecniche ed esperienze volte al raggiungimento di livelli di sviluppo territoriale ed urbano sostenibili e di valutare il limite di sopportazione territoriale. Il problema della valutazione delle diverse scelte prospettate dagli scenari di sviluppo costruiti impone la costruzione di un modello valutativo (griglia di valutazione) che consenta di comprendere quale sia il livello di rispondenza tra gli scenari costruiti e le aspettative legate alla specifica armatura territoriale (localizzazioni, nuovi insediamenti, razionalizzazione della struttura urbana, aree produttive, piattaforme logistiche, ecc.). La costruzione di questo modello (a cui si richiede di valutare lo stato di fatto e le progressive trasformazioni) deve essere strutturata a scale differenti (dal singolo edificio o infrastruttura ecc., alle aggregazioni semplici, alle aggregazioni di categorie di elementi differenti) così da offrire differenti chiavi interpretative in relazione alle diverse scale di riferimento a cui può essere effettuata l’azione di pianificazione all’interno della città e del territorio.
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