Dal 1922 al 1936 Carlo Sbisà partecipa assiduamente alle Biennali di Venezia. Gli esordi avvengono precocemente (l’artista è poco più che ventenne), con l’esposizione di opere incisorie eseguite durante il periodo fiorentino, precisamente un ritratto a puntasecca alla Biennale del 1922, due ritratti ad acquaforte a quella del 1924. Le partecipazioni successive vedono Sbisà affermarsi progressivamente come pittore in perfetta sintonia con il clima del Novecento italiano non senza qualche venatura di Realismo magico: da Elisabetta e Maria e Ritratto femminile, oli esposti nel 1926, a Gli astronomi, olio esposto nel 1936, i dipinti dell’artista triestino, per lo più realizzati con una pennellata solida, senza concessioni a suggestioni impressionistiche, affermano la centralità della figura umana perfettamente inserita in contesti architettonici o paesaggistici. Alla Biennale del 1948 Sbisà presenterà ancora un paio di opere pittoriche, ma stilisticamente ormai lontane da quelle della stagione precedente: in consonanza con i rivolgimenti del dopoguerra, esse sembrano sancire irreversibilmente la fine di quel Novecento di cui l’artista è stato un rappresentante esemplare e assai apprezzato dalla critica del tempo.
Carlo Sbisà alle Biennali di Venezia tra le due guerre
DAL CANTON, GIUSEPPINA
2014
Abstract
Dal 1922 al 1936 Carlo Sbisà partecipa assiduamente alle Biennali di Venezia. Gli esordi avvengono precocemente (l’artista è poco più che ventenne), con l’esposizione di opere incisorie eseguite durante il periodo fiorentino, precisamente un ritratto a puntasecca alla Biennale del 1922, due ritratti ad acquaforte a quella del 1924. Le partecipazioni successive vedono Sbisà affermarsi progressivamente come pittore in perfetta sintonia con il clima del Novecento italiano non senza qualche venatura di Realismo magico: da Elisabetta e Maria e Ritratto femminile, oli esposti nel 1926, a Gli astronomi, olio esposto nel 1936, i dipinti dell’artista triestino, per lo più realizzati con una pennellata solida, senza concessioni a suggestioni impressionistiche, affermano la centralità della figura umana perfettamente inserita in contesti architettonici o paesaggistici. Alla Biennale del 1948 Sbisà presenterà ancora un paio di opere pittoriche, ma stilisticamente ormai lontane da quelle della stagione precedente: in consonanza con i rivolgimenti del dopoguerra, esse sembrano sancire irreversibilmente la fine di quel Novecento di cui l’artista è stato un rappresentante esemplare e assai apprezzato dalla critica del tempo.Pubblicazioni consigliate
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