Simone Forti tra 1968 e 1979: uno stato di “enchantment”

Margherita Pirotto analizza le performances create da Simone Forti nell’arco di tempo 1968-1979, cercando di individuarne i principi teorici e il processo creativo in base a cui esse sono costruite. Le produzioni di Forti indagate sono improvvisazioni basate su uno schema ampiamente esplorato “in laboratorio”, in cui il corpo della performer si muove con l’obiettivo di seguire in una forma quanto più “pura” possibile le sue leggi naturali (la forza di gravità, per esempio). Ciò non significa che si tratti di un lavoro “oggettivo”, freddo, “scientifico” nel senso stretto del termine. Al contrario, la dimensione soggettiva risulta fondamentale. Una volta scelto infatti l’oggetto d’ispirazione (per esempio gli animali allo zoo), Forti cerca di “ritrovarne” nel proprio corpo le modalità motorie, “incarnandole” attraverso un processo di empatia, che scatena quanto l’artista chiama “stato di danza” e il cui senso l’intervento cerca di definire.