I saggi riuniti in questo volume riguardano autori e problemi dal “miracolo” agli anni Zero e riprendono l’idea di letteratura come forma simbolica che può rappresentare sfere dell’esperienza cui la storiografia non ha accesso. Il libro è bipartito: la prima sezione comprende l’eredità di due laboratori del secondo Novecento (le riviste “Officina” e “Il Menabò”) e discute, combinandoli tra loro, alcuni strumenti critici (la critica tematica e la teoria freudiana di Francesco Orlando e il materialismo ermeneutico di Romano Luperini). La seconda sezione interroga alcuni maestri del Novecento che continuano a scrivere nel cuore degli anni ottanta (Parise, Fortini, Primo Levi, Volponi, Morante, Sciascia,) e quattro scrittori degli anni Zero (Affinati, De Signoribus, Di Ruscio, Sarchi) capaci di raccogliere dai maestri tradizione ed eredità. Tutti i testi presi in esame sono reattivi nei confronti della mutazione italiana: la indagano nei modi indocili con cui le opere sanno rispondere alle ulcerazioni della storia. La domanda del titolo, dunque, ripresa da un saggio di Enzensberger, vuole alludere alla questione dei rapporti fra scritture d’invenzione e scritture veridiche, e fra opere e mondo, a monte del più schematico bivio tra fiction e non fiction. Forse la letteratura può essere considerata come quella forma paradossale di storiografia che, con la sua specifica illusio, si prende la libertà di riconfigurare i dati ufficiali e che custodisce «nella penombra delle opere» le «tracce dei dimenticati».

Letteratura come storiografia? Mappe e figure della mutazione italiana

ZINATO, EMANUELE
2015

Abstract

I saggi riuniti in questo volume riguardano autori e problemi dal “miracolo” agli anni Zero e riprendono l’idea di letteratura come forma simbolica che può rappresentare sfere dell’esperienza cui la storiografia non ha accesso. Il libro è bipartito: la prima sezione comprende l’eredità di due laboratori del secondo Novecento (le riviste “Officina” e “Il Menabò”) e discute, combinandoli tra loro, alcuni strumenti critici (la critica tematica e la teoria freudiana di Francesco Orlando e il materialismo ermeneutico di Romano Luperini). La seconda sezione interroga alcuni maestri del Novecento che continuano a scrivere nel cuore degli anni ottanta (Parise, Fortini, Primo Levi, Volponi, Morante, Sciascia,) e quattro scrittori degli anni Zero (Affinati, De Signoribus, Di Ruscio, Sarchi) capaci di raccogliere dai maestri tradizione ed eredità. Tutti i testi presi in esame sono reattivi nei confronti della mutazione italiana: la indagano nei modi indocili con cui le opere sanno rispondere alle ulcerazioni della storia. La domanda del titolo, dunque, ripresa da un saggio di Enzensberger, vuole alludere alla questione dei rapporti fra scritture d’invenzione e scritture veridiche, e fra opere e mondo, a monte del più schematico bivio tra fiction e non fiction. Forse la letteratura può essere considerata come quella forma paradossale di storiografia che, con la sua specifica illusio, si prende la libertà di riconfigurare i dati ufficiali e che custodisce «nella penombra delle opere» le «tracce dei dimenticati».
2015
9788874626977
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