Etimologicamente “resilienza” deriva dal latino "resalio", iterativo di "salio". In psicologia si riferisce ad una capacità intrinseca dell’essere umano di affrontare eventi traumatici in modo positivo, senza farsi sopraffare dalle difficoltà e riorganizzando la propria vita in funzione di opportunità positive. Block & Block e Lazarus (1993) definiscono tale costrutto come “la flessibilità personale in risposta a cambiamenti situazionali” o “la capacità dell’individuo di rimbalzare indietro da esperienze emozionalmente negative. Le persone con un alto livello di resilienza riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e mostrano contemporaneamente tre tratti di personalità: l’impegno, il controllo e il gusto per le sfide. La resilienza non è una caratteristica che è presente o assente in un individuo; essa presuppone, invece, comportamenti, pensieri e azioni che possono essere appresi da chiunque. Avere un alto livello di resilienza non significa non sperimentare affatto le difficoltà o gli stress della vita, non significa essere infallibili ma disposti al cambiamento quando necessario; disposti a pensare di poter sbagliare, ma anche di poter “correggere la rotta”. La legge Biagi definisce le attività di outplacement come supporti alla ricollocazione professionale, tali attività sono finalizzate a facilitare il reinserimento attraverso la preparazione, l’accompagnamento e l’affiancamento. L’intervento, che deve partire dalla comprensione del significato che le persone attribuiscono alla transizione dovuta alla perdita del lavoro, deve essere finalizzato a migliorare le capacità di ricercare nuove opportunità occupazionali e migliorare le capacità di fronteggiamento dell’impatto emotivo della perdita del lavoro (Chiesa, Pombeni, 2007). Verranno presentati i risultati di una ricerca che mette a confronto disoccupati che hanno e non seguito percorsi di outplacement. Nello specifico è stato predisposto un questionario composto da scale relative alla resilienza, al locus of control e da sotto-scale relative all'ottimismo, alla speranza e alla self efficacy. L'obiettivo è quello di rilevare modalità diverse, rispetto ai costrutti considerati, nell'affrontare la perdita lavorativae della Sezione di
Resilienza e disoccupazione: il ruolo dell’outplacement
MAERAN, ROBERTA;
2014
Abstract
Etimologicamente “resilienza” deriva dal latino "resalio", iterativo di "salio". In psicologia si riferisce ad una capacità intrinseca dell’essere umano di affrontare eventi traumatici in modo positivo, senza farsi sopraffare dalle difficoltà e riorganizzando la propria vita in funzione di opportunità positive. Block & Block e Lazarus (1993) definiscono tale costrutto come “la flessibilità personale in risposta a cambiamenti situazionali” o “la capacità dell’individuo di rimbalzare indietro da esperienze emozionalmente negative. Le persone con un alto livello di resilienza riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e mostrano contemporaneamente tre tratti di personalità: l’impegno, il controllo e il gusto per le sfide. La resilienza non è una caratteristica che è presente o assente in un individuo; essa presuppone, invece, comportamenti, pensieri e azioni che possono essere appresi da chiunque. Avere un alto livello di resilienza non significa non sperimentare affatto le difficoltà o gli stress della vita, non significa essere infallibili ma disposti al cambiamento quando necessario; disposti a pensare di poter sbagliare, ma anche di poter “correggere la rotta”. La legge Biagi definisce le attività di outplacement come supporti alla ricollocazione professionale, tali attività sono finalizzate a facilitare il reinserimento attraverso la preparazione, l’accompagnamento e l’affiancamento. L’intervento, che deve partire dalla comprensione del significato che le persone attribuiscono alla transizione dovuta alla perdita del lavoro, deve essere finalizzato a migliorare le capacità di ricercare nuove opportunità occupazionali e migliorare le capacità di fronteggiamento dell’impatto emotivo della perdita del lavoro (Chiesa, Pombeni, 2007). Verranno presentati i risultati di una ricerca che mette a confronto disoccupati che hanno e non seguito percorsi di outplacement. Nello specifico è stato predisposto un questionario composto da scale relative alla resilienza, al locus of control e da sotto-scale relative all'ottimismo, alla speranza e alla self efficacy. L'obiettivo è quello di rilevare modalità diverse, rispetto ai costrutti considerati, nell'affrontare la perdita lavorativae della Sezione diPubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.