Nei documenti del Magistero della Chiesa cattolica ricorre frequentemente, coniugata in vari modi, l’idea del “dono di sé” a cui sono chiamati tutti i cristiani, maschi o femmine, su imitazione di Cristo. Ma insieme a questa affermazione più generale viene più o meno esplicitamente ribadito che la donna presenta un’attitudine speciale per il compito di cura e di servizio; si tratta di una convinzione che attraversa tutta la tradizione magisteriale della Chiesa fino a esplicitarsi con grande efficacia nella lettera apostolica "Mulieris dignitatem" di Giovanni Paolo II mediante il concetto di “genio femminile”. L’ idea ha radici lontane, in quel pensiero cristiano antico che recepisce il modello femminile della sposa-madre dal contesto socio-culturale di età imperiale e lo ripensa filosoficamente nell’orizzonte del nuovo messaggio di salvezza, ripensando con esso anche il senso della “cura”. Il saggio prende in esame due testi paradigmatici della rilettura cristiana del modello femminile e del compito della cura ad esso connesso: il “De cultu feminarum” di Tertulliano, dove lo specifico compito della donna è espresso nei termini del dovere di cura verso l’anima propria e altrui di contro alla cura del corpo proprio che danneggia l’anima altrui; la “Vita Sanctae Macrinae” di Gregorio di Nissa, in cui trova il suo compimento il lungo processo di elaborazione di un modello di donna (la donna-angelo) capace di una maternità spirituale che neutralizza la potenza inquietante del corpo femminile come modo di saldare il proprio debito spirituale accollandosi l’onere della salvezza propria e altrui. L’analisi porta a concludere che è necessario andare oltre il “genio femminile”, non tanto pretendendo di definire uno speculare “genio maschile”, quanto piuttosto ripensando la cura non più come “naturale inclinazione” di genere (magari voluta da Dio) ma come frutto della scelta responsabile di ogni essere umano che si fa carico dell’altro quale elemento qualificante della sua autorealizzazione.

Il presunto “genio femminile”. Riscontri nel pensiero cristiano antico

CREPALDI, MARIA GRAZIA
2015

Abstract

Nei documenti del Magistero della Chiesa cattolica ricorre frequentemente, coniugata in vari modi, l’idea del “dono di sé” a cui sono chiamati tutti i cristiani, maschi o femmine, su imitazione di Cristo. Ma insieme a questa affermazione più generale viene più o meno esplicitamente ribadito che la donna presenta un’attitudine speciale per il compito di cura e di servizio; si tratta di una convinzione che attraversa tutta la tradizione magisteriale della Chiesa fino a esplicitarsi con grande efficacia nella lettera apostolica "Mulieris dignitatem" di Giovanni Paolo II mediante il concetto di “genio femminile”. L’ idea ha radici lontane, in quel pensiero cristiano antico che recepisce il modello femminile della sposa-madre dal contesto socio-culturale di età imperiale e lo ripensa filosoficamente nell’orizzonte del nuovo messaggio di salvezza, ripensando con esso anche il senso della “cura”. Il saggio prende in esame due testi paradigmatici della rilettura cristiana del modello femminile e del compito della cura ad esso connesso: il “De cultu feminarum” di Tertulliano, dove lo specifico compito della donna è espresso nei termini del dovere di cura verso l’anima propria e altrui di contro alla cura del corpo proprio che danneggia l’anima altrui; la “Vita Sanctae Macrinae” di Gregorio di Nissa, in cui trova il suo compimento il lungo processo di elaborazione di un modello di donna (la donna-angelo) capace di una maternità spirituale che neutralizza la potenza inquietante del corpo femminile come modo di saldare il proprio debito spirituale accollandosi l’onere della salvezza propria e altrui. L’analisi porta a concludere che è necessario andare oltre il “genio femminile”, non tanto pretendendo di definire uno speculare “genio maschile”, quanto piuttosto ripensando la cura non più come “naturale inclinazione” di genere (magari voluta da Dio) ma come frutto della scelta responsabile di ogni essere umano che si fa carico dell’altro quale elemento qualificante della sua autorealizzazione.
2015
La cura come relazione con il mondo. Sapienza delle donne, costruzione o costrizione?
978-88-7115-907-2
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