La scuola è uno dei contesti che viene giustamente privilegiato da coloro che studiano le condizioni che possono influenzare positivamente o negativamente lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti. Questo vale ovviamente anche per l’Italia dove alla scuola, da sempre, sono assegnati due compiti: il primo, avviato con il Risorgimento, ancor prima che vi fosse l’unificazione, ha riguardato la trasmissione di conoscenze e culture del passato (particolarmente ricche e variegate) che le nuove generazioni dovrebbero padroneggiare per ‘leggere’ in modo esaustivo il loro presente e per pensare al futuro. Il secondo, in ragione della presenza di tradizioni eterogenee che emersero chiaramente con l’unità d’Italia, si è centrato sulla promozione della partecipazione delle persone allo sviluppo civile e sociale del paese. Dal 1860 e per alcuni decenni successivi, con la lotta all’analfabetismo e alla frammentazione linguistico-culturale, alla scuola è stato attribuito anche il compito di ‘fare gli Italiani’, come recitava un famoso appello che in quegli anni era particolarmente in voga1. Si tratta di due compiti impegnativi che i servizi educativi sono ancora chiamati a svolgere, in stretta collaborazione con i contesti familiari, dai quali può dipendere la partecipazione sociale e il benessere sperimentato (Nota, Ferrari, Sgaramella, & Soresi, in press). Sono sicuramente cambiati i tempi ma queste finalità rimangono connaturate nella scuola e stanno assumendo a nostro avviso una nuova importanza: la nostra società, così super-diversa e complessa, ha bisogno di incubatrici di cultura, cittadinanza, solidarietà, pluralismo, inclusione, per fare i cittadini del prossimo futuro che saranno italiani, ma anche europei, e qualcosa di più.pensare a come gestire i processi di insegnamento-apprendimento, individuando strade da percorrere che permettano di trarre vantaggio dall’eterogeneità e di trasformarla in una effettiva ricchezza per tutti. Il superamento della fissità, della linearità, del pensiero ‘causa-conseguenza’, invita ad abbracciare la complessità, la dinamicità, i pensieri complessi, ‘più cause-più conseguenze’, prevedendo la compresenza di progettazione e di apertura alle possibilità e alle occasioni che ogni giorno possono essere sperimentate. Con questo capitolo, in particolare, ci soffermeremo a pensare e riflettere sui cambiamenti che sarebbe opportuno avviare per facilitare l’inclusione circoscrivendo la nostra attenzione a quelli da apportare essenzialmente al ‘dove’, al ‘cosa’ al ‘come’ insegnare e alle nuove competenze che i facilitatori dell’inclusione scolastica dovrebbero sviluppare per renderla effettivamente possibile e di qualità.

Riflessioni, idee e proposte per la costruzione di contesti educativi inclusivi

NOTA, LAURA;DI MAGGIO, ILARIA;SORESI, SALVATORE
2015

Abstract

La scuola è uno dei contesti che viene giustamente privilegiato da coloro che studiano le condizioni che possono influenzare positivamente o negativamente lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti. Questo vale ovviamente anche per l’Italia dove alla scuola, da sempre, sono assegnati due compiti: il primo, avviato con il Risorgimento, ancor prima che vi fosse l’unificazione, ha riguardato la trasmissione di conoscenze e culture del passato (particolarmente ricche e variegate) che le nuove generazioni dovrebbero padroneggiare per ‘leggere’ in modo esaustivo il loro presente e per pensare al futuro. Il secondo, in ragione della presenza di tradizioni eterogenee che emersero chiaramente con l’unità d’Italia, si è centrato sulla promozione della partecipazione delle persone allo sviluppo civile e sociale del paese. Dal 1860 e per alcuni decenni successivi, con la lotta all’analfabetismo e alla frammentazione linguistico-culturale, alla scuola è stato attribuito anche il compito di ‘fare gli Italiani’, come recitava un famoso appello che in quegli anni era particolarmente in voga1. Si tratta di due compiti impegnativi che i servizi educativi sono ancora chiamati a svolgere, in stretta collaborazione con i contesti familiari, dai quali può dipendere la partecipazione sociale e il benessere sperimentato (Nota, Ferrari, Sgaramella, & Soresi, in press). Sono sicuramente cambiati i tempi ma queste finalità rimangono connaturate nella scuola e stanno assumendo a nostro avviso una nuova importanza: la nostra società, così super-diversa e complessa, ha bisogno di incubatrici di cultura, cittadinanza, solidarietà, pluralismo, inclusione, per fare i cittadini del prossimo futuro che saranno italiani, ma anche europei, e qualcosa di più.pensare a come gestire i processi di insegnamento-apprendimento, individuando strade da percorrere che permettano di trarre vantaggio dall’eterogeneità e di trasformarla in una effettiva ricchezza per tutti. Il superamento della fissità, della linearità, del pensiero ‘causa-conseguenza’, invita ad abbracciare la complessità, la dinamicità, i pensieri complessi, ‘più cause-più conseguenze’, prevedendo la compresenza di progettazione e di apertura alle possibilità e alle occasioni che ogni giorno possono essere sperimentate. Con questo capitolo, in particolare, ci soffermeremo a pensare e riflettere sui cambiamenti che sarebbe opportuno avviare per facilitare l’inclusione circoscrivendo la nostra attenzione a quelli da apportare essenzialmente al ‘dove’, al ‘cosa’ al ‘come’ insegnare e alle nuove competenze che i facilitatori dell’inclusione scolastica dovrebbero sviluppare per renderla effettivamente possibile e di qualità.
2015
Tutti diversamente a scuola. L'inclusione scolastica nel XXI secolo
9788867874712
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3166678
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