Il volume è dedicato ad una ricognizione ad ampio raggio sul tema del Potere all’interno dello spazio culturale europeo, studiato nelle sue differenti dimensioni e forme storiche e attraverso le sue rappresentazioni politiche, simboliche, antropologiche, letterarie. Gli interventi raccolti si dispongono lungo differenti percorsi di ricerca. Due studi si occupano delle straordinarie testimonianze della poesia popolare romena, indagando l’immaginario della morte ‘speciale’ nella Mioriþa-colind (Giorgia Bernardele) e la rappresentazione del martirio e della santità nel cântec bãtrânesc su Constantin Brâncoveanu (Dan Cepraga). Alla letteratura francese medievale sono dedicati gli interventi di Alvaro Barbieri e Zeno Verlato, che presentano, rispettivamente, un’indagine sulle radici antropologiche della violenza all’interno dell’efferato romanzo cavalleresco del Perlesvaus e un’esegesi degli elementi scritturali rintracciabili in alcune scene di uno dei grandi libri del Medioevo europeo, il Tristan di Béroul. Il Medioevo romeno ed est-europeo è rappresentato da alcuni interventi puntuali, come l’approfondita disamina procurata da Ioan-Aurel Pop su alcuni documenti diffamatori riguardanti Mattia Corvino e l’analisi di Sorin Sipos di alcuni aspetti ideologici della sovranità nelle epistole del voivoda Stefano il Grande. Un excursus sulle fasi più antiche della politica degli Ungheresi al momento del loro insediamento in Europa centrale si trova invece nell’articolo di Florin Sfrengeu. Un gruppo di autori tratta, da diverse angolazioni, delle declinazioni storiche dei rapporti tra Religione e Potere: Ion Gumenâi ci parla dell’immagine imperiale presente all’interno delle comunità russe di Vecchi credenti, Teodor Candu della organizzazione del potere territoriale nelle diocesi ortodosse moldave, mentre Serban Turcus affronta un interessante caso di compromesso con il Potere comunista della Chiesa ortodossa romena. Due interventi, quello di Ioan Ciorba e quello di Bodo Edith, analizzano le dinamiche storiche e simboliche che hanno costruito l’immagine del ‘Buon principe’ nella Transilvania asburgica, mentre Aurel Chiriac ci offre un excursus di storia sociale dell’arte religiosa, indagando i rapporti tra artisti e committenti nel Bihor dei secoli XVIII e XIX. La serrata lettura di Teodor Mateoc di alcuni testi di William Faulkner ci porta all’interno delle politiche razziali del Sud degli Stati Uniti, mentre l’analisi di un documento diplomatico italiano del 1934 sulla festa nazionale romena celebrata a Cluj, permette a Veronica Turcus alcune interessanti considerazioni sulle percezioni simboliche nelle relazioni fra Italia e Romania nel periodo interbellico. Sempre del periodo interbellico si occupa Laura Ardelean, studiando i rapporti di forza (e di amicizia) all’interno del mondo accademico romeno. Menzioniamo, infine, due incursioni negli abusi del Potere durante il Comunismo: Corina e Gabriel Moisa ci parlano dell’uso repressivo della violenza durante le rivolte contadine nel Bihor del 1949, mentre Roxana Ivasca apre il dossier della violenza politica esercitata dalla Securitate nei confronti della grande scrittrice, premio Nobel, Herta Müller.

Potere e immaginario politico in Europa. Radici storiche, modelli antropologici, rappresentazioni letterarie [= Transylvanian Review, vol. XXIV, Supplement no. 2, 2015]

CEPRAGA, DAN OCTAVIAN;
2015

Abstract

Il volume è dedicato ad una ricognizione ad ampio raggio sul tema del Potere all’interno dello spazio culturale europeo, studiato nelle sue differenti dimensioni e forme storiche e attraverso le sue rappresentazioni politiche, simboliche, antropologiche, letterarie. Gli interventi raccolti si dispongono lungo differenti percorsi di ricerca. Due studi si occupano delle straordinarie testimonianze della poesia popolare romena, indagando l’immaginario della morte ‘speciale’ nella Mioriþa-colind (Giorgia Bernardele) e la rappresentazione del martirio e della santità nel cântec bãtrânesc su Constantin Brâncoveanu (Dan Cepraga). Alla letteratura francese medievale sono dedicati gli interventi di Alvaro Barbieri e Zeno Verlato, che presentano, rispettivamente, un’indagine sulle radici antropologiche della violenza all’interno dell’efferato romanzo cavalleresco del Perlesvaus e un’esegesi degli elementi scritturali rintracciabili in alcune scene di uno dei grandi libri del Medioevo europeo, il Tristan di Béroul. Il Medioevo romeno ed est-europeo è rappresentato da alcuni interventi puntuali, come l’approfondita disamina procurata da Ioan-Aurel Pop su alcuni documenti diffamatori riguardanti Mattia Corvino e l’analisi di Sorin Sipos di alcuni aspetti ideologici della sovranità nelle epistole del voivoda Stefano il Grande. Un excursus sulle fasi più antiche della politica degli Ungheresi al momento del loro insediamento in Europa centrale si trova invece nell’articolo di Florin Sfrengeu. Un gruppo di autori tratta, da diverse angolazioni, delle declinazioni storiche dei rapporti tra Religione e Potere: Ion Gumenâi ci parla dell’immagine imperiale presente all’interno delle comunità russe di Vecchi credenti, Teodor Candu della organizzazione del potere territoriale nelle diocesi ortodosse moldave, mentre Serban Turcus affronta un interessante caso di compromesso con il Potere comunista della Chiesa ortodossa romena. Due interventi, quello di Ioan Ciorba e quello di Bodo Edith, analizzano le dinamiche storiche e simboliche che hanno costruito l’immagine del ‘Buon principe’ nella Transilvania asburgica, mentre Aurel Chiriac ci offre un excursus di storia sociale dell’arte religiosa, indagando i rapporti tra artisti e committenti nel Bihor dei secoli XVIII e XIX. La serrata lettura di Teodor Mateoc di alcuni testi di William Faulkner ci porta all’interno delle politiche razziali del Sud degli Stati Uniti, mentre l’analisi di un documento diplomatico italiano del 1934 sulla festa nazionale romena celebrata a Cluj, permette a Veronica Turcus alcune interessanti considerazioni sulle percezioni simboliche nelle relazioni fra Italia e Romania nel periodo interbellico. Sempre del periodo interbellico si occupa Laura Ardelean, studiando i rapporti di forza (e di amicizia) all’interno del mondo accademico romeno. Menzioniamo, infine, due incursioni negli abusi del Potere durante il Comunismo: Corina e Gabriel Moisa ci parlano dell’uso repressivo della violenza durante le rivolte contadine nel Bihor del 1949, mentre Roxana Ivasca apre il dossier della violenza politica esercitata dalla Securitate nei confronti della grande scrittrice, premio Nobel, Herta Müller.
2015
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3171813
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